Lo scienziato che vuole resuscitare i morti

La sfida lascia perplessi ricercatori e medici. Lo scienziato Sam Parnia è convinto che si possano “resuscitare i morti“: lo spiega nel suo libro, “Lazarus effect“, dove lo scienziato ribadisce come sia possibile riportare in vita una persona che sia stata dichiarata clinicamente defunta.  Per Parnia – come si spiega sul Guardian – la tecnologia consentirebbe oggi di resuscitare le persone, fino a sette ore dopo che il cuore ha smesso di battere. “Basterebbe” utilizzare la tecnica ECMO (Ossigenazione Extracorporea a Membrana). Come spiega lo scienziato, consiste nel raffreddare il corpo (con gel e attraverso l’uso di cateteri), in modo da ridurre l’attività metabolica delle cellule. Il corpo stesso verrebbe in seguito collegato ad un ossigenatore a membrana, che riattiva la circolazione e l’ossigenazione del sangue.

RESUSCITARE I MORTI SI PUO’? – Per Parnia, della “Stony Brook University School of Medicine”, la scienza starebbe riscrivendo i confini tra vita e morte. Nulla di fantascientifico, spiega: “I progressi che la scienza ha conseguito negli ultimi dieci anni hanno permesso di scoprire come una persona che muore si trasforma in cadavere soltanto quando sono le sue cellule cerebrali a spegnersi”, sottolinea. Prova a spiegare la sua teoria: “Nonostante la maggior parte delle persone pensi che si tratti di un fenomeno immediato, in realtà queste cellule si mantengono in vita fino a un massimo di sette o otto ore”. Per questo, secondo Parnia, se si manipolano questi processi è possibile riportare in vita una persona apparentemente defunta. Nel suo libro rivela come ci sia un’alta probabilità – pari al 33 per cento, ndr – di essere riportato in vita dall’ospedale nel quale lavoro, in caso di arresti cardiaci. Secondo lui, potrebbero essere salvate le vite di 40 mila americani ogni anno.

Parnia 2

 

Photocredit: The Guardian

I SUOI STUDI – Le teorie di Parnia hanno attirato non poche perplessità da parte della comunità scientifica. Eppure, lo scienziato, forte della sua lunga esperienza nel settore della terapia intensiva, insiste. Per ora il raffreddamento drastico del cadavere per rallentare il deterioramento neuronale, così come  il monitoraggio e il mantenimento dei livelli di ossigeno al cervello non sono accettati dalla medicina ufficiale. Parnia vuole cambiare questa situazione. Per lo scienziato nulla di innovativo, dato che le tecniche sarebbero già utilizzate in Giappone e Corea del Sud. Casi citati anche nel suo libro: “Una ragazza giapponese era morta tecnicamente da tre ore: ma è stata riportata in vita e ha avuto da poco anche un bambino”, spiega al Guardian. Ma la teoria resta controversa, così come differenti sono le posizioni degli scienziati su come e quando dichiarare una persona realmente deceduta.

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