L’ISIS brucia i pozzi

I militanti dello Stato Islamico hanno dato alle fiamme almeno tre pozzi di petrolio nel tentativo di creare ostacoli all’avanzata delle truppe curde nei pressi di Mosul.

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I pozzi del Kuwait in fiamme nel 1991

L’AVANZATA CURDA – Mentre la battaglia infuria attorno alla cittadina di Zummar, non lontano dalla diga di Mosul, gli uomini dell’ISIS hanno incendiato almeno tre pozzi petroliferi nel campo di Ayn Zaya, che hanno occupato il mese scorso. Lo ha confermato Faud Hussein, portavoce del presidente curdo Masoud Barzani.

TAGLIARE I COLLEGAMENTI CON LA SIRIA – L’importanza strategica di Zummar deriva dalla sua vicinanza a un’importante arteria stradale che collega Mosul al confine siriano, chiusa quella le forze dello Stato Islamico si troverebbero isolate da quelle in Siria. Secondo le cronache i militanti stanno subendo l’attacco dei curdi, sostenuti anche in questo caso dall’aviazione americana. Fonti statunitensi hanno riferito di aver distrutto diversi veicoli, ma anche i curdi hanno riferito di aver ucciso diverse decine di militanti e alcuni dei loro veicoli, mentre le perdite curde oggi sarebbero finora limitate a un solo soldato.

COME SADDAM – La tattica di dare fuoco ai pozzi ricorda quella impiegata nel 1991 dall’esercito di Saddam Hussein, che appicco il fuoco ai pozzi in Kuwait nel tentativo d’impedire la vista ai bombardieri americani. All’epoca si rivelò per niente efficace, anche perché il fumo degli incendi non può essere diretto a piacimento, ma forse nelle intenzioni dello Stato Islamico c’è anche quella di danneggiare un’importante fonte di reddito nel nemico ora che rischia di perderne il controllo.

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