Davide Vannoni: «Il metodo funziona, mi attaccano per paura»

Donata Lenzi e Paola Benedetta Manca de L’Unità hanno intervistato Davide Vannoni in merito alla vicenda Stamina: l’uomo è accusato dalla procura di Torino di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e gli è stato chiesto come mai non toglie il segreto dal suo metodo per dimostrare che funziona. Vannoni risponde che nessuno gli ha mai chiesto il protocollo di Stamina, inoltre «non abbiamo il brevetto, perciò se lo rendessimo pubblico potrebbe essere rubato da chiunque. In ogni caso noi abbiamo già dimostrato che non provoca danni sull’uomo».

 

Foto: Mauro Scrobogna/LaPresse
Foto: Mauro Scrobogna/LaPresse

 

GLI EFFETTI COLLATERALI – Secondo Vannoni Stamina non è stato testato in un laboratorio italiano perché «si sono rifiutati tutti», aggiungendo comunque che il metodo non provocherebbe effetti collaterali. Quando gli è stato fatto notare che però a testimonianza degli effetti collaterali vi sono i casi di Carmine Vona e Claudio Font, Vannoni ha risposto dicendo che «Font era affetto da Parkinson e Alzheimer, per questo è morto», mentre per Vona «il suo attacco epilettico non ha nulla a che vedere con il trattamento Stamina, ma con il fatto che, nelle sue condizioni critiche, ha preso la macchina e ha viaggiato con l’amico percorrendo 700 chilometri. In più faceva molto caldo». Aggiunge che non è vero che Vona è stato assisitito da un uomo delle pulizie, ma da un capo infermiere di un ospedale di Rimini, in più c’erano «il professor Fungi, medico del Regina Margherita di Torino, e il primario dell’ospedale di San Marino». Secondo Vannoni Vona ha una «capacità di pensiero limitata» e «dopo quella crisi epilettica non ne ha avute altre»

 

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«CRESCERE E SVILUPPARSI» – Vannoni ha detto che Stamina Foundation non si fa pagare per fare soldi, «ma per crescere e svilupparsi» e «sostenere le spese per tutto il procedimento, che costa 15 mila euro. Non abbiamo mai chiesto 50 mila euro a nessuno». Il presidente di Stamina ha aggiunto di non essersi mai spacciato per un medico e di non aver mai toccato un paziente. «E’ tutto folklore». L’uomo sostiene che «non sono tante» 9 querele su 107 casi trattati e chi l’ha accusato, come il dottor Massimo Sher o la sua ex fidanzata, l’hanno fatto per salvarsi la pelle o perché si sono spaventati. Respinge anche l’accusa di aver fatto finta di essere un ricercatore dell’Università degli studi di Brescia con un ambasciatore di Capo Verde: «Io sono già un professore universitario. Perché avrei dovuto fingere di essere un ricercatore di un’altra università e di un’altra materia?»

 

Foto: Roberto Monaldo/LaPresse
Foto: Roberto Monaldo/LaPresse

 

«CREARE UN BUSINESS, COSA C’È DI MALE?» – Il presidente di Stamina è convinto che se il ministero autorizzasse la sperimentazione del suo metodo si scoprirebbe che funziona, ma solo «se la fanno in modo serio, non come è avvenuto per il metodo Di Bella». Parlando del protocollo, scritto da una studentessa e in cui parti intere erano copiate da Wikipedia, Vannoni ha detto di esseri rivolto ad «una writer scientifica che ha preso le definizioni da Wikipedia. Non ci vedo niente di male». Poi gli è stato chiesto come mai la sua paresi non è guarita nonostante le infusioni e Vannoni ha risposto che «può migliorare ma non guarire: non sento più un fischio costante nelle orecchie, riesco a stringere le guance, l’occhio non lacrima più, così posso evitare di dover portare una benda, e riesco a sorridere». Secondo Vannoni inoltre il procuratore Guariniello ha costruito un impianto accusatorio così articolato nei suoi confronti perché «è prevenuto». Il presidente di Stamina conclude dicendo che per portare avanti il suo progetto «devi fare soldi e devono entrare fondi. Se poi riesci a creare un business, cosa c’è di male?»

(Photocredit: Roberto Monaldo / LaPresse)

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