Nuova bufera su Lidl: da un poster cancellate (ancora una volta) le croci di una chiesa

11/10/2017 di Redazione

Qualche mese fa la catena di supermercati Lidl è finita al centro di polemiche per una foto dalla quale erano state cancellate le croci dalla cupola di una chiesa, quella ortodossa di San’Anastasio, sull’isola di Santorini. L’immagine dell’isola greca modificata, che compariva sull’etichetta dei prodotti della linea Eridanous, aveva innescato dure critiche da parte degli stessi clienti. Ora l’azienda tedesca viene nuovamente criticata per la rimozione di un simbolo religioso. Alle casse di un punto vendita di Camporosso, piccolo comune in provincia di Imperia, sono spuntati poster una nuova foto di una chiesa senza croci. La chiesa è quella di San’Antonio Abate di Dolceacqua, altro piccolo centro imperese. Nella foto non sono visibili i simboli religiosi posti sulla facciata e sul campanile. Ne ha parlato oggi il quotidiano Il Secolo XIX con un articolo a firma di Lorenza Rapini.

LIDL, FOTO CON CROCI DELLA CHIESA CANCELLATE

Le reazioni non si sono fatte attendere. L’azienda motiva la sua decisione parlando di rispetto per tutte le confessioni religiose. Il sindaco, infuriato, ha scritto ai vertici aziendali annunciando l’intenzione di rivolgersi ad un avvocato se le immagini non verranno ripristinate. «Mostrate foto di Dolceacqua che rispecchiano la realtà. Se non volete le croci, piuttosto mettete il castello Doria», ha detto il primo cittadino Fulvio Gazzola. «Loro dicono che è una campagna nazionale ed europea quella di togliere i segni religiosi. Sono liberi di fare come vogliono, ma non rovinino le foto, basta soltanto cambiare il soggetto». «È un fatto lesivo dell’immagine del nostro paese e delle nostre tradizioni cristiane. Si tratta di una foto che rappresenta, o che dovrebbe rappresentare, la realtà dei luoghi e non è invece un disegno soggettivo».Anche nel caso dell’immagine di Santorini photoshoppata i vertici di Lidl si erano difesi sostenendo di non voler urtare nessun credo religioso. La polemica era partita in Belgio. I prodotti con il panorama greco modificato venivano infatti commercializzati in mezza Europa, anche in Germania, Austria, Gran Bretagna e Repubblica Ceca.

(Foto: screenshot dal Secolo XIX)

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