La lettera di un malato: «Sono stato abbandonato, scelgo la morte volontaria in Svizzera»

12/10/2017 di Redazione

«Sono rimasto solo con la malattia, abbandonato dalle istituzioni, non ho più soldi per curarmi». Ora «scelgo la morte volontaria e vi lascio l’amore». È quanto scrive in una lunga e toccante lettera pubblicata oggi su Repubblica Loris Bertocco, un uomo di 59 anni, veneziano, che all’età di 18 anni è rimasto paralizzato dopo essere stato investito da un automobile e che oggi ha deciso di percorrere la via del suicidio assistito in Svizzera. Nella missiva Loris racconta tutta la sua storia e chiede di essere accompagnato lungo la nuova via. Parla del progressivo peggioramento delle sue condizioni fisiche, della separazione dalla moglie, delle difficoltà economiche. «La mia situazione familiare non mi permette di avere dei possibili sostegni: mia sorella ha una grave sclerosi multipla ed è invalida al 75% e non mi può essere sicuramente d’aiuto e mia madre ha appena compiuto 80 anni e quindi non posso in questo momento contare per ovvi motivi sul loro aiuto». E ancora: «Dal 2011 in poi, mancando il supporto di mia moglie e avendo bisogno di assistenza 24 ore su 24, ho tentato di accedere a ulteriori contributi straordinari della Regione Veneto per casi di particolare gravità. Ho lottato con la Regione per quasi due anni senza ottenere il risultato che speravo».

LORIS BERTOCCO: «CHIEDO DI ESSERE ACCOMPAGNATO ALLA MORTE VOLONTARIA»

Nell’ultimo periodo un vero e proprio calvario. Loris racconta di non riuscire neanche a stare seduto in carrozzina per lunghi periodi, di vivere un profondo disagio per la perdita di autonomia. Deve avere continuamente la possibilità di cambiare posizione e di sdraiarsi e non ha l’opportunità di viaggiare o rimanere fuori casa per una giornata intera. Da alcuni mesi una contrattura gli impedisce di alzare il braccio e mangiare da solo, deve essere imboccato. Ma Loris non autonomo nemmeno quando deve andare in bagno. Dev’essere completamente assistito. Dunque, la richiesta di accompagnamento alla morte volontaria, il suicidio assistito:

Questo mio progressivo peggioramento fisico mi rende comunque difficile immaginare il resto della mia vita in modo minimamente soddisfacente, essendo la sofferenza fisica e il dolore diventati per me insostenibili e la non autosufficienza diventata per me insopportabile. Sono arrivato quindi ad immaginare questa scelta, cioè la richiesta di accompagnamento alla morte volontaria, che è il frutto di una lunghissima riflessione.  E’ infatti una scelta che sto meditando da molto tempo e alla quale sono giunto progressivamente ma in modo irreversibile. Io sono stato e sono ancora convinto che la vita sia bella e sia giusto goderla in tutti i suoi vari aspetti, sia quelli positivi che quelli negativi. Questo è esattamente quello che ho fatto sempre nonostante l’incidente che ho avuto e le difficoltà di tutti i tipi che questo mi ha creato. Non ho mai rinunciato a niente di tutto quello che potevo fare, nonostante gli ostacoli che ho trovato e che spesso grazie alla mia forza di volontà e all’aiuto delle persone che mi sono state vicine e mi hanno voluto bene sono riuscito ad affrontare. Credo in questo momento che la qualità della mia vita sia scesa sotto la soglia dell’accettabilità e penso che non valga più la pena di essere vissuta. Credo che sia giusto fare questa scelta prima di trovarmi nel giro di poco tempo a vivere in un istituto e come un vegetale, non potendo nemmeno vedere, cosa che sarebbe per me intollerabile. Proprio perché amo la vita credo che adesso sia giusto rinunciare ad essa vista la sofferenza gratuita sia fisica che spirituale che stanno progressivamente crescendo senza possibilità di revisione o di risoluzione positiva.

LORIS BERTOCCO: «SERVO UNA LEGGE SU TESTAMENTO BIOLOGICO E FINE VITA»

Loris dice che qualcuno ha provato a convincerlo a rimandare la sua scelta, che c’era ancora tempo. Ma – dice – «il mio tempo è terminato». «Il muro contro il quale ho continuato per anni a battermi è più alto che mai e continua a negarmi il diritto ad un assistenza adeguata». La lettera si conclude con un appello in favore di una legge sul testamento biologico e sul fine vita che in Italia:

In altri paesi è da tempo una possibilità garantita. Vorrei che, finalmente, lo fosse anche in Italia. Questa mia volontà, e questa mia scelta, non sono in contraddizione con la lotta per una vita indipendente da garantire comunque, anzi. Vi sono situazioni che, infine, evolvono inesorabilmente verso l’insostenibilità. Sono convinto che, se avessi potuto usufruire di assistenza adeguata, come ho già detto, avrei vissuto meglio la mia vita, soprattutto questi ultimi anni, e forse avrei magari rinviato di un po’ la scelta di mettere volontariamente fine alle mie sofferenze. Ma questa scelta l’avrei compiuta comunque, data la mia condizione fisica che continua progressivamente a peggiorare e le sue prospettive. Avrei però voluto che fosse il mio Paese, l’Italia, a garantirmi la possibilità di morire dignitosamente, senza dolore, accompagnato con serenità per quanto possibile. Invece devo cercare altrove questa ultima possibilità. Non lo trovo giusto. Il mio appello è che si approvi al più presto una buona legge sull’accompagnamento alla morte volontaria (ad esempio, come accade in Svizzera), perché fino all’ultimo la vita va rispettata e garantita nella sua dignità.

«Ora è arrivato il momento», scrive Loris. Che lascia il suo testo augurandosi «che possa scuotere un po’ di coscienze ed essere di aiuto alle tante persone che stanno affrontando ogni giorno un vero e proprio calvario». «Ringrazio tutti coloro che mi sono stati vicino e che proseguiranno la battaglia per il diritto ad una vita degna di essere vissuta e per un mondo più sano», pulito e giusto.

(Foto via Facebook)

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