La lettera di una madre siriana al figlio morto in mare

14/05/2017 di Redazione

Oggi Andrea Iacomini, portavoce dell’Unicef, ha lanciato sui social “La lettera di una madre siriana al figlio morto in mare” in occasione della festa della mamma.

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La lettera è scritta dal poeta regista Paolo Vanacore e contenuta nel romanzo di Iacomini “Il giorno dopo”. Iacomini ha diffuso il contenuto in un post su Facebook diventato virale.

“Se potessi scegliere dove farti nascere sceglierei il mare, perché è l’acqua del grembo materno il primo contatto con il mondo. La mia pancia ti ha protetto per nove mesi, lasciando fuori ogni male. L’acqua del mio ventre è stata la tua morbida e avvolgente coperta, la tua prima culla, la casa più bella dove hai vissuto. Se potessi scegliere dove farti vivere, sceglierei una casa vicino al mare, perché l’acqua purifica, rinnova, disseta. L’acqua è il regalo più grande. L’acqua racconta emozioni, è natura, movimento, forza. L’acqua è vita. Ma è nell’acqua del mare che ti ho perso, figlio mio. Quel mare che abbiamo attraversato in cerca di una vita migliore, quel mare oltre il quale iniziare una nuova vita, perché i figli non possono scegliere dove nascere e a te, figlio mio, è capitato il posto peggiore. Purtroppo siamo nati nella parte sbagliata del mondo, non è colpa di nessuno. Perdonami se non sono riuscita a salvarti, se non sono stata forte, se non sono riuscita a cavalcare le onde e portarti in alto, come in un gioco, come in una fiaba. Se potessi scegliere dove farti morire ti riporterei dentro di me, dove ti ho concepito, perché tornare nella natura dell’acqua materna, l’unica acqua che non uccide, significherebbe tornare indietro e farti nascere ancora, riportarti in vita”

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