Legge elettorale: dal 27 gennaio la battaglia finale?

09/01/2014 di Maghdi Abo Abia

Il cammino delle riforme sembra indirizzarsi improvvisamente nel verso giusto. La legge elettorale approderà in Aula alla Camera dal 27 gennaio. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio.

LA SODDISFAZIONE DI ROBERTO GIACHETTI – La notizia è stata confermata dal deputato Pd Roberto Giachetti, protagonista di uno sciopero della fame durato 69 giorni ed interrotto lo scorso 14 dicembre con il quale aveva chiesto la calendarizzazione alla Camera della discussione sulla nuova legge elettorale. Oggi ha comunicato invece il via alla discussione sulla legge elettorale su Twitter dopo la riunione dei capigruppo:

La data era stata anticipata in un certo senso da Angelino Alfano. Il leader di Nuovo Centrodestra, intervenuto alla presentazione del libro «Moderati. Per un nuovo umanesimo politico», aveva ribadito di essere per il modello del sindaco d’Italia ma di non temere alcun sistema elettorale, spiegando però che il suo movimento ha l’intenzione di fare alla svelta: «Noi abbiamo idea di chiudere in tempi rapidi, ossia entro la prima settimana di febbraio la legge elettorale alla Camera».

 

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I TEMPI – Dopo l’annuncio Ncd ha commentato auspicando che non si tratti di una data pubblicitaria ma che nasconda qualcosa di concreto. Repubblica aggiunge che sul tema ci sarà un’indagine conoscitiva della commissione fino al prossimo 17 gennaio mentre dal 20 ci sarà la discussione, sempre in commissione. L’impegno è di chiudere tutto entro il 27 gennaio per la discussione in aula. E sempre Repubblica propone la voce di Enrico Costa, capogruppo di Ncd alla Camera, che non sembra convinto: «C’è il rischio di una contraddizione con i tempi della commissione. L’auspicio è che non sia una data spot». La data in realtà sembra abbia preso di sorpresa i due partiti di governo.

IL NODO DELLA DATA – E parlando della scadenza del 31 gennaio, è opportuno notare come la richiesta in questione, presentata dal capogruppo Pd alla Camera, Roberto Speranza con una lettera al Presidente Laura Boldrini venne accolta con scetticismo dalla Camera a causa dei tempi definiti troppo contingentati che avrebbero avuto il rischio di strozzare la discussione. Alfano ha però dato il suo appoggio spiegando che si fida del fatto che l’accelerazione non vuole dire necessariamente un ritorno anticipato alle urne. Il tutto mentre il Movimento Cinque Stelle avrebbe confermato di non voler lavorare insieme al Partito Democratico sul tema della legge elettorale.

URNE PIÙ VICINE? – Sicuramente la questione non farà altro che cambiare ulteriormente gli equilibri all’interno della maggioranza. Dal Pd sono arrivati attacchi neanche troppo velati al Nuovo Centrodestra accusato di voler allungare i tempi della discussione, quando poi in realtà la differenza tra le due fazioni è di una sola settimana. I renziani sembrano decisi ad andare avanti per la propria strada e certo la decisione di contingentare i tempi appare quantomeno curiosa. Alfano ha detto di fidarsi sul fatto che non si tornerà alle urne presto ma certo bisognerà vedere cosa succederà, anche perché all’interno del Nuovo Centrodestra, leggi le parole di Costa, un restringimento dei tempi non sembra poi così un dramma.

 

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FORZA ITALIA FUORI DAI GIOCHI – Chi appare fuori dai giochi al momento è Forza Italia. In mattinata si parlava di un incontro probabile tra Renzi e Berlusconi, smentito da entrambi gli interessati ma che comunque ci sarà, nel quale si sarebbe trovato un accordo sul modello spagnolo. Il turbo impresso dal Pd cambia però le carte in tavola, con Berlusconi che rischia di trovarsi nella fastidiosa parte dello spettatore. E se Alfano dirà di si al modello spagnolo, c’è il rischio che gli ex falchi del Pdl non siano più determinanti come speravano alla vigilia e che quindi il loro limbo all’opposizione sia destinato a continuare. Infine bisognerà chiedersi se il governo resisterà a quella che appare la spallata decisiva.

UN GOVERNO FRAGILE – Il caos Tasi ha dimostrato, qualora ce ne fosse il bisogno, che il governo Letta non può fidarsi delle forze politiche che lo sostengono. Il Partito Democratico, ad esempio, ha deciso di voler la testa di Fabrizio Saccomanni, richiedendo per l’economia la presenza di una personalità politica. Inoltre, sempre a proposito di Tasi, la continua querelle tra le forze di maggioranza, con Scelta Civica che minaccia la crisi di governo nel caso non venga modificata la norma nata dopo molte peripezie dall’Imu, dimostra come le forze che compongono l’esecutivo siano in realtà tenute insieme a fatica. In sostanza, serve qualcosa che rompa gli equilibri ed il sospetto che questo qualcosa sia appunto la legge elettorale è molto forte. Se Letta supererà quest’ostacolo, allora si arriverà fino al 2018, altrimenti prepariamoci all’election day di maggio.

(Credits immagine di copertina:  ANSA/CLAUDIO ONORATI) 

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