Le “schiave” liberate raccontano l’orrore dei Boko Haram

Liberate centinaia di prigioniere dei Boko Haram, quasi tutte incinte e malridotte, che ora raccontano storie terribili.

I soladati del Ciad, giunti in aiuto dei nigeriani  (Photo credit MARLE/AFP/Getty Images)
I soladati del Ciad, giunti in aiuto dei nigeriani (Photo credit MARLE/AFP/Getty Images)

LE PRIGIONIERE DEI BOKO HARAM –

L’ultimo gruppo di donne liberate dal controllo dei Boko Haram è composto da 234 donne, delle quali 214 incinte, liberate nel corsodi un blitz dell’esercito nigeriano nella foresta di Sambisa, nello stato di Borno. Vengono da Gumburi, un villaggio nei pressi di Chibok, dove furono rapite le ragazze per le quali tutto il mondo ha chiesto #bringbackourgirls, che per ora restano nelle mani dei Boko Haram.

VITTIME FINO ALLA FINE –

La loro liberazione non è stata meno cruenta della loro cattura, quando gli islamisti nigeriani hanno attaccato il loro villaggio, ucciso gli uomini, bruciate le case e rapito donne e bambini. 10 di loro sono morte schiacciate da un carro armato dell’esercito, 3 saltando su una mina, altre uccise da proiettili vaganti, diverse di loro uccise a pietrate dei Boko Haram perché si sono rifiutate di fuggire con loro.

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IL DRAMMA DELLE LIBERATE –

La settimana scorsa sono state liberate circa 700 persone, quasi tutte rapite dai Boko Haram a partire dalla primavera scorsa, tanto che diverse donne hanno già partorito i frutti delle violenze. Il tutto in condizioni igienico-sanitarie pessime e spesso anche soffrendo la penuria di cibo, diversi bambini sono stati trattati per i sintomi della denutrizione e secondo il direttore nigeriano dell’UNFPA, il professor Babatunde Osotimehin, nell’ultimo anno l’agenzia dell’ONU si è presa cura di 16.000 gravidanze, ma lo sforzo più impegnativo è quello richiesto per far fronte alle conseguenze psicologiche e pratiche, più che sanitarie. Le donne infatti hanno perso parenti e concittadini, la casa e ogni avere.

 

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