L’Aquila otto anni dopo. A che punto siamo con la ricostruzione?

Il sei aprile di otto anni fa, alle 3:32, la terra tremò nel centro Italia provocando la morte di 309 persone e il ferimento di oltre 1.500. Sono passati otto anni. E se la ricostruzione privata va avanti quella pubblica ha decisamente più problemi.

L’AQUILA 8 ANNI DOPO: MANCANO LE RISORSE, UFFICI FERMI

Problema non da poco è la carenza di risorse per gli uffici che si occupano delle pratiche post sisma. Dal primo marzo 2017 sono stati chiusi gli Uffici territoriali della ricostruzione (Utr) di frontiera dei Comuni fuori cratere: Cugnoli per l’area 5 e Caporciano, Castel del Monte,Goriano Sicoli, Montorio al Vomano e Rocca di Mezzo per le altre zone territoriali. Bloccate tutte le attività tecnico-amministrative delle pratiche di richiesta di contributo che toccano quindi i comuni delle Province di Pescara, Chieti, Teramo e L’Aquila. Non solo: i tecnici non percepiscono lo stipendio da 4 mesi. Come ben spiega il Centro manca il trasferimento da parte del governo dei fondi relativi al 2016 e c’è incertezza interpretativa sulle norme 2017.

L’AQUILA 8 ANNI DOPO: LA RICOSTRUZIONE IN CIFRE

Secondo le stime fatte dall’ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila (Usra) e dall’ufficio speciale per la ricostruzione dei comuni del cratere (Usrc) la conclusione della ricostruzione è prevista per il 2020, quella dell’intero territorio comunale aquilano nel 2022, nei 56 comuni del cratere entro il 2025. Come ricostruisce l’Ansa per la ricostruzione privata sono stati concessi circa 6 miliardi e 237 milioni di euro. Concessi nel solo Comune dell’Aquila e della periferia circa 4 miliardi e 903 milioni di euro, su oltre 24 mila pratiche istruite. Per la ricostruzione dei 56 comuni del cratere sismico (escluso il capoluogo) i contributi sono pari a 1 miliardo e 334 milioni di euro. Cambiano le cifre per il pubblico: 2 miliardi 143 milioni 738 mila euro circa di cui è stato finanziato finora 1 miliardo 991 milioni 636 mila euro.

L’AQUILA 8 ANNI DOPO: SI INSEGNA ANCORA NEI MODULI PROVVISORI

Dovevano esser temporanei e si sono trasformati nella quotidianità di diversi bambini e ragazzi aquilani. I Musp, i moduli ad uso scolastico provvisorio, sono ancora in piedi. E vengono popolati, ogni giorno, da banchi, cartelli, libri. Lo racconta oggi Il Fatto quotidiano.

L’istituto alberghiero “Da Vinci” ha un’ala che resta inutilizzabile, solo la parte non danneggiata continua ad ospitare studenti, ma dal 2010 la palestra in fase di realizzazione è sotto sequestro. Alla primaria “Francesco Rossi” a Paganica, una parte della popolazione studentesca è rientrata mentre un’altra sta ancora nei moduli provvisori. Il liceo classico a palazzo Quinzi non esiste più: là dentro è tutto distrutto. Le uniche scuole pubbliche che sono tornate a vivere, in un luogo diverso da dov’erano, realizzate ex novo, sono la “Roio”, costruita grazie ai fondi della Caritas e la scuola dell’infanzia a Case di Bazzano donata dalla Fiat. La “Mariele Ventre” nel quartiere periferico di Pettino e la scuola di Arischia, frazione dell’Aquila, sono state demolite e ora saranno ricostruite.

Come spiegano sul giornale hanno dovuto rifare le gare d’appalto. Lo scorso anno è uscito un nuovo decreto, entrato in vigore il 19 aprile. Ritiro dei bandi e rifacimento. Per quattro volte di fila. Secondo quanto riporta Cittadinanzattiva, su oltre 19mila scuole situate in zona a rischio sismico, non è ancora chiaro se 14.270 siano o meno adeguate sismicamente.

(in copertina foto ANSA-ABACA Eric Vandeville/ABACAPRESS.COM)

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