Lamberto Sposini non parla. Il racconto dell’ex compagna Sabina Donadio

Lamberto Sposini è lucido, ma non parla. Capisce tutto ma non può esprimersi, perlomeno vocalmente. Sabina Donadio, mamma di Matilde ed ex compagna di Lamberto, ripercorre su Vanity Fair il difficile percorso di raccontare a una figlia ciò che era successo a suo padre, colpito da un’emorragia cerebrale prima di andare in onda con La vita in diretta.

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Ecco una parte dell’intervista in cui Sabina racconta le attuali condizioni di Sposini:

«Lamberto è lucidissimo, ma non parla. Un grumo di sangue del diametro di sette centimetri ha premuto quattro ore sull’area del linguaggio. Conseguenza: lui capisce tutto ed è in grado di legare, nella sua testa, il significato alla parola, però la parola non esce. Né a voce – dalla bocca viene fuori solo un suono – né in scrittura. Tecnicamente si chiama afasia. Fortunatamente ha una mimica facciale notevole: con gli occhi esprime tutto».

E il resto del racconto di Sabina, i giorni dopo la corsa al Policlinico Gemelli, quando Sabina scrisse una lettera a Matilde firmandosi come il papà.

Partiamo da quella lettera?
«La scrissi la notte in cui Matilde mi chiese di suo padre. Avevo fatto lo sbaglio di non dirle subito che cosa era successo. Sono sempre stata una donna insicura e mi era preso il panico: non mi sentivo in grado di gestire nostra figlia da sola. L’avevo tenuta a casa tre giorni e, la mattina in cui era tornata in classe, tutti – preside, professori e allievi – erano stati avvisati del fatto che non era al corrente delle condizioni del padre. Ma il giorno stesso, quando andai a prenderla, la sua migliore amica mi disse che nell’intervallo i bambini di un’altra classe le avevano fatto il coretto: “Tuo padre è in coma, tuo padre è in coma”».

Matilde non le disse nulla?
«No: ha il carattere riservato e orgoglioso del padre. La sera però mi decisi ad affrontare l’argomento. Lei mi chiese: “Che cosa vuol dire coma? Che papà non si risveglia più? Che muore?”. Come risponde, una madre? Ovviamente cercai di tranquillizzarla, le dissi che sarebbe andato tutto bene. E siccome Lamberto era un personaggio noto, quella notte scrissi la lettera, per dare un messaggio pubblico di speranza, e anche per rassicurare ulteriormente Matilde. Oggi mi rendo conto che la mia fu incoscienza, la speranza folle di restituire a mia figlia suo padre. E a chi si trova a vivere quello che abbiamo vissuto noi voglio dire che il cammino è difficile – molto più difficile di quanto allora pensassi – ma che alla fine Lamberto si è svegliato davvero, anche se oggi è quello che io chiamo “un papà ammaccato”».

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