Il carcere di Taranto diventa un’opera d’arte: il progetto «L’altra città»

Il carcere, luogo di chiusura per eccellenza, si apre al mondo dell’arte. In una maniera insolita, facendo diventare celle e corridoi parte di una vera e propria opera. L’esperimento «L’altra città» partirà domani, presso la casa circondariale di Taranto, fortemente voluto, ideato e coordinato da Giovanni Lamarca, comandante di polizia penitenziaria dell’istituto. L’installazione avrà anche l’illustre patrocinio del critico d’arte Achille Bonito Oliva che, nella giornata di domani, la presenterà al pubblico.

Un’idea diversa, si diceva, perché l’arte non entra solo nel carcere, ma è il carcere stesso che si fa arte, attraverso percorsi visivi e sensoriali che si snodano attraverso cinque ambienti della sezione femminile dell’istituto. Dall’ufficio matricole – dove vengono prese le impronte digitali e si fanno le foto segnaletiche dei detenuti -, fino ad arrivare alle celle dei dimettendi, per cercare di rappresentare una sorta di percorso di redenzione, dall’inizio alla fine dell’esperienza carceraria. Tutti gli ambienti sono stati decorati dal maestro d’arte Giulio De Mitri, insieme a un gruppo di detenute e ad alcuni agenti di polizia penitenziaria.

L’IDEAZIONE DELLA MOSTRA «L’ALTRA CITTÀ»

«Un’idea ambiziosa e innovativa – ha detto Giovanni Lamarca – gravata dalla difficoltà di realizzazione in un ambito complesso come quello penitenziario. Coinvolgere persone private della libertà personale non solo nello studio di materie artistiche ma anche nella realizzazione di un opera d’arte nel carcere e sul carcere, è un’attività che promuove la rielaborazione dell’esperienza di detenzione come momento di reale crescita interiore e di apertura a possibili cambiamenti».

Il carcere, in questo modo, si apre alla società civile: dall’8 maggio chiunque faccia richiesta, può percorrere l’installazione, grazie a una visita guidata dalla durata di circa 25 minuti. Si tratterà di un modo per stimolare la riflessione sulle condizioni di vita dei detenuti e per metterle a confronto con la sensazione di libertà e di spensieratezza che la mostra offre al visitatore.

 

 

 

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