La rivoluzione del car-sharing italiano parte dal Milano

07/01/2014 di Maghdi Abo Abia

Da Milano all’Italia. Si può riassumere così la rivoluzione automobilistica in salsa meneghina che in questi ultimi mesi ha trasformato il capoluogo lombardo in terra di sperimentazioni per una mobilità diversa. Qualche settimana fa avevamo parlato dello sbarco del car-sharing a Milano che, secondo gli obiettivi del Comune, avrebbe modificato la mobilità cittadina ma in questi ultimi giorni le cose sono cambiate nuovamente, se non addirittura migliorate per qualcuno. Si, perché ora la città potrà contare su sette servizi di car-sharing, con l’aggiunta di altre due aziende a quelle già presenti. Ma i problemi restano tanti.

(photocredit Gentemotori.it)
(photocredit Gentemotori.it)

LE MOSSE DI MILANO – Questo cosa significa? Che la città, e la sua amministrazione, hanno lanciato un attacco frontale alla seconda auto delle famiglie, spingendo gli abitanti ad abbandonarli in favore di mezzi a volte più moderni e sicuramente più efficienti, nel tentativo di liberare la pressione delle autovetture sulla città, ampliando gli spazi per le biciclette, velocizzando i mezzi di trasporto pubblico e scongiurando l’annoso tema dei parcheggi. L’assessore alla mobilità del Comune di Milano nonché delegato alla mobilità per l’Anci, l’associazione dei sindaci, Pierfrancesco Maran, ha difeso la nuova politica spiegando che l’obiettivo è quello di far scendere il numero delle auto di proprietà dalle 55 su 100 attuali alle 30-40.

IL BANDO – Lo scopo finale di quest’impegno, secondo l’Assessore ripreso dal Corriere della Sera Milano, è quello di esaudire le statistiche che dicono che per ogni auto affidata al car-sharing, se ne tolgono 12 dalla strada. Il tutto ovviamente dietro un opportuno riscontro economico a favore del Comune. Come recita il bando pubblicato il 14 giugno 2013 le società interessate pagano per ogni vettura, a titolo forfettario, 1.100 euro l’anno comprensivi dei costi di attraversamento di Area C e per il parcheggio nelle aree a pagamento, mentre questi soldi non vengono richiesti alle società che propongono veicoli esclusivamente elettrici. Le auto dal canto loro devono essere tutte Euro 5, la loro lunghezza per il 90 per cento del parco auto non deve superare i 4.50 metri e devono essere almeno 80 per operatore.

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L’ARRIVO DI BMW – Tale limite è stato ampiamente superato, se consideriamo che la tedesca Car2go ha ormai 600 smart a disposizione della clientela, più altre 200 in arrivo, per un totale di 800 vetture. Guidami, il capostipite del car-sharing a Milano, ne ha 160, molte meno dell’ultima arrivata, la joint venture tra Eni e Trenitalia chiamata Enjoy che può contare già su 550 Fiat 500 rosse fiammanti. Se togliamo Guidami, una società in compartecipazione, e ci limitassimo a fare i conti in tasca degli altri due attori privati coinvolti, scopriremmo che il Comune di Milano riceverà per il 2014 un canone di 1.485.000 euro. Mica male, per un Comune che lo scorso anno fece registrare un deficit corrente di 474 milioni di euro. Ma non finisce qui perché è previsto l’arrivo di un nuovo servizio legato al marchio Bmw, chiamato Drivenow, che sbarcherà in città con altre 400 auto.

DALLA GERMANIA ALL’ITALIA – Drivenow è il servizio tutto tedesco, vista la partnership tra Bmw e la società di autonoleggio Sixt, presente con le sue vetture in cinque città della Bundesrepublik, Berlino, Monaco, Colonia, Amburgo, Dusseldorf, ed a San Francisco. A differenza di quanto accade con le altre società italiane, qui vengono proposte nove vetture diverse, tra cabrio, coupè convertibili ed automobili conosciute come a “due volumi”. Si va quindi dalla Mini Cabrio alla Bmw Attiva. I prezzi sono variabili e mediamente più alti di quelli delle altre vetture presenti in Italia. Al di là della quota d’iscrizione di 29 euro, ogni minuto costa dai 31 ai 34 centesimi, con parcheggio sempre incluso. Certo la differenza si può spiegare con un comfort diverso tra una Bmw ed una Smart.

Le vetture elettriche di Eq Sharing (Photocredit Ideegreen.it)
Le vetture elettriche di Eq Sharing (Photocredit Ideegreen.it)

SETTE SERVIZI DI CAR SHARING IN UN’UNICA CITTÀ – Inoltre sembra sia atteso l’arrivo di un altro concorrente, al momento sconosciuto, iscrittosi entro il tempo massimo previsto da Palazzo Marino che aveva posto la scadenza del bando al 31 dicembre, che farà concorrenza alle altre aziende. Se poi ricordiamo gli altri servizi presenti che avevamo già analizzato in una nostra precedente inchiesta, ovvero e-Vai, la joint-venture pubblica tra Regione Lombardia e Trenord ed Eq Sharing, il servizio totalmente elettrico garantito dalle vetturette costruite da Ducati Energia, si arriva a sette diversi servizi di car sharing presenti in una città se vogliamo abbastanza piccola come Milano. Un milione e 200 mila abitanti potranno quindi scegliere tra sette servizi e quasi 1000 autovetture, pagando solo il tempo necessario per il tragitto da compiere.

UNA SFIDA MONDIALE – In Italia al momento ci sono 20.000 cittadini iscritti ai servizi di car-sharing, di cui 2000 concretamente attivi nella sola città di Milano. Il Comune, aprendo le porte alle grandi case automobilistiche mondiali, non fa altro che agevolare quello che sembra sia un percorso mondiale che vede da un lato protagoniste le case e dall’altro le singole autorità locali. Come ci spiega Autonews possiamo parlare apertamente di guerra tra produttori di automobili, il cui obiettivo è quello di conquistare quote di mercato in una congiuntura sfavorevole causata dalla diminuzione della capacità di spesa delle famiglie. In altre parole, le auto costruite vanno vendute o impiegate e per farlo ben venga il car sharing. Nello specifico si parla del colpo di Fiat che attraverso la joint-venture Enjoy è entrata prepotentemente in questo mercato.

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500.000 CLIENTI IN ITALIA NEL 2020 – Fiat si è presentata in grande stile, con un prezzo più basso di quattro centesimi rispetto ai 29 garantiti da Car2go, senza prevedere oltretutto dei costi d’iscrizione. Con quest’operazione la casa di Torino è entrata nella sfida che già vede coinvolte Bmw, Ford, Peugeot-Citroen-Daimler Benz e Toyota. Secondo gli analisti di Frost & Sullivan, entro il 2020 i clienti dei servizi di car-sharing saranno 26 milioni, una quota che decuplica il numero attuale di fruitori dei servizi di condivisione auto, ora fermi a 2,3 milioni. Nello specifico, in Italia ci si aspetta un incremento, nello stesso periodo, dai 60 mila attuali ai 500.000 mila utilizzatori.

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