La prigione dello stupro

Le misure prese negli Stati Uniti contro gli abusi e le violenze sessuali nelle carceri non sembrano bastare. In Alabama, il penitenziario femminile di Tutwiler, nella città di Wetumpka, è infatti diventato noto come una vera “prigione dello stupro”, così come spiega la Bbc.

ABUSI– Quella che dovrebbe essere una struttura di massima sicurezza si è infatti trasformata in un incubo per molte ragazze detenute. Storie drammatiche che spesso passano nel silenzio, tra le mura delle carceri. Non nel caso di Monica Washington. Quando il cugino Robert Chancey, nella giornata dedicata alle visite, è andato ad incontrarla, ha raccontato alla Bbc come Monica sia stata violentata da una delle guardie carcerarie. E’ rimasta incinta: adesso il suo bambino cresce con lei dentro le mura del carcere, ma alla donna servirà ancora molto tempo prima di essere scarcerata, dopo la condanna a venti anni per rapina. Robert ha spiegato come, dopo aver subito la violenza, sua cugina fosse spaventata e non volesse segnalare lo stupro. Ma all’interno dell’istituto non poteva certo nascondere a lungo i pettegolezzi e lo stato della sua gravidanza.

NON UN CASO ISOLATO – Un’organizzazione non governativa di Montgomery, la “Equal Justice Initiative” ha analizzato quello che sta succedendo dentro il carcere di Tutwiler. Secondo Charlotte Morrison,  un avvocato che rappresenta l’associazione, non è l’unico caso vergognoso che coinvolge il personale del carcere.”Siamo venuti a conoscenza di numerose gravidanze, di cui tre dal 2009. Abbiamo intervistato oltre 50 donne a Tutwiler e quello che abbiamo trovato era davvero inquietante”, ha denunciato l’avvocato.

NUMERI – Ma quello di Tutwiler non è certo l’unico istituto dove avvengono abusi e violenze. Gli Stati Uniti sono la nazione con il più alto numero di detenuti in tutto il mondo (superiore ai due milioni di persone), tra prigioni federali, statali e carceri locali. Secondo una recente indagine, condotta dal Federal Bureau of Justice Statistics, si è poi stimato che ben il 9,6 per cento di ex detenuti in prigioni di stato negli Stati Uniti abbiano denunciato episodi di violenza sessuale, avvenuti durante il loro periodo di detenzione. Circa il 5,4% dei detenuti ex statali hanno segnalato casi di abusi nei confronti di altri detenuti, mentre per il 5,3% dei casi le violenze hanno coinvolto il personale delle carceri.

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MISURE– Contro il rischio di violenze all’interno degli istituti il Congresso degli Stati Uniti ha approvato il “Prison Rape Elimination Act ” (PREA), entrato in vigore lo scorso mese di agosto. Obbliga il personale di prigioni e carceri ad esaminare e rispondere ai reclami, affermando inoltre che i detenuti devono essere messi in grado di segnalare eventuali abusi. Viene inoltre raccomandata una continua sorveglianza dei carcerati da parte dello stesso personale. Misure che non bastano, anche perché in molti casi sono state proprio le guardie a stuprare le ragazze “ospitate” nelle strutture. Il Dipartimento di Alabama ha dichiarato di lavorare per il rispetto delle norme del Prea, ma non ha consentito alla BBC di visitare una delle sue strutture.

SOLUZIONI – Al contrario, in Florida in una delle cinque carceri gestite dal Dipartimento di riabilitazione, molte delle raccomandazioni Prea sono già in corso di attuazione. Il personale è formato dai militanti del “Just detenzione International”, una Ong americana che da decenni porta avanti una campagna contro lo stupro in carcere. Al loro arrivo i detenuti sono così informati su come poter mantenere la loro sicurezza ed è stato anche istituito un centralino per segnalare alcuni abusi: “Nel mese di ottobre ho avuto circa 18 chiamate,” hanno spiegato dall’istituto. Un servizio quindi che sembra funzionare e che spinge i carcerati a denunciare le loro storie drammatiche. E che potrebbe essere utilizzato in altri istituti americani. Compreso quella di Tutwiler, la prigione della vergogna.

(Photocredit: BBC News)

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