La pillola dimagrante che uccide

17/11/2011 di Redazione

Il ministero della Salute ha dichiarato come pericolosa la Fendimetrazina, sostanza che negli anni ha causato la morte di tre giovani


E’ stata bandita con decreto del ministero della Salute del 2 agosto scorso e bollata come pericolosa. E’ la Fendimetrazina, sostanza anoressizzante utilizzata per le cure dimagranti, che negli ultimi anni ha causato a Roma la morte di tre giovani.

LE TRE MORTI – L’ultima vittima della sostanza-killer, il 9 settembre scorso, è stato un giovane che ha assunto il medicinale in pieno divieto di commercializzazione e di uso: ora la procura di Roma vuole accertare se la sostanza sia ancora in circolazione. Omesso controllo sulla commercializzazione, utilizzo e prescrizione della sostanza è l’ipotesi di lavoro del pubblico ministero Francesco Dall’Olio. A determinare l’apertura di un fascicolo processuale, oltre al decesso di inizio settembre, ci sono altri due casi già affrontati dalla magistratura. Il decesso di Silvia Lolli, morta a 29 anni, nell’aprile 2003 in seguito ad un attacco d’asma provocato dall’assunzione di pastiglie dimagranti, e quello di un altro giovane avvenuta, con le stesse modalità, due anni fa.

PERCHE’ FA MALE – La Fendimetrazina, sostanza che si accompagna ad altri farmaci, è stata al centro di vari esami a livello ministeriale culminati nel decreto che ne ha sancito la pericolosità. Tra l’altro nel decreto ministeriale si sottolinea che “nel trattamento farmacologico del sovrappeso il medico deve astenersi dal prescrivere contestualmente a un medicinale contenente Fendimetrazina anche altro preparato medicinale magistrale costituito da miscela di sostanze, sintetiche o naturali, quando la innocuità ed efficacia di detta miscela non sia stata documentata in un medicamento autorizzato all’immissione sul mercato italiano come specialità medicinale”. Non solo, l’anoressizzante e’ stato inserito nella tabella 1 delle sostanze stupefacenti.

LE CONSEGUENZE – L’associazione dei farmacisti ha impugnato il provvedimento al Tar del Lazio, ma il procedimento non e’ stato ancora incardinato. Quindi il divieto d’uso è tutt’ora in vigore. Parallelamente all’indagine del Pm Dall’Olio, con il coordinamento del procuratore aggiunto Leonardo Frisani, proseguono quelle sul decesso del 9 settembre scorso. Le indagini puntano a verificare se l’uomo abbia reperito la sostanza durante il periodo di divieto di commercializzazione o se ne fosse in possesso da prima. Gli altri due casi di morte connessa all’uso di sostanze dimagranti sono stati definiti con il rinvio a giudizio per omicidio colposo del medico che aveva in cura il giovane morto un paio di anni fa ed il processo si terrà a marzo. Il caso Lolli sfociò in un procedimento conclusosi, in primo grado, con la condanna di una ginecologa e di due farmacisti ad un anno ed otto mesi di reclusione. (ANSA)

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