La minaccia dell’ISIS accende il risiko libico

Gli uomini che fanno riferimento all’ISIS in Libia sono appena qualche centinaio, ma dopo la strage dei copti egiziani la loro presenza ha acceso un nuovo interesse per le vicende libiche.

Libia Isis Stato IslamicoL’EGITTO E LA LIBIA  – Per capire la violenta reazione egiziana all’uccisione di una ventina di suoi cittadini, di religione copta, per mano degli uomini dell’ISIS, bisogna considerare che in Libia, paese con circa 6 milioni di abitanti, lavora un numero di egiziani variabile dal mezzo milione al milione a seconda dei momenti e delle rilevazioni. Normale quindi che il vicino egiziano, un gigante con 85 milioni d’abitanti ora retto da una dittatura militare, sia stata decisa e violenta, come peraltro testimoniano le dichiarazioni del presidente al Sisi, che ha gridato vendetta e non giustizia:  «Confermiamo che la vendetta per il sangue degli egiziani» è «un diritto assoluto e sarà applicato»

LA REAZIONE AI BOMBARDAMENTI – Secondo Awad Abdel Sadek, vicepresidente del parlamento di Tripoli, d’ispirazione islamista anche se in antitesi all’ISIS, si è trattato di un’aggressione e di una violazione della sovranità nazionale. Per il parlamento concorrente di Tobruk invece non sembrano esserci problemi, tanto che le forze del sedicente esercito libico si sono unite agli egiziani e hanno bombardato pure loro con quel po’ che hanno.

LEGGI ANCHE: L’ISIS in Libia è davvero una minaccia diretta per l’Italia?

L’ISIS È POCA COSA – I governi dei paesi confinanti hanno tutti più o meno reagito alzando il livello d’allerta alle frontiere con la Libia, che comunque sono estesissime e per niente presidiate, ma per ora non sembra che ci sia da temere il dilagare degli jihadisti estremisti, che secondo tutte le stime in Libia sarebbero appena qualche centinaio e che ora si fanno notare in 3 città della costa Est, ma che di fatto ne controllano una sola. Avanzi della guerra in Siria attorno ai quali si sono riuniti altre decine di fanatici scontenti della sostanziale pigrizia degli islamisti locali. Anche i più hardline tra gli islamisti libici sono infatti costretti dai legami locali e tribali a giocarsela in un estenuante gioco di mosse e contromosse politiche che lascia poco spazio alle armi, ma che di fatto impedisce l’emergere sia di un’autorità nazionale, che di un qualsiasi progetto per il paese che non sia l’acquisizione di vantaggi per questo o quel gruppo.

IL QUADRO INTERNAZIONALE – Su questa situazione s’innestano ora le pretese internazionali, con Egitto ed Italia su tutti che chiedono un intervento militare contro l’ISIS, che però rischia di rivelarsi un intervento a favore del governo di Tobruk e quindi tale da spingere il paese verso il rischio di una guerra civile e il degradare della situazione a livelli siriani, anche se in questo caso è l’ipotesi di un tragico tutti contro tutti che sostituirebbe lo schema del tutti contro Assad che ha acceso il conflitto siriano.

POCHI FAVOREVOLI ALL’INTERVENTO – L’intervento internazionale comunque non è gradito all’interno della Libia, da dove non lo invoca nessuno, e quindi sarà difficile che possa essere autorizzato dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU. L’ISIS così comè ora non è una novità per i libici, che per ora hanno problemi maggiori della presenza dei fanatici che secondo quasi tutti gli osservatori sono brutti e pericolosi, ma non tanto da giustificare un intervento internazionale su larga scala. Intervento che peraltro vede molti tiepidi sia gli Stati Uniti che i partner europei, la NATO tace e così fanno i ministri della difesa dei paesi alleati.

Share this article