La mappa di mafia, camorra e ‘ndrangheta

25/07/2013 di Donato De Sena

Spaccio di stupefacenti. Estorsioni a commercianti e imprenditori. Tangenti sugli appalti. Intimidazioni. Corruzione. Riciclaggio. Mentre la politica discute di crescita, sviluppo e riforma fiscale è bene non dimenticare che in Italia c’è un’economia criminale che fattura molto più di ogni azienda pubblica o privata.

 

mafia camorra 'ndrangheta 2

 

140 MILIARDI DI FATTURATO – Secondo il rapporto 2012 Sos Impresa il giro d’affari delle mafie nel nostro paese ammonta a circa 140 miliardi di euro (stesso dato stimato da uno studio di Confesercenti) con un utile che raggiunge quota 108 miliardi. Alla realizzazione dell’enorme fatturato contribuiscono organizzazioni mafiose sia italiane che straniere, ma soprattutto clan e famiglie radicate nel Mezzogiorno che hanno negli ultimi decenni esteso la propria influenza anche nelle regioni del Centro e del Nord, dal Lazio al Veneto, dalla Toscana alla Lombardia. Grazie alle relazioni semestrali del ministro dell’Interno al Parlamento “sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia” è possibile tracciare una mappa di tutti i gruppi criminali siciliani, calabresi e campani presenti sul territorio, comune per comune. L’elevato numero di clan o famiglie dedite alle attività illecite è il chiaro segnale di un forte radicamento del fenomeno mafioso sul territorio. Abbiamo elencato i sodalizi attivi nelle maggiori province.

PALERMO/1 – La relazione del ministro relativa all’operato della Dia nel primo semestre del 2012 (l’ultima ad essere pubblicata in Rete) rivela la presenza nel territorio metropolitano di Palermo di 15 mandamenti controllati da ben 78 famiglie. Nel dettaglio nella zona ovest della città sono presenti i mandamenti mafiosi di San Lorenzo e Resuttana (famiglie di San Lorenzo, Tommaso Natale/Cardillo, Sferravacallo e Mondello); nelle zone centrale e orientale del capoluogo operano i mandamenti Boccadifalco (famiglie di Boccadifalco-Passo di Rigano, Torretta e Uditore),  Noce (famiglie della Noce, Malaspina-Cruillas e di Altarello), Pagliarelli (famiglie di Pagliarelli, Corso Calatafimi, Rocca Mezzo Monreale, Borgo Molara e Villaggio Santa Rosalia), Porta Nuova (famiglie di Porta Nuova, Palermo centro, Borgo vecchio e Kalsa), Brancaccio ( famiglia di Roccella, Corso dei Mille, Ciaculli e Brancaccio), Santa Maria del Gesù (famiglie di Santa Maria del Gesù, Villagrazia di Palermo e guadagna).

PALERMO/2 – In provincia sono presenti altri 8 mandamenti, principalmente attivi in investimenti immobiliari, edilizia, estorsioni, movimento terra e cave estrattive: Misilmeri (famiglie di Belmonte Mezzagno, Misilmero, Bolognetta. Villafrati/Cefalà Diana e Santa Cristina Gela), Bagheria (famiglie di Bagheria, Villabate, Casteldaccia e Ficarazzi), Corleone (famiglie di Corleone, Prizzi, Marineo, Godrano, Roccamena, Lercara Friddi e Mezzojuso), San Giuseppe Jato (famiglie di Monreale, Altofonte, San Cipirello, Camporeale e San Giuseppe Jato), Caccamo (famiglie di Trabia, Caccamo, Vicari, Roccapalumba, Baucina, Cimmina, Valledolmo e Ventimiglia di Sicilia), San Mauro Castelverde (famiglie San Mauro Castelverde, Colelsano, Gangi, Lascari, Polizzi Generosa e Campofelice di Roccella), Cinisi/Carini (famiglie Capaci, Carini, Cinisi, Isola delle femmine, Terrasini e Villagrazia di Carini) e Partinico (famiglie di Partinico, Montelepre, Borghetto e Giardiniello).

AGRIGENTO – La mafia di Agrigento si è progressivamente professionalizzata fino ad assumere un ruolo di primo piano nelle gerarchie criminali siciliane, ricoprendo inoltre posizioni di punta anche in ambito nazionale e internazionale. Nella provincia Cosa nostra è uscita vincente dal conflitto con altre organizzazioni stiddare ed altre residue organizzazioni, e si mostra molto attiva nel campo dell’imprenditoria e delle opere pubbliche, settore che rappresenta il principale business dell’organizzazione. Stando a quanto riporta la relazione del Viminale sull’operato della Dia ad inizio 2012, i clan locali pretenderebbero percentuali di circa il 2% sull’importo complessivo di ogni appalto, “secondo un collaudato sistema di drenaggio delle risorse pubbliche”. Altre attività riguardano la grande distribuzione, lo smaltimento dei rifiuti, la costruzione di manufatti edilizi, la fornitura di calcestruzzo. La nuova cupola agrigentina sarebbe composta dunque da 8 mandamenti: Campobello di Licata (famiglie di Canicattì/Licata, Ravenusa, Camastra, Castrofilippo, Grotte e Comitini-Racalmuto); Giardina Gallotti (famiglie di Realmonte, Porto Empedocle, Siculiana, Lampedusa); Burgio (famiglie di Lucca Sicula, Villafranca Sicula e Caltabellotta); Ribera (famiglie di Cattolica Eraclea, Montallegro, Calamonaci); Santa Margherita Belice (famiglie di Montevago e Menfi); Sambuca di Sicilia (famiglia di Sciacca); Cianciana (famiglie di Bivona, Santo Stefano Quisquina, Alessandria della Rocca, Casteltermini, Arogana, Cammarata, San Giovanni Gemini, Ioppolo Giancaxio, Raffadali, Sant’Angelo Muxaro, San Biagio Platani, Santa Elisabetta); Agrigento (famiglie di Favara, Palma di Montechiaro e Naro).

TRAPANI – La provincia di Trapani, guidata dal superlatitante Matteo Messina Denaro, è articolata in quattro mandamenti, che raggruppano complessivamente 17 famiglie: Trapani, che si estende verso Nord Ovest (famiglie di Trapani, Valderice, Custonaci e Paceco); Alcamo, che si estende invece verso Nord Est ed è maggiormente vicino all’area palermitana (famiglie di Alcamo, Calatafini e Castellammare del Golfo); Castelvetrano, che si estende verso sud est, vicino all’area agrigentina (famigliedi Castelvetrano, Campobello di Mazara, Salaparuta/Poggioreale, Partanna, Gibellina e Santa Ninfa); infine, Mazara del Vallo, a sud est (famiglie di Mazara del Vallo, Salemi, Vita e Marsala). Messina Denaro, capo della provincia e del mandamento di Castelvetrano, è massimo esponente di Cosa nostra siciliana. Nel suo territorio le cosche cercano di agire in maniera “sommersa”, con i gruppi criminali che da circa vent’anni vivono in una situazione di sostanziale assenza di conflitti. Dalle ultime indagini sono emerse la diffusione della pratica estorsiva, soprattutto ai danni di imprenditori del settore edile, e l’infiltrazione nel settore degli appalti pubblici, classiche attività della mafia della regione.

CALTANISSETTA – Come la mafia agrigentina anche Cosa nostra nissena coltiva interessi nel Nord Italia, in particolare nelle aree di Genova e Busto Arsizio. Nella provincia di Caltanissetta, in particolare a Gela e Niscemi, conserva una certa influenza anche la stidda, organizzazione con propensione all’accordo sistematico con le famiglie di Cosa nostra operanti nello stesso territorio, “ai fini di un’equa ripartizione delle attività criminali” come estorsioni, traffico di droga, usura e controllo degli appalti. Il controllo degli affari illeciti è suddiviso anche qui in 4 mandamenti: Vallelunga Pratameno (famiglie di Vallelunga Pratameno, Caltanissetta, San Cataldo Marianopoli e Villaba); Mussomeli (famiglie di Mussomeli, Capofranco, Montedoro, Serradifalco Bompensiere e Milena); Gela (famiglie di Gela e Niscemi); Riesi (famiglie di Riesi, Mazzarino e Sommatino).

CATANIA – Il panorama criminale catanese risulta il più rilevante ed influente dell’intera Sicilia orientale. La gestione degli affari illeciti nella provincia viene spartita da due pincipali raggruppamenti di forze. Da una parte sono schierate le famiglie di Cosa Nostra di Catania (clan Santapaola e Mazzei) e di Caltagirone (clan La Rocca). Dall’altra i clan Cappello, Laudani, Pillera, Sciuto, Cursoti). Allo scopo di mantenere una posizione di leadership i gruppi Santapaola e Mazzei sarebbero riusciti a ricomporre una storica rivalità attraverso un’alleanza strumentale agli interessi economici. La famiglia di Caltagirone, dal canto suo, godrebbe di considerazione anche in ambienti siciliani. Nel complesso – rileva la Dia –  dalle investigazioni emerge una Cosa nostra siciliana arretrata rispetto ai livelli di devastante capacità militare e di imponenza economica che la connotavano nel passato. Ma resta immutato il forte radicamento sul territorio e la conseguente capacità di penetrazione nel tessuto sociale.

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