La foto de Il Messaggero che può cambiare la storia della morte di Aldo Moro

21/01/2016 di Redazione

Una foto su via Fani, del Messaggero, riaccende alcuni dubbi. Che ci faceva l’uomo con la sigaretta sul posto della tragedia? Perché quella persona sarebbe Antonio Nirta detto “Due Nasi”. E il suo ruolo può cambiare la storia della morte di Aldo Moro.

Ne parla oggi il Messaggero, in un pezzo a firma di Italo Carmignani:

A 38 anni da quello scatto firmato dal reporter Gherardo Nucci, la commissione parlamentare, presieduta da Giuseppe Fioroni, cerca di dare un profilo all’uomo misterioso comparandolo con la faccia di Antonio Nirta, calabrese, esponente della ’ndrangheta, confidente del generale Francesco Delfino, già implicato nelle stragi di terrorismo, già raccontato vicino ai servizi segreti deviati. E senza alzare i toni, la commissione si chiede: perché l’uomo con la sigaretta era sul luogo della strage e chi l’aveva mandato?

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Una ipotesi che prese piede negli anni ’90

La foto arriva dall’archivio della Procura di Perugia, dopo essere transitata in quello del Messaggero. Nella città dei baci, l’immagine arriva quando il pool dei magistrati, coordinati dall’allora sostituto procuratore Fausto Cardella, cerca di dare un autore (venne indagato e assolto Carminati) e un mandante (venne indagato e assolto Andreotti) all’omicidio di Mino Pecorelli, giornalista a conoscenza, come Moro, di tanti segreti italiani. Anche per Pecorelli si segue per un po’ la pista dei calabresi. E così si arriva all’interrogatorio di Ubaldo Lauro, collaboratore di giustizia. Lauro non porta acqua al giallo Pecorelli, ma parla tanto di Nirta. Dice: «…a dire del Palamara, Antonio Nirta era un infame e confidente del Generale Delfino». E aggiunge: «Nirta e i De Stefano erano infami, tragediatori e legati ai Servizi Segreti dice Pasquale Condello…E Pasquale Condello dice realtà».
L’ipotesi di Nirta coinvolto nel rapimento di Aldo Moro e addirittura infiltrato nelle Brigate rosse era circolata negli anni ’90, quando nell’ambito del processo “Moro quater”, il pm Antonio Marini interrogò il pentito di ‘ndrangheta Saverio Morabito circa quello che l’organizzazione criminale calabrese aveva saputo sul delitto. E Morabito confermò a modo suo, annuendo e spiegando: «Nirta fu fisicamente presente al rapimento Moro». Ora parla la foto.

Antonio Nirta, chiamato “Toni due nasi” per la sua capacità di fiutare i guai da evitare, è morto da incensurato il primo settembre 2015 a Benestare, in Calabria. La sua presenza in via Fani venne riferita il 28 ottobre 1992, lo riporta il Corriere della Sera, da Saverio Morabito, boss calabrese diventato collaboratore di giustizia: 

Quel giorno in via Fani c’ era anche Antonio “Due Nasi”, sì Antonio Nirta. Era stato infiltrato, attraverso i servizi, nelle Brigate rosse. Ed era li’ , la mattina che hanno rapito Moro

 

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