La droga del cannibale

15/04/2014 di John B

“Sali da bagno”, Khat, Qat, “Settimo cielo”, “droga cannibale”, MDPV. PDPK, “Vanilla Sky”, sono alcuni dei nomi più diffusi affibbiati a una sostanza psicotropica di cui si è già parlato a lungo circa due anni fa per via del fatto che il suo utilizzo, negli Stati Uniti, sarebbe stato associato ad alcuni episodi di cannibalismo. Già allora gli esperti spiegarono che la droga non aveva il potere di generare cannibali. Ora la vicenda si è attualizzata con la notizia che la sostanza si sta diffondendo in Italia e si è tornato a parlare di cannibalismo, per cui è il caso di rinfrescare un po’ la memoria.

LA DROGA CANNIBALE – Partiamo proprio dalla droga e dalla sua esatta natura. Non si tratta di una sola sostanza, ma di un cocktail di più sostanze sintetiche. Una è il mefedrone (4-MMC), un derivato del principio attivo contenuto nella Khat o Qat (nome scientifico Catha Edulis), pianta diffusa soprattutto nello Yemen e in altre zone del Corno d’Africa e della Penisola Arabica. Gli abitanti di quell’area utilizzano le foglie della pianta, masticandole e sputandole in modo analogo al tabacco. Una seconda sostanza è il metilenediossipirovalerone (MDPV), una droga assimilabile alla cocaina ma ancora più potente. La terza sostanza presente nel cocktail è la MDMA, più conosciuta come Ecstasy. Come sovente avviene per le droghe sintetiche, i componenti di questo cocktail possono essere acquistati online o addirittura ottenuti in casa da prodotti in libero commercio. Infatti ci vuole tempo perché una droga sintetica venga riconosciuta come tale e inserita nelle tabelle delle sostanze vietate e in alcune nazioni la vendita di determinate sostanze resta resta comunque sottratta a qualsiasi controllo o limitazione.

FACILE DA TROVARE – La facilità con cui queste sostanze sono reperibili e possono sfuggire ai controlli è sicuramente una delle ragioni per cui queste droghe sono particolarmente diffuse. Chiunque può diventare un acquirente e spacciatore fai da te senza necessità di avere a che fare con sanguinari cartelli di narcotrafficanti internazionali né con le associazioni criminali locali. Anche il bravo studente della porta accanto può andare in discoteca con la tasca piena di pillole senza sporcarsi le mani. C’è anche un fattore psicologico che gioca la sua parte nella diffusione di tali sostanze: i giovani spesso non le considerano vere e proprie droghe alla stregua di quelle “classiche” (cocaina, eroina, erba) ma le assimilano alla gran varietà e quantità di pasticche e pillole farmaceutiche o parafarmaceutiche che si trovano in quasi tutte le case e che spesso contengono sostanze con effetti psicotropi, come gli sciroppi per la tosse a base di DMX. Un’altra ragione che rende queste droghe particolarmente pericolose è la scarsa conoscenza medica della loro composizione, dei loro effetti e delle terapie da applicare nel caso in cui le cose si mettano male. Il personale medico e paramedico di un’autoambulanza o di un pronto soccorso può conoscere e riconoscere con relativa facilità un’overdose da cocaina o eroina, ma può trovarsi in serie difficoltà di fronte a un’emergenza causata dall’ingestione di una pillola anonima. Basti pensare che consumatori, spacciatori, siti Web e finanche professionisti fanno una gran confusione nell’associare la denominazione corretta alla sostanza di cui parlano. Ad esempio, per “Sali da bagno” c’è chi indica il Khat e chi fa riferimento all’MDPV, ignorando che si tratta di un cocktail di tre sostanze, e probabilmente anche la gran parte degli spacciatori non sa esattamente cosa sta vendendo. La pillola per “sballare” potrebbe contenere una, due o tre di quelle sostanze, in proporzioni non meglio specificate, o altre ancora.

COME FUNZIONA – Una volta delineato il contesto in cui si deve parlare di queste sostanze, entriamo nello specifico dell’induzione al cannibalismo, un’affermazione che nasce da alcuni episodi verificatisi in U.S.A.. Il primo sarebbe stato quello di Rudy Eugene (31 anni, impiegato in un autolavaggio), che il 26 maggio del 2012 aggredì un barbone nella zona di Miami (Florida) e lo sfigurò a morsi. Gli agenti di Polizia dovettero sparargli ripetutamente per fermare la sua furia aggressiva, uccidendolo. Sta di fatto che dalle numerose fonti che hanno documentato l’evento, non si evince alcuna conferma dell’ipotesi che l’uomo fosse sotto l’effetto di droghe sintetiche. Gli esami tossicologici hanno accertato solo la presenza di marijuana e nient’altro. Il fatto che la Polizia di Miami abbia ipotizzato che l’uomo fosse sotto effetto di altre sostanze più potenti (come LSD o i famigerati “Sali da bagno”) resta una mera supposizione. Il secondo episodio citato dalle cronache è quello di Charles Baker, un giovane di 26 anni che un mese più tardi rispetto all’episodio precedente, sempre in Florida, aggredì a morsi un conoscente all’interno dell’abitazione della propria famiglia, ferendolo gravemente a un braccio prima di essere immobilizzato e arrestato dalla Polizia.

CONFERME? – Ma anche in questo caso gli esami tossicologici hanno rivelato la presenza di marjiuana e di oppiacei (probabilmente eroina) ma non ci sono conferme dell’assunzione di altre droghe. Queste prime evidenze portano a due conclusioni: la prima è che la connessione tra i “Sali da bagno” e gli episodi di cannibalismo nasce da semplici supposizioni mai confermate; la seconda è che qualsiasi droga è potenzialmente capace di provocare simili episodi. E qui veniamo al nocciolo della questione. Il cannibalismo non è un fenomeno raro come sembra. Su Wikipedia inglese si può consultare una pagina che offre un’interessante sintesi cronologica di questa pratica e degli episodi più o meno noti. Il cannibalismo esiste da sempre nella storia dell’Umanità per cui possiamo tranquillamente affermare che questa pratica fa parte degli istinti primordiali dell’essere umano in quanto “animale”. La psicologia insegna che allo strato “animale” della coscienza umana si sovrappongono gli strati della cultura, dell’educazione, delle abitudini sociali, dell’istruzione ecc… Tutti questi strati coprono gli istinti bestiali e trasformano l’uomo in una persona civile con un proprio equilibrio di regole, inibizioni, desideri. Uno degli effetti del consumo di sostanze stupefacenti è proprio quello di “liberare” l’individuo da questi strati aggiuntivi, dalle sue inibizioni e pudori. Più una droga riesce a scavare a fondo questi strati, più aumenta la probabilità che gli istinti bestiali emergano e ciò è ancora più facile se l’individuo già soffre di un quadro psichico alterato e non equilibrato e quindi è più vulnerabile. La circostanza che entrambi gli individui dei due casi sopra citati si siano denudati prima di aggredire le malcapitate vittime, è un evidentissimo segnale di questo meccanismo. Liberarsi dei vestiti, infatti, significa liberarsi di uno “strato” aggiunto dalla convivenza sociale e regredire a uno stato più libero e più vicino alla propria natura animale. A seconda del soggetto (e quindi del suo stato psico – fisico) ciò può essere indotto da qualsiasi tipo di sostanza stupefacente e con livelli di assunzione e di miscelazione estremamente variabili. Non esistono droghe che inducono al cannibalismo. Piuttosto, le droghe possono aprire la porta agli istinti animaleschi e primordiali che albergano in ogni individuo. Il cannibalismo può essere uno di essi, ma non è l’unico e, purtroppo, nemmeno il peggiore.

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