Dentro la prigione cinese

La Cina mostra le sue prigioni al mondo e spiega le riforme. Non si è nascosto dietro a un dito Zhao Chengguang, l’ufficiale che ha accompagnato decine di reporter stranieri in visita a un carcere di Pechino, una mossa senza precedenti per il regime cinese. In quanto paese molto grande, la Cina ha sperimentato diversi livelli di sviluppo economico e sociale. Ci sono anche grosse differenze nella sicurezza pubblica nelle  diverse regioni, in particolare nelle zone sottosviluppate nel centro e nell’Ovest della Cina. C’è ancora molto da fare e da migliorare”. Non meno importante della visita è stato il riconoscimento che: “il livello di protezione dei diritti dei detenuti riflette il livello della protezione dei diritti umani nel paese”.

IL MODELLO – Il centro di detenzione numero 1 di Pechino e l’ospedale giudiziario da 200 posti che i giornalisti hanno potuto visitare rappresenta quindi il modello ideale al quale vorrebbero tendere le riforme del sistema penale e carcerario che si sono succedute negli ultimi anni. Il problema della tortura è molto sentito e discusso, al punto che il governo si è mosso ufficialmente ed esplicitamente per vietarla. Una sostanziale differenza con un passato nel quale si sarebbe messo in galera chi avesse sollevato il problema.

 

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LA CONFERMA – Zhang Kai, un avvocato di Pechino ammette che “… è raro sentire di confessioni estorte a Pechino, ma non nelle province”. Anche perché a Pechino hanno risolto il problema con la separazione fisica di chi interroga e chi è interrogato. La stanza dedicata agli interrogatori è infatti divisa in due da sbarre, con due ingressi indipendenti e controllata da telecamere che registrano tutto. Ciò non toglie che altri prigionieri siano detenuti in strutture diversi dalle prigioni e che siano interroganti anche in commissariati e prigioni locali dove gli standard non sono ancora quelli in vigore nella capitale.

COSA CAMBIA – Negli ultimi anni sono state introdotte numerose migliorie, a cominciare dai letti singoli invece del materassone per (almeno) quattro, le celle hanno un bagno dedicato completo di doccia e gli ambienti sono dipinti con colori vivaci a ricordare le scuole dìinfanzia. I detenuti hanno diritto all’esercizio fisico, possono video-comunicare con i parenti e ricevere visite, ma i giornalisti invitati non ne hanno visti, se non alcuni in lontananza. La cella standard è di 60 mq e ospita sei detenuti, che hanno a disposizione la televisione, anche se nella cella mostrata ai giornalisti non c’era.

PASSI AVANTI VERI – Secondo le organizzazioni dei diritti umani si tratta di riforme vere, che però avranno bisogno di tempo per estendere i loro effetti e cambiare la cultura carceraria fin negli angoli più remoti della Cina. La visita al carcere rappresenta comunque una novità positiva, perché in questo modo il governo ha riconosciuto un problema e ha posto all’attenzione dell’opinione pubblica, soprattutto cinese, l’esempio visivo dei nuovo standard previsti e ricordato il rifiuto (almeno quello ufficiale) della tortura, così come il riconoscimento che si tratti di una pratica inutile e criminale.

 

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