Come i kalashnikov arrivano ai terroristi dell’Isis

04/02/2016 di Redazione

Kalashnikov terroristi

L’AK -47, più noto al mondo come kalashnikov che significa fucile in russo, è l’arma più utilizzata a livello mondiale. Si calcola che ne siano stati prodotti 100 milioni, e milioni di persone nel mondo sono stati uccisi con questo fucile automatico. Il kalashnikov è il fucile più utilizzato dai terroristi, e un’inchiesta TV di due reti, la tedesca ZDF e la francese Canal+, ha esaminato come questo fucile automatico finisca nelle mani dell’ISIS.

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Gli attentati di Parigi sono stati una delle più sanguinose stragi terroristiche mai avvenute in Europa. Dopo le indagini degli inquirenti e la rivendicazione del sedicente califfato non esistono ormai più dubbi sulla responsabilità dell’ISIS. I jihadisti hanno ucciso 130 persone nella capitale francese, e gran parte delle loro vittime sono state ammazzate dai colpi di fucili automatici kalashnikov. Il binomio kalashnikov terroristi è conosciuto da tempo: l’A K-47 è l’arma più diffusa al mondo, e circola in quantità ancora imponenti in Paesi dove la mancanza di strutture statuali efficienti facilita un enorme mercato nero sfruttato dai trafficanti. La rotta dei kalashnikov verso le cellule jihadiste dell’ISIS così come di altre organizzazioni terroristiche è stata ricostruita da un’inchiesta televisiva di ZDF e Canal+. Le due TV, una tedesca e l’altra francese, hanno inviato i loro giornalisti nei Balcani. In uno dei Paesi di questa regione, l’Albania, si stima che ci siano circa 225 mila kalashnikov. I trafficanti d’armi li cercano ancora in questi giorni casa per casa, offrendo fino a 600 euro per i vecchi modelli. Gli AK-47 sono poi rivenduti sul mercato nero a 2000 euro, principalmente verso l’Europa.

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I venditori e i compratori d’armi si ritrovano in luoghi disabitati dell’Albania, della Serbia e della Bosnia per scambiarsi fucili, pistole e bombe prodotte in loco oppure acquistate a basso prezzo da chi le teneva nascoste in casa. Abitualmente sono comprati pacchetti d’armi, inclusivi di kalashnikov, per prezzi da 1000 euro, come testimoniato dalle telecamere di ZDF e Canal+. Queste armi poi viaggiano verso l’Europa attraverso le frontiere porose del Montenegro, della Croazia, della Bosnia-Erzegovina e della Slovenia. La corruzione facilita il traffico d’armi: alcune guardie di frontiera ricevono il quadruplo del loro stipendio mensile per non fermare il transito dei kalashnikov. Altre semplicemente fanno finte di non vederle, anche per paura di eventuali ritorsioni della criminalità organizzata. I trafficanti d’armi sono consapevoli che il loro lavoro faciliti il binomio kalashnikov terroristi, ma spiegano nell’inchiesta TV che se coltivassero dubbi sui futuri clienti non potrebbero più svolgere questo mestiere. Una valutazione condivisa anche dai vertici di Zastava, un’azienda serba che ha prodotto i kalashnikov utilizzati negli attentati di Parigi. 6 fucili automatici utilizzati dal commando dell’ISIS al Bataclan come nei bar e ristoranti assaltati erano AK-47 prodotti da Zastava, che però spiega ai giornalisti di ZDF e Canal+ di non avere alcuna informazione su come le loro armi siano finite nelle mani dei jihadisti.

Photo credit: ILYAS AKENGIN/AFP/Getty Images

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