Juventus- Real Madrid, tutti i precedenti di Champions

Il prossimo 3 giugno a Cardiff  la Juventus si gioca non solo la finale di Champions, ma anche l’ennesima occasione di entrare a tutti gli effetti nel novero delle grandi d’Europa. In quest’ottica non è un caso che la sfida sarà contro il Real Madrid, la squadra che in assoluto ha alzato più volte la coppa nella storia della competizione.

Tra le due formazioni, i trascorsi in Champions sono dieci e il sito Juventibus li ha ripercorsi tutti.

La Decima volta (storia breve di Juventus-Real Madrid)

Real Madrid - Juventus

La decima: non la coppa, quella l’hanno già vinta e una in più per buona misura – ora basta?

Ma la decima sfida fra Juventus-Real Madrid, che è ormai a pieno titolo una classica (la Classica?) del calcio europeo. Anzi a ben pensarci proprio la storia di questo confronto è la migliore confutazione dello stolido luogo comune sulla mancanza di blasone internazionale della Vecchia Signora: quando molti, in Italia, calcisticamente parlando stavano ancora sugli alberi, noi già fronteggiavamo Alfredo Di Stefano. È il 1962, e proprio la Saeta rubia segna il gol che decide la partita di andata a Torino. Sembra una formalità per i pentacampioni d’Europa, e invece una grande Juve espugna il Bernabeu (prima squadra nella storia delle coppe, sempre a proposito di blasone) con un gol di Sivori. È spareggio a Parigi, ancora il Cabezon risponde a Felo ma poi soccombe sotto i colpi proibiti dei madrileni tollerati da un arbitro francese, tal Schwinte, a dir poco ben disposto verso la camiseta blanca: non sarà l’ultima volta. Uno svarione di Anzolin spiana la strada al 3-1 finale.

86-87: ci allena Marchesi, si è chiuso l’anno prima il glorioso ciclo del Trap (e non solo il suo, come gli anni a venire dimostreranno). In panca per loro la volpe Beenhakker, in campo tanti fuoriclasse. A Madrid la Juve, priva di Scirea e Serena, va sotto per il gol di Butragueño, resiste, pareggerebbe pure: gol di Manfredonia, ineccepibile, tranne che per l’arbitro Valentine. A distanza di tanti anni nessuno ha mai saputo rispondere alla domanda formulata nel poster con la gigantografia dell’azione, regalato qualche giorno dopo da Hurrà Juventus: “Perché è stato annullato questo gol?”. A Torino la Juve parte a testa bassa, segna con Cabrini dopo un grande spunto di Mauro, si divora due occasioni ghiotte con Laudrup, poi i blancos narcotizzano la partita. Si va ai rigori, Tacconi neutralizza Hugo Sanchez ma noi ne sbagliamo 3 su 4, e non facciamo in tempo nemmeno ad arrivare alla battuta di Platini.

 

95-96: la Juve arriva al Bernabeu sull’onda di un girone travolgente, ed è favorita contro un Real che appare in fase calante. Il campo dice però il contrario, proprio Michelino Laudrup, ora merengue, sale in cattedra insieme all’elegante Redondo, la Juve appare impacciata e soccombe al gol di Raul. Serve l’impresa al ritorno, e arriva col diagonale di Padovano e la punizione di Del Piero; a pochissimi secondi dalla fine vediamo i nostri fantasmi europei materializzarsi in un tiro di Milla che invece finisce a due centimetri dal palo di Peruzzi: #fiuuu, avrebbe detto qualcuno. La cavalcata prosegue, e si concluderà col trionfo di Roma.

 

1997-98, eccoci: ad Amsterdam va in scena la finalissima, dopo la semi con il Monaco: la Juve è reduce dalla delusione dell’anno prima col Borussia, il Real non solleva la coppa con le orecchie da 32 anni. Bianconeri ancora una volta favoriti, ma la partita è mediocre, bloccata, steccano alcuni solisti, per primo il più atteso, Del Piero, reduce da una stagione travolgente: si saprà poi che risentì nel riscaldamento di un problema fisico che lo avrebbe condizionato fino alla fine della stagione, incluso un non esaltante mondiale. È la classica situazione in cui decide un episodio, e l’episodio arriva nella forma di un tiraccio di Roberto Carlos che si trasforma in assist per Mijatovic in ampio fuorigioco che nessuno, per carità, segnala. È uno 0-1 amarissimo.

 

2002-2003. Finito il breve e sfortunato interregno ancelottiano torna Lippi, è subito scudetto e l’anno dopo una Champions che inizia in sordina ma diventa via via esaltante, con la qualificazione in extremis contro il Deportivo e l’impresa di Barcellona. Quelli del Real però nel frattempo son diventati galacticos, una sorta di collezione di figurine viventi e vincenti, detentori infatti del trofeo. Al Bernabeu la Juve si batte con vigore, loro premono e passano con Ronaldo, noi pareggiamo con Trezeguet. Il secondo tempo è equilibratissimo, ma al 28° Roberto Carlos da fuori area indovina l’angolo giusto. 2-1, sconfitta di misura ribaltabile. E ribaltata, infatti: a Torino la Juve offre la sua prestazione europea forse più esaltante (fra le prime tre in ogni caso), colpisce con TrezeguetDel Piero e NedvedBuffon para un rigore a Figo neutralizzato in gara da Pessotto, Zidane colpisce nel finale ma a far più male è la sciocca ammonizione a Nedved che nega a lui la finale, e a noi, probabilmente, il successo. Ad ogni modo serata epica e indimenticata.

 

2004-2005, ottavi di finale, la Juve di Capello contro un Real meno scintillante ma sempre pericoloso. Il copione è quello consueto, l’1-0 di prammatica a Madrid, firmato stavolta Helguera, il ritorno da infarto per la Juve, che arranca, soffre e sbatte, finché Capello non manda in campo Trezeguet, reduce da un infortunio, che rientra e piazza la zampata che vale i supplementari. Nei quali spunta un inopinato Zalayeta, a castigare Casillas dal limite: passiamo noi!

 

2008-2009, nuovo confronto, stavolta nel girone eliminatorio, e in versione più dimessa: i blancos non sono nella loro miglior versione, la Juve è quella di Ranieri e tanto basti. Eppure l’inizio è folgorante, con un gran gol di Del Piero dalla distanza. Ci si aspetta la reazione, invece raddoppiamo con Amauri (si fatica a scriverlo, figuriamoci a crederlo), poi Van Nistelrooy accorcia. Vince la Juve, a sorpresa. A Madrid si celebra poi il personale trionfo di Alessandro Del Piero, che offre al pubblico una doppietta e una prestazione sontuosa: uscirà omaggiato da tutto il Bernabeu in piedi, e la mediocre compagine cobolliana avrà, se non altro, il suo fiore all’occhiello.

 

2013-2014, rieccoci di fronte nel girone: accantonata per una sera la difesa a 3 (o a 5), la Juve fronteggia i blancos con dignità, soccombe due volte a Ronaldo, la seconda su rigore, segnando però con Llorente. Si potrebbe e vorrebbe giocare un secondo tempo a viso aperto ma un arbitro fiscale espelle Chiellini per una sceneggiata di CR7, e tocca amministrare la sconfitta. Ritorno con luci e ombre, passiamo su rigore (Vidal), loro pareggiano, Caceres, distratto dalle istruzioni del maniacale e pedante allenatore, regala al Real il corridoio del 2-1, ma ancora Llorente strappa il pari. Alla fine, in un girone mediocrissimo e conclusosi con la beffa di Istanbul le due partite contro un Real nettamente superiore (e che infatti vincerà la competizione alla fine) sono le meno peggio.

Un anno è passato, ora in panchina c’è Allegri, e il “gruppo finito e inadeguato per l’Europa” (il predecessore dixit) si scrolla via via di dosso le paturnie infrasettimanali, e avanza, avanza fino alla semifinale con i soliti noti (ancora una volta preceduti dal Monaco) guidati da Ancelotti. Il mister a Torino sorprende con Sturaro quasi debuttante titolare. Ma non siamo più i soliti, partiamo forte, sfioriamo il gol con Vidal e lo segnamo con Morata, “proprio lui!” direbbe quello, il canterano in prestito. Ma chi ha Cristiano Ronaldo in campo ha un gol in carniere, ed ecco il pareggio; barcolliamo, soccomberemmo se proprio Sturaro, in estirada alla Sandro Ciotti non togliesse un pallone già firmato dalla testa di James Rodriguez. Così nel secondo tempo piazziamo un gran contropiede con fallo finale e rigore: segna Tevez, è il tripudio. Certo al Bernabeu si preannuncia l’inferno, materializzato dal consueto rigore di Ronaldo, ma la Juve ha bravi esorcisti, è una forza tranquilla e pareggia ancora con Morata, che non esulta e viene fischiato: è finale, è Berlino, un’altra amarezza ma intanto il nostro score con il Real pende decisamente dalla parte bianconera. E tuttavia c’è quella finale, che vale più di due o tre gironi. It’s time dice una fortunata campagna. Sarà la loro duodecima, e la nostra settima? O sarà la Terza? Lo sapremo prestissimo.

Una cosa è sicura: se c’è la Juve, almeno prima della partita, i Roncero non esultano più.

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Immagine di copertina Instagram

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