Jeremy Corbyn, un socialista vecchio stampo alla guida del Labour?

Jeremy Corbyn è il socialista vecchio stampo, candidato alla guida del Labour Party inglese che secondo i sondaggi sarebbe davvero nelle condizioni di raccogliere il testimone lasciato dallo sconfitto Ed Miliband: un esponente che è sceso nella corsa per la leadership del Labour, ha detto lui stesso, per garantire che “la sinistra interna venisse rappresentata” nel Congresso; che si è candidato grazie a firme di parlamentari anche molto più a destra di lui, i quali dicono oggi che volevano solo “garantire il pluralismo” nel dibattito congressuale, e che, si mormora, sarebbero pronti a sfiduciarlo un momento dopo una sua eventuale elezione.

JEREMY CORBYN, IL SOCIALISTA VECCHIO STAMPO CHE POTREBBE GUIDARE IL LABOUR –

Sono ore frenetiche per il più antico partito socialdemocratico d’Europa. L’ultimo sondaggio YouGov per il Times attribuirebbe al vecchio Jim Corbyn il consenso del 43% degli aventi diritto fra la base del Labour party, una base che è stata ridisegnata durante la segreteria di Ed Miliband: hanno diritto di voto nelle elezioni per la leadership i parlamentari, gli iscritti al partito, gli iscritti al sindacato che abbiano interesse a votare per il leader del Labour (novità introdotta da Miliband) e i semplici simpatizzanti che accettino di registrarsi in anticipo pagando una quota da tre sterline (altra misura introdotta sotto la guida di Red Ed). Una misura presa per depotenziare il ruolo, da molti ritenuto sovrabbondante, dei sindacati all’interno del corpaccione del Labour e che potrebbe essere il grimaldello per spostare la linea politica del partito sconfitto da David Cameron molto più a sinistra. L’uomo che potrebbe incarnare questo cambiamento è Jeremy Corbin, parlamentare per il  collegio di Ilsington North dal 1983 per il Labour; si tratta di una delle zone più “bene” di Londra in cui un socialista integerrimo vince sistematicamente con almeno il 60% dei consensi.

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JEREMY CORBYN, CHI E’ –

Jeremy Corbyn è vegetariano, ambientalista, ecologista; riguardo lo scenario israelo-palestinese, ha affermato che Hamas ed Hezbolllah non sarebbero avversari e che i processi di pace vanno fatti “proprio con le parti che ci piacciono di meno”. Ha votato contro la guerra in Afghanistan e quella in Iraq e ha tutta una serie di altre peculiarità che lo rendono abbastanza distante da qualsiasi ipotesi di “blairismo”.

Rimane un autodefinito socialista e un membro di lungo corso della Campagna per il Disarmo Nucleare, di cui è il vicepresidente, ed è alla guida della Coalizione Stop the War. Era nel movimento Anti-Apartheid nel 1980, ha provocato una tempesta quando, insieme a Ken Livingstone, ha invitato il leader dello Sinn Fein [bracco politico dell’Irish Republican Army, ndr] a parlare a Londra nel 1984, nel picco dei disordini in Irlanda del Nord.


Pare inoltre che abbia lasciato la sua prima moglie perché lei decise di mandare la figlia ad una scuola privata. Non male per l’uomo che dovrebbe guidare il partito uscito con le ossa rotte dalla corsa elettorale di Ed Miliband, che doveva imbarcarsi su un’opera di rinnovamento e di riavvicinamento al centro: troppo sindacale, troppo socialdemocratico, troppo strutturato Ed Miliband, dicevano gli analisti. Ora, il Partito del Lavoro inglese potrebbe essere guidato proprio da un ex sindacalista e ultimo esponente di quella corrente dei bennisti, dal nome di Tony Benn, strenuo oppositore del New Labour di Tony Blair.
jeremy corbyn labour party comizio

LABOUR PARTY, I CANDIDATI

Gli altri candidati sono Andy Burnham, principale frontrunner e diretto erede dell’era di Tony Blair; Yvette Cooper, moglie di Ed Balls, molto vicina a Gordon Brown; e Liz Kendall, deputata con non molti anni di Westminster sulle spalle e già membro del governo ombra con Ed Miliband. Il sistema di voto per le le elezioni della leadership prevede un sistema a preferenze: ogni elettore può esprimere dei voti di preferenza in maniera decrescente, come una sorta di ballottaggio anticipato, e secondo gli ultimi dati Corbyn raccoglierebbe la maggioranza delle prime preferenze dei militanti e degli aventi diritto al voto del Labour; Andy Burnham, dato per favorito, potrebbe vincere comunque convogliando su di sé la maggior parte dei voti di seconda preferenza delle due candidate che verosimilmente saranno sconfitte al primo turno, anche se le proiezioni di Yougov sembrerebbero dimostrare che in uno scontro diretto Corbyn – Burnham, sarebbe il primo a spuntarla. La partita è comunque apertissima, e lo dimostra la piega che sta prendendo la comunicazione politica nel Regno Unito: è la figura di Corbyn che domina la scena, i giornalisti impostano le domande agli altri candidati sulla base della sua persona, e non viceversa. “Farebbe parte del governo ombra di Jeremy Corbin?”, hanno chiesto i giornalisti agli altri tre: Burnham è l’unico che ha detto di sì, “per salvaguardare l’unità del partito”. Tutti gli altri si sono chiamati fuori.

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JEREMY CORBYN, PARLA TONY BLAIR –

La situazione sembra essere davvero traballante. Ha preso la parola il padre nobile del Labour, Tony Blair in persona e ha detto, parlando ad una conferenza pubblica, che gli esponenti laburisti che avrebbero “riposto il proprio cuore” con Corbyn dovrebbero “al più presto farsi un trapianto”.

Abbiamo perso nel 2010 perché ci siamo allontanati dalla piattaforma di modernizzazione. Abbiamo perso nel 2015 con un’elezione che sembrava una pantomima del 1980, sembravamo tornati a Star Trek, ci siamo allontanati ancora di più da quella piattaforma e abbiamo perso anche peggio. Non vedo davvero il punto, la logica, nell’abbandonarla del tutto.

Uno dei consiglieri di Tony Blair durante i suoi anni a Downing Street, John McTernan, ha detto che i parlamentari che hanno firmato per consentire a Corbyn di correre per le elezioni per la guida del Labour sarebbero “cretini”. Trentacinque MPs laburisti hanno firmato per la candidatura di Corbyn; molti di essi non lo sostengono, ma affermano di aver voluto dare il via libera alla sua candidatura perché volevano garantire “il pluralismo del partito”. 

JEREMY CORBYN, PER LE MAMME INGLESI E’ SEXY –

Di certo in Inghilterra il caso Corbyn dilaga sulla stampa. Il candidato è sostenuto da gruppi interni al Labour dal nome inequivoco: Red Labour, Socialist Campaign Group in the Labour Party. Il sistema di voto interno del Labour – molto simile alle primarie del Pd italiano, anche se con sostanziali differenze – sta addirittura spingendo dei conservatori a registrarsi al Labour per votare Corbyn – al grido di #ToriesForCorbyn; commentatori di centrodestra invitano esplicitamente a pilotare le elezioni laburiste. Il gruppo parlamentare a Westminster è in stato di allarme: secondo l’Independent che ha sondato gli Mp laburisti, i parlamentari sarebbero pronti al golpe. Un minuto dopo la conferma dell’elezione di Corbyn partirebbe la procedura, prevista dallo statuto, per convocare un congresso straordinario immediato. Il candidato della sinistra raccoglie consensi fra i giovani, fra chi si era allontanato dalla politica e chiede un posizionamento più radicale del partito. Ma è tra le donne che ha un successo imprevedibile. Nei forum, le mamme inglesi chiedono apertamente: “Nessun altro pensa che Jeremy Corbyn sia veramente sexy?”; qualcuno risponde: “Amo come sembra essere totalmente alternativo a tutti i politicanti robotici, stirati, concentrati che non sembrano avere nemmeno un pensiero utile nelle loro teste”.

 

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