Je suis Spelacchio

Bullizzato, deriso, analizzato dagli umarells capitolini. Spelacchio, ribattezzato così dai romani, è l’Albero di Natale di quest’anno a Piazza Venezia. Costato il triplo dello scorso anno è diventato la polemica del momento. Ogni anno a Roma, sotto Natale, c’è quasi sempre da discutere sugli addobbi natalizi. Da sempre. Stavolta però l’estetica – a detta di molti – non aiuta il povero albero chiamato a un compito importante: rappresentare il Natale nella Città Eterna.

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Spelacchio è diventato anche un account Twitter. Seguitissimo. Racconta i drammi sul social e ironizza sulla discussione capitolina.

Spelacchio ha oltre 2 mila follower. Ed è molto attivo. «Vabbè che ero disidratato ma adesso po bastà», twitta per esempio durante le tante ore di pioggia a Roma. «Mauri mo potevi portà un cordiale però», scherza ritwittando il video di Maurizio Gasparri che polemizza sui costi davanti al tronco di Piazza Venezia.

Tutto questo per dirvi che a noi Spelacchio piace molto e sinceramente dopo l’Epifania ci mancherà un sacco. Perché provateci voi a esser in perenne osservazione, provateci voi a reggere il freddo e la pioggia come i militari del Milite Ignoto. In piedi, fino alla fine, fermo, quando tutti stapperanno lo spumante e vi indicheranno anziché baciare la propria ragazza. Je suis Spelacchio perché la bellezza non conta. Conta il contenuto. Vabbè, cioè, conta l’ironia. E se quell’albero potesse parlare chissà quante ce ne direbbe.

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