Perché della questione delle Ong non avete capito nulla (incluso Di Maio)

Puntualmente, come il cambio armadio, torna sui media italiani al questione Ong. Stavolta c’è grande polemica per la nave Iuventa, fermata a Lampedusa per sospetto favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Dal fermo dell’equipaggio in poi è tutto un “mena sulla Ong” sui principali quotidiani italiani.

A seguire il caso della Iuventa è il procuratore aggiunto di Trapani, Ambrogio Cartosio. Che avrebbe fatto, secondo la procura di Trapani, la Ong?

“È accertato che, seppure questa imbarcazione in qualche caso intervenga per salvare vite umane, in più casi invece tali azioni non avvengono a fronte della sussistenza di un imminente pericolo di vita. I migranti vengono scortati dai trafficanti libici e consegnati non lontano dalle coste all’equipaggio che li prendono a bordo della ‘Iuventa’. Non si tratta dunque di migranti ‘salvati’, ma recuperati, potremmo dire consegnati. E poiché la nave della Ong ha ridotte dimensioni, questa poi provvede a trasbordarli presso altre unità di Ong e militari”

Partiamo da queste premesse per fare il punto su alcune cose che risultano poco chiare sul caso Iuventa.

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1. IL FERMO DELLA IUVENTA NON C’ENTRA NULLA CON IL CODICE MINNITI

Premessa: i membri dell’equipaggio della Iuventa non prendono alcun compenso dai trafficanti. Lo ha ribadito il procuratore stesso sottolineando come “la motivazione resti essenzialmente umanitaria“.

«La motivazione riteniamo resti essenzialmente umanitaria. L’unico ritorno possibile ed eventuale potrebbe essere di immagine e in termini di donazioni»

La nave Iuventa della Ong tedesca Jugend Rettet non ha firmato il protocollo di comportamento proposto da Minniti. Il fermo dell’equipaggio però non c’entra nulla con il codice Minniti.
Anche perché le indagini per la Iuventa sono durate diversi mesi. Iniziano dal 2016. Quindi non è chiaro come il vicepresidente alla Camera Luigi Di Maio oggi torni sulla questione invitando tutti a promuovere una Legge, non un «futile codice di condotta».

A quanto pare gli strumenti per indagare sulle Ong (e fermarne eventualmente l’equipaggio) ci sono. Con o senza Minniti (o una legge).

2 A CHE PUNTO SIAMO SUL CASO IUVENTA? ALLE INDAGINI MA QUI SIAMO AVANTI EH

I componenti dell’equipaggio sono stati interrogati a bordo. L’indagine aperta, finora, è nei confronti di ignoti. Ripetiamo, ignoti. La responsabilità dei presunti illeciti è individuale, e «non è stata contestata l’associazione a delinquere». Nel mentre emergono i dettagli delle indagini. Secondo il gip, in un episodio, la nave tedesca «imbarcava 140 migranti provenienti dalle acque territoriali libiche a bordo di un’imbarcazione che, dopo il trasbordo sulla motonave Iuventa, si allontanava con a bordo due uomini verso le coste libiche». Quello che sostanzialmente si accusa ai tedeschi sono le barche riconsegnate agli scafisti. Sta tutto nell’ordinanza di 148 pagine. Il giornalista Spagnolo, sull’Avvenire, riporta:

I migranti erano poi stati trasbordati di nuovo, sulla motonave Vos Hestia di Save the Chidren, e scaricati a Trapani. Ma c’è di più: il 18 giugno, membri dell’equipaggio di Iuventa, dopo aver partecipato a 5 operazioni di soccorso in acque internazionali, «riconsegnavano, dopo averle legate tra loro» tre imbarcazioni ai trafficanti libici, una delle quali «contrassegnata con le lettere ‘KK’, veniva poi riutilizzata in un altro fenomeno migratorio, il 26 giugno». Il provvedimento è zeppo di dialoghi intercettati fra diversi operatori di navi delle Ong impegnate nel Mediterraneo. Dalle dichiarazioni di due di essi, assunti temporaneamente sulla nave Vos Hestia di Save the Chidren, è nato il procedimento penale, in quanto i due – annota il gip – «segnalavano anomalie nel servizio di salvataggio svolto dalla Iuventa a ridosso delle coste libiche». Uno di loro racconta: «La stranezza la vedevamo nel fatto che il personale della Iuventa, dopo aver fatto salire i migranti a bordo, restituiva i gommoni ad altri soggetti che stazionavano nella zona dei soccorsi a bordo di piccole imbarcazioni di vetroresina o legno. Normalmente, non si restituiscono i gommoni, ma questi devono essere tagliati e affondati dopo aver prelevato i migranti, per evitare che vengano riutilizzati dai trafficanti». Insomma, secondo i pm, ci sono «gravi indizi di colpevolezza. E poi ricorre il caso in cui la legislazione speciale prevede la confisca del mezzo, che interviene in caso di condanna dei proprietari, e questo ci impone di ricorrere al sequestro preventivo, accettato dal gip».

guarda la gallery: 

3 I POLITICI E L’ASSURDA GIOSTRA “AVEVO RAGIONE IO, NO IO, NO IO”

Ci siamo? Fin qui si parla di di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Perché si tratta di trasbordi e non di soccorsi in mare. Siamo solo alle indagini ma qui arrivano già le condanne.

E c’è chi cavalca sui titoli di giornale:

Nel mentre Di Maio pretende che ci siano delle scuse per il pm Zuccaro. Zuccaro è il procuratore di Catania che non c’entra nulla con il lavoro di Trapani e che in un’audizione parlamentare (senza indizi alcuni) parlò di possibili collegamenti tra Ong e scafisti. Ma Di Maio non è solo. Anche Giorgia Meloni afferma di aver avuto ragione.

“Anche qui abbiamo avuto ragione. Da tempo diciamo che bisogna sequestrare le navi delle Ong, denunciare i loro equipaggi per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Penso che sia chiaro che queste persone, più che fare una attività umanitaria, ormai sono persone che sostanzialmente fiancheggiano e aiutano molto spesso gli scafisti a fare molti soldi, facendo la tratta degli schiavi del terzo millennio. Evidentemente non abbiamo avuto torto se si cominciano a sequestrare le navi ritenendo che stiano fiancheggiando l’immigrazione clandestina”.

Intanto il legale della Ong tedesca chiederà il dissequestro della nave. A bordi dell’imbarcazione sarebbero stati sequestrati anche i pc di alcuni membri dell’equipaggio.  «Per noi il salvataggio delle vite umane è e sarà la priorità, quindi ciò che più ci spiace è non potere operare al momento in una zona di ricerca e soccorso», affermano dalla tedesca Jugend Rettet il giorno dopo il sequestro del mezzo. «Stiamo raccogliendo informazioni a tutti i livelli – ha aggiunto l’organizzazione – speriamo di essere in contatto con le autorità italiane nel prossimo futuro. Possiamo solo prendere atto delle accuse e, dopo avere raccolto tutte le informazioni, potremmo valutare la situazione e i passi da compiere».

(in copertina foto ANSA)

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