Italicum, passa la mozione di maggioranza. Minoranza Pd non partecipa al voto

21/09/2016 di Redazione

L’Aula della Camera ha approvato con 293 voti favorevoli e 157 voti contrari la mozione della maggioranza sull’Italicum. Sono invece state bocciate le mozioni presentate dalle opposizioni. In particolare, la mozione di Sinistra italiana ha incassato 109 voti favorevoli e 287 contrari; la mozione del Movimento 5 Stelle ha ottenuto 74 voti favorevoli e 314 voti contrari; la mozione del centrodestra ha ricevuto 43 sì e 315 no.

La maggioranza Pd-Ncd è più vicina ad un’intesa per cambiare l’Italicum, la legge elettorale valida per la Camera, approvata definitivamente ad inizio 2015 e in vigore dallo scorso luglio, che attribuisce un premio di maggioranza al primo partito che al primo turno ottiene il 40% dei voti o vince il ballottaggio, al secondo turno. I partiti di Matteo Renzi e Angelino Alfano oggi voteranno insieme una mozione che impegna la Camera dei deputati a cambiare il sistema. Il premier ha confermato la sua disponibilità. Dalle 17 si voterà intanto a Montecitorio la mozione presentata da Sinistra Italiana che contesta l’Italicum come anticostituzionale e chiede di cambiare la legge.

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Questa la mozione della maggioranza anticipata dalle agenzie stampa, proposta da Pd, Area Popolare (Ncd – Udc) e Centro democratico:

«La Camera, premesso che l’11 luglio 2016 è entrata in vigore la legge 6 maggio 2015, n. 52, comunemente conosciuta come Italicum, in materia di elezione della Camera dei Deputati; è attualmente in corso un ampio dibattito politico su possibili e articolate ipotesi di riforma della citata legge; si impegna ad avviare, nelle sedi competenti, una discussione sulla legge 6 maggio 2015, n. 52, al fine di consentire ai diversi gruppi parlamentari di esplicitare le proprie eventuali proposte di modifica della legge elettorale attualmente vigente e valutare la possibile convergenza sulle suddette proposte».

ITALICUM, MOZIONE DI MAGGIORANZA PD-NCD

Si attendono ora le posizioni di Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, leader di Forza Italia e Lega Nord. Ma il partito del Cav ha già anticipato che discuterà di modifiche alla legge elettorale solo dopo il referendum. Prevista però una riunione tra i capigruppo del centrodestra, Fi, Lega e Fdi.

La sinistra Dem, intanto, non gradisce. E già anticipa alle agenzie stampa che non voterà la mozione di maggioranza: «Aria fritta. Non la votiamo», spiegano fonti dem in Parlamento. La sinistra del partito è nettamente critica nei confronti della mozione di maggioranza. Da tempo i bersaniani hanno depositato una proposta di legge sul Mattarellum 2.0“, ma dai vertici era già arrivata una chiusura. L’area di Speranza si riunirà alla Camera alle 13 e 30. Possibile però che non si arrivi a un “no”, ma che i bersaniani escano dall’aula o si astengano.

Racconta Tommaso Ciriaco su Repubblica:

Il Transatlantico è affollato, il clima elettrico. I parlamentari di Ncd si riuniscono, vogliono una mozione di maggioranza. Per evitare incidenti, i vertici del Pd rinviano a oggi l’atteso summit del gruppo. «Una scelta vergognosa », si arrabbia il dem Enzo Lattuca. «La verità – si rammarica Roberto Speranza – è che l’Italicum fa schifo e noi vorremmo ragionare di come modificarlo. Abbiamo chiesto un impegno di Renzi. E invece siamo ancora alle mozioni…». I renziani, a dire il vero, avrebbero preferito non presentare alcun testo e limitarsi a bocciare quelli degli altri, ma Angelino Alfano li convince a cambiare idea: «Altrimenti non tengo i miei». Gli ultimi ritocchi al testo arriveranno stamane, in un nuovo incontro tra Ettore Rosato (Pd), Maurizio Lupi (Ncd) e Pino Pisicchio (Misto). Ma il testo è ormai pronto, e insegue tre obiettivi: parlamentarizzare il nodo politico della legge elettorale, evitare patemi tra gli alfaniani, promettere una revisione dell’Italicum dopo il referendum.

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Il Pd, dunque, rischia di spaccarsi. Il Movimento 5 Stelle, intanto, si isola. Il partito di Beppe Grillo chiede la cancellazione dell’Italicum. Il modello è un proporzionale puro senza premio di maggioranza e con le preferenze. Una battaglia che si incrocia, politicamente, con quella del referendum costituzionale, vero spartiacque della legislatura.

(Foto: ANDREAS SOLARO / AFP / Getty Images)

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