Un italiano investe una 22enne senegalese e scappa. E la notizia non c’è. Facciamo schifo

24/11/2015 di Boris Sollazzo

Non abbiamo speranza. Inutile sperare di essere un paese civile, o di diventarlo, inutile immaginare un futuro migliore, se anche di fronte alla violenza, a una vita che si sta spegnendo, siamo così cinici, faziosi e intellettualmente scorretti.

E lo dico da giornalista. Perché questa volta sono i media i primi – cronologicamente – ad aver tradito la loro missione. Già perché proprio giornali e affini hanno pensato bene di ignorare – escluse un pugno di testate locali – un atto criminale. Una giovane donna è stata investita da un uomo di mezza età. Con un camper. Lui l’ha lasciata agonizzante sul ciglio della strada e per 15 ore quel corpo agonizzante non è stato notato da nessuno, perché lui ha compiuto uno dei delitti più imperdonabili, l’omissione di soccorso e perché non ci sono luci su quel tratto di strada. E ora S.F., 22 anni e residente a Osnago, che sulla provinciale 55 a Robbiate, sempre in provincia di Lecco, ha trovato un colosso a quattro ruote che l’ha abbattuta, combatte per rimanere in vita.

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Era sabato, l’orrore è stato scoperto solo domenica mattina. Ma oggi, sfogliando i giornali non lo troverete. Non nelle prime pagine, di sicuro. Merita un trafiletto o poco più, al massimo. Oggi, nessuna marcia leghista contro i pirati della strada. Oggi, nessun politico indignato che chiede di rivedere la legge sull’omicidio stradale. Niente, il silenzio. Eppure c’è tutta la narrazione adatta per indignarsi: la giovane vita quasi recisa, mentre tornava a casa dal lavoro, il cinico guidatore che la investe colpendola in pieno con lo specchietto e che poi scappa. Lasciando lì quell’appendice letale con cui la polizia lo ha rintracciato (già, il bastardo neanche si è costituito). Ma nulla. Ci sono corpi su cui neanche gli avvoltoi della tv del dolore, del giornalismo che si eccita all’odore del sangue, della politica intrisa di demagogia e populismo, si fiondano.

Perché sono corpi di serie B.

Non ci siete arrivati? Vi diamo un indizio. Il maledetto assassino non è straniero. Non è un rom. Non è un “neggher”. Non è un immigrato clandestino. Neanche un rifugiato. Non viene neanche da un paese comunitario, magari sfigato.
E’ un italiano. Un brianzolo, di Cornate d’Adda (per 24 ore i carabinieri gli hanno dato una caccia serrata, loro almeno non l’han considerata una vittima di secondo piano, S.F.). E vi pare che Libero possa titolare, che so, “bastardi brianzoli”? E poi Belpietro spiegarci che non ce l’ha con Monza e dintorni, ma solo con i figli di nessuno di quella provincia. Ve lo vedete Salvini urlare in tv contro i lombardi senza cuore? E infine i Tg lanciare il primo servizio con un urlato “Brianzolo investe una giovane donna e scappa”. Voi mi direte, cosa c’entra la provenienza? Cercate su google: in caso di non italiani, gli assassini vengono SEMPRE definiti con la loro nazionalità.
Bene, ma il fatto che sia uno dei “nostri” non basta. Il nostro non è diventato un mostro per un motivo ancora più semplice: lei, pur avendo parenti e amici a Lecco e provincia, è di origini senegalesi. Ecco il segreto. Lei è di colore, è un’africana. C’è chi, sui social, ha persino osato scrivere “sei nera, di notte, in una strada buia: non poteva vederla”.

Che razza di paese siamo? Neanche i morti sono tutti uguali. ‘A livella di Totò: pensavamo, un tempo, fosse la poetica constatazione di un genio del fatto che l’unica uguaglianza si raggiunge da cadaveri. Ma proprio il Principe della risata, in quella meravigliosa opera d’arte, chiudeva con l’amara ammissione che no, neanche lì, siamo tutti uguali. Questo fatto di cronaca è stato ignorato perché quella povera donna che rischia di morire non vale abbastanza nell’economia politica, mediatica e umana di quest’Italia. Uno dei maggiori quotidiani ha titolato “Investe ragazza col camper e fugge. Trovata dopo 15 ore: preso pirata”. Sì, non ci sono gli aggettivi brianzolo e senegalese. Una lezione di giornalismo, se non fosse che in caso fosse stato il contrario, lo spazio per quelle due parole sarebbe stato trovato.

Facciamo schifo. Noi cittadini che non ci indigniamo abbastanza per quella lavoratrice travolta e che questa volta non marciamo. Noi giornalisti che non troviamo spazio e voglia per raccontarla e darle la dignità che consegnamo a chi ha la nazionalità giusta. I politici, con e senza felpa dedicata a ogni città del nord (aspettiamo quella rosso sangue con su cucito a caratteri cubitali “Cornate d’Adda”).

Sapete che c’è? S.F., trovata semiassiderata e con lesioni gravissime, dopo una notte all’addiaccio, è una vittima che merita la stessa attenzione di italiani e italiane che vengono uccisi o feriti a morte dai pirati della strada. E quelli di serie B, semmai, siamo noi. Popolo di avvoltoi a comando.

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