Istat: Italia più ottimista, ma la ripresa non è per tutti

Più ottimismo nei confronti del futuro e meno strategie per il contenimento della spesa. Ma restano le grandi contrapposizione “storiche” del nostro paese: Nord e Sud, giovani e anziani, poveri e ricchi, uomini e donne. È questa l’Italia fotografata dall’Istat nel terzo Rapporto sul benessere equo e sostenibile: un’Italia dove si torna a investire in ricerca e sviluppo ma anche in partecipazione culturale, facendo passi in avanti nella crescita del benessere. Purtroppo, però, questo non accade per tutti.

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ANSA

2014, ANNIO DI TRANSIZIONE –

I dati fanno riferimento al 2014, considerato dall’Istituto di statistica come un anno “di transizione”, come spiega Linda Laura Sabbadini, direttore centrale dell’Istat: «Dopo la grande tempesta del 2013 e le criticità presente dal 2008, il 2014 è un anno di transizione. Si ferma la caduta e ci sono addirittura segnali di miglioramento. Le reti sociali, che hanno rappresentato un importante riferimento nella crisi, migliorano». Nel 2014, la spesa per i consumi è aumentata dello o,7%, alla quale si è aggiunta la leggera crescita del reddito totale disponibile. Questo ha determinato un piccolo calo delle famiglie che dichiarano di essere in difficoltà ad arrivare alla fine del mese.

LA RIPRESA NON È PER TUTTI –

Purtroppo però questi segnali di ripresa non sono per tutti: «Tra Nord e Sud c’è una situazione speculare – ha continuato Sabbadini – in particolare rispetto a lavoro e sicurezza: il Sud si colloca ai livelli più bassi e con una dinamica peggiore per il lavoro, e la forbice è aumentata in questi anni, sia per la qualità che per la quantità del lavoro. E poi si accentua anche il problema della sicurezza». Insomma, quelle famiglie che dichiarano di avere meno difficoltà ad arrivare a fine mese sono in gran parte al Nord, mentre al Sud cresce il disagio: «Le Regioni più penalizzate per l’indice di disagio e quello di disuguaglianza sono la Sicilia, la Campania, la Calabria e la Puglia» – spiega ancora l’Istat, sottolineando la distanza sempre più accentuata tra Nord e Sud. Le differenze tra Nord e Sud si fanno evidenti anche sul fronte dell’ottimismo degli italiani: al Nord il 41,1% ha dichiarato di avere un livello di soddisfazione elevato, contro il 35% dei cittadini del Centro e il 27,9% di quelli del Sud.

LE GRANDI DIFFERENZE TRA NORD E SUD. E NON SOLO –

Nel 2014, per la prima volta, c’è stata una ripresa del tasso di occupazione: ma, oltre a trattarsi della crescita più bassa dei paesi dell’Unione Europea, si tratta di un dato che vede una quota dei lavoratori part-time involontari doppia rispetto al resto d’Europa. Inoltre, come sottolinea Rosaria Amato su Repubblica, «nonostante la ripresa dell’occupazione sia stata soprattutto al femminile, oltre il 27% delle donne che vogliono lavorare non ci riesce, contro il 19,3% degli uomini, e con un divario cinque volte superiore a quello europeo. Inoltre il tasso di occupazione aumenta sopratutto per gli ultracinquantacinquenni (+3,5 punti), mentre l’indicatore scende al di sotto del 50% per i giovani 20-34enni e non mostra segni di recupero per le altre fasce di età»

(Photocreditt copertina: ANSA)

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