Isis, ora c’è il patto Obama-Putin

A margine del G20 di Antalya, in Turchia, Barack Obama e Vladimir Putin hanno siglato un patto per spazzare via l’Isis, che ora preferiscono chiamare Daesh. In un lungo colloquio, durato 35 minuti, il presidente americano ha riconosciuto l’importanza dello sforzo militare russo in Siria. Si tratta di una svolta fino a poche settimane fa impensabile. Racconta Federico Rampini su Repubblica:

La novità più rilevante emerge dal colloquio informale, ai margini del summit, tra Obama e Putin. Un fuori programma denso di novità, e di conseguenze. Un colloquio lungo (35 minuti), intenso, quasi confidenziale, tra i due presidenti: seduti uno di fronte all’altro, chinati per essere più vicini, a sussurrarsi cose che solo gli interpreti possano udire e tradurre. Uno stretto collaboratore di Obama riassume così il contenuto: «È stata una discussione costruttiva, centrata sugli sforzi per risolvere la guerra in Siria, un imperativo reso tanto più urgente dall’orribile attacco terroristico di Parigi. Obama ha riconosciuto l’importanza degli sforzi militari che la Russia sta conducendo contro lo Stato Islamico in Siria. Ed ha espresso il suo profondo cordoglio per le vittime russe dopo la caduta dell’aereo sul Sinai». Novità di tono e di sostanza. L’ultima volta che Obama e Putin si erano visti era a fine settembre a New York all’assemblea Onu. Fu un colloquio gelido, teso, inconcludente. Subito dopo Putin lanciò i raid russi sulla Siria, attirandosi accuse dagli americani. Secondo Washington quei bombardamenti servivano solo a puntellare Assad, non colpivano lo Stato Islamico, prendevano di mira ribelli moderati e filo-occidentali. Ma da allora lo scenario è cambiato, costringendo tutti a rivedere le proprie posizioni.

 

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ISIS, L’ACCORDO OBAMA-PUTIN –

L’intesa tra Obama e Putin in chiave anti-Isis prevede che il presidente Bashar al Assad sia parte della transizione in Siria. A Vienna i due ministri degli Esteri americano e russo John Kerry e Sergei Lavrov hanno già trovato un accordo per il futuro del Paese: governo di unità nazionale che includa Assad, elezioni sotto il controllo Onu e nuova Costituzione. Spiega ancora Rampini su Repubblica:

Mai prima d’ora Obama aveva dato atto che l’intervento militare russo in Siria è “importante”. Lo fa sperando che i raid russi si concentrino sull’obiettivo giusto. In cambio l’America accetta che Assad sia parte della transizione verso un accordo di pace, che i suoi rappresentanti dal primo gennaio siedano a Vienna con gli esponenti dell’opposizione, in un tavolo di negoziato “benedetto” da Mosca e Washington. L’accordo Obama-Putin, di cui si fanno le prove generali qui al G20 di Antalya, è condizione necessaria ma non sufficiente, perché la coalizione contro Daesh passi ad una velocità superiore, moltiplichi la propria efficacia, fino a sconfiggere la centrale del terrore.

(Foto di copertina da archivio Ansa. Credit: EPA / PRESIDENTIAL PRESS SERVICE / POOL MANDATORY CREDIT: RIA NOVOSTI)

 

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