Perchè il modello economico dell’ISIS è insostenibile

ISIS, l’economia del sedicente califfato islamico si basa su un modello insostenibile. ISIS è l’organizzazione terroristica più ricca del mondo grazie al controllo di un vasto territorio, oggetto di continue depredazioni per finanziare le attività jihidistiche. L’economia di guerra perseguita dall’ISIS porterà però a un inevitabile collasso, visto che in un periodo di tempo, che potrebbe anche essere molto lungo, il suo territorio non potrà più essere depredato ulteriormente.

ISIS ECONOMIA

– Uno dei maggiori esperti di terrorismo, Peter Neumann, ha descritto su Bild Zeitung il modello economico dell’ISIS. Il sedicente califfato islamico può contare su entrate giornaliere da diversi milioni di dollari, tra i cinque e i sette. Grazie a queste ingenti risorse ISIS è definito come l’organizzazione terroristica più ricca del mondo, una descrizione tanto vera quanto lacunosa. E’ vero che ISIS non basa la sua forza economica su conti segreti depositati all’estero, ma le maggiori ricchezze ottenute grazie al controllo territoriale impongono anche spese quali l’erogazione di servizi minimi. L’originalità di ISIS consiste infatti nel suo tentativo di farsi stato: dall’estate del 2014 l’organizzazione controlla circa un’area lunga 900 chilometri, che va dalla Siria settentrionale alle città vicine a Baghdad. Benchè nessuno Stato l’abbia mai riconosciuto, il modello economico dell’ISIS si è adattato alla nuova realtà. Il sedicente califfato islamico si finanzia ora come un normale Stato, con tanto di tasse per finanziare le sue spese. Chi gestisce attività economiche a Raqqa come a Mossul, paga imposte all’ISIS invece che ai legittimi governi di Siria e Iraq.

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ISIS TERRITORIO

– Come succede a uno Stato, anche l’ISIS conta molto sul commercio con l’estero. L’export petrolifero riveste un ruolo centrale, così come il contrabbando di sigarette, reliquie e altri beni rubati dai terroristi. Secondo Peter Neumann oltre al greggio il “tesoro” dell’ISIS è rappresentato dalla costante depredazione dei territori caduti sotto la sua bandiera. Quando i miliziani di al-Baghdadi conquistano una nuova città, rubano i beni abbandonati da chi è fuggito dal terrore islamista. Il ricavato dei bottini di guerra permette di assicurare nuove entrate al bilancio del sedicente califfato, così come di garantire privilegi ai suoi guerriglieri. La ricchezza dell’ISIS, a differenza degli altri gruppi terroristici, viene così dall’interno. Per questo motivo è difficile utilizzare gli strumenti tradizionali già utilizzati contro al-Qaida, come il blocco dei depositi bancari sospetti. Come rimarca Peter Neumann, “l’indipendenza dall’economia e dalla finanza internazionale è la più grande debolezza dell’ISIS. Per uno Stato che non commercia con nessuno e non produce nulla degno di menzione, c’è sempre meno da tassare. Un’economia predatoria implode su se stessa, e così il modello ideologico su cui si basa”. Per Neumann ci sono già segnali in questa direzione, come il blocco all’espatrio imposto agli ingegneri, o le proteste dei guerriglieri per l’aumento dei prezzi. La distruzione dell’ISIS può essere raggiunta con il suo completo isolamento economico, anche se ciò potrebbe richiedere molti anni.

Photo credit: JM LOPEZ/AFP/Getty Images

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