Tasse alle imprese, giù dal 2016

Tasse alle imprese, giù dal 2016: il Tesoro è a caccia di 17 miliardi per coprire la riduzione delle tasse sulle attività produttive di qualche punto percentuale già dalla manovra del prossimo anno. Un impegno che necessita di sostanziose coperture di spesa che i tecnici del Bilancio dello stato stanno già cercando di rinvenire nelle pieghe della spesa pubblica: l’intenzione dell’esecutivo è quella di abbattere le tasse sulla produttività di almeno due punti percentuali. Sullo sfondo, le elezioni politiche che, iniziano a calcolare dal Governo, si potrebbero tenere nel 2017.

TASSE ALLE IMPRESE, GIU’ DAL 2016

Il Messaggero riporta le intenzioni del governo sulla politica fiscale.

 La riduzione delle tasse per le imprese era stata promessa per il 2017 ma una parte consistente arriverà prima, già il prossimo anno: l’aliquota Ires oggi al 27,5 per cento scenderà al 24-25 non per solo per le aziende del Sud o quelle medio-piccole ma per tutte. Nelle intenzioni del governo è solo il primo passo di una strategia che comprende un’ulteriore taglio dell’imposta pagata dalle società e una riduzione della base imponibile dell’Irap: l’obiettivo finale è un livello del prelievo al di sotto di quello applicato in Spagna, dove l’aliquota è stata portata quest’anno al 28 per cento e scenderà ulteriormente al 25 dal primo gennaio 2016

La situazione è intricata: bisogna trovare le coperture finanziarie per disinnescare alcune clausole di salvaguardia previste dai precedenti governi per 16 miliardi di euro; per abbassare le tasse serviranno altri 17 miliardi: la caccia alle coperture finanziarie è ufficialmente aperta, visto che i fondi andranno trovati solamente con la spending review.

L’intenzione di partire subito, e non in modo simbolico, è forte: per dare un segnale al mondo produttivo in un momento in cui la ripresa ha bisogno di consolidarsi, ma anche per mostrare alla commissione europea che la riduzione del prelievo sugli immobili non è il solo piatto forte della legge di Stabilità in preparazione, destinata a passare al vaglio di Bruxelles in particolare per quanto riguarda la concessione di margini di flessibilità. Dunque una riduzione significativa partirà dall’anno d’imposta 2016. Ogni punto rispetto all’attuale livello del 27,5 per cento costa circa 1,3 miliardi in termini di minor gettito: arrivare al 25 vuol dire impegnare quasi 3 miliardi e mezzo, scendendo fino a 24 ci si avvicina ai 5

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Per dare una mano si potrebbero attivare delle “alchimie contabili” che consentirebbero di ridurre l’impatto di questi nuovi impegni di spesa, sopratutto a favore dei bilanci delle imprese.

A giugno e a novembre del prossimo anno si verseranno le rate di acconto per il 2016, che potrebbe essere calcolate con la nuova aliquota al 24-25 per cento ma con una percentuale aumentata, anche oltre il livello del 100 per cento, in modo da mantenere sul momento il gettito invariato o comunque solo leggermente ridotto. Le società potranno così contare per i propri bilanci di un significativo calo dell’aliquota, ma i benefici in termini di cassa per i contribuenti (e il corrispondente onere per lo Stato) si manifesteranno in pieno solo nel giugno successivo, al momento del saldo. Poi nell’anno di imposta 2017 il percorso proseguirà con l’ulteriore taglio dell’aliquota, che potrebbe scendere fino al 20 per cento

Il successivo intervento sull’Irap completerà il percorso di competitività dell’Italia rispetto alla Spagna: e l’idea, poi, è quella di agire nuovamente sulla classe media italiana, andando ad intervenire sull’Irpef fino ai 60mila euro.

 Già lo scorso anno era stata eliminata buona parte della componente costo del lavoro [dell’Irap]: questa operazione verrebbe completata e sparirebbe anche il prelievo legato agli interessi passivi. A quel punto l’Irap si trasformerà davvero in una sorta di addizionale regionale all’Ires, la cui aliquota del 3,9 per cento si aggiungerebbe al 20 dell’imposta per le società. E l’obiettivo di battere la Spagna nella gara ad attrarre le imprese potrà dirsi raggiunto.

 

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