Io non mi arrendo: la storia della Terra dei Fuochi

16/02/2016 di Redazione

IO NON MI ARRENDO: BEPPE FIORELLO EROE DELLA TERRA DEI FUOCHI

Io non mi arrendo è una fiction di Rai1 con Beppe Fiorello, Massimo Popolizio, Elena Tchepeleva, Paolo Briguglia e Maddalena Crippa. Un film in due puntate, per la regia di Enzo Monteleone, che si ispira liberamente a Roberto Mancini, il poliziotto che per primo portò alla luce il dramma della terra dei fuochi. La prima puntata è andata in onda ieri ed è stata vista da più di sette milioni di persone, con uno share del 27.76%.

IO NON MI ARRENDO, CHI ERA ROBERTO MANCINI?

Roberto Mancini è morto il 30 aprile 2014. «Non un eroe, ma un servitore dello Stato», ricorda con commozione Beppe Fiorello «Un uomo che ha sempre fatto del suo mestiere una missione». Fu il primo poliziotto a svelare al mondo il dramma della terra dei fuochi, indagini che pagò con la sua stessa vita. Migliaia di tonnellate di rifiuti tossici erano stati riversati tra Napoli e Caserta dalla criminalità organizzata. Ma Mancini venne lasciato solo, fino alla prematura morte a 53 anni. «È impossibile non indignarsi di fronte alla mancanza di dedizione e vocazione alla giustizia da parte di certi organi dello Stato che avrebbero dovuto sostenere Roberto sin da subito nel suo lavoro, collaborando a un’indagine che avrebbe potuto – fin da allora – smascherare un piano scellerato,criminale e irresponsabile». Mancini è stato ucciso dall’indifferenza dello Stato e delle istituzioni, prima che la malattia lo stroncasse. Poco prima di lasciarci il poliziotto aveva iniziato a scrivere un libro, base da cui gli autori sono partiti nella loro ricerca. «Mancini rappresenta il meglio degli italiani che servono il nostro paese» ricorda il regista «Aveva trovato le prove per inchiodare i boss di Gomorra molti anni prima che diventasse di dominio pubblico, ma la sua ricompensa è stato un male terribile che lo ha minato nel corpo per undici lunghi anni».

IO NON MI ARRENDO, IL TRAILER UFFICIALE

IO NON MI ARRENDO, ANTICIPAZIONI DELLA SECONDA PUNTATA

Avevamo lasciato Mancini con la decisione di far incriminare Russo, interrompendo i suoi traffici imponenti e redditizi. Quando l’indagine viene archiviata e seppellita nel tribunale di Napoli, Roberto viene trasferito a Roma, costretto ad assumere un incarico secondario al commissariato di San Lorenzo, dovrà fare i conti con la malattia che lo costringe a continui cicli di chemioterapia. Intanto, a Napoli, un giovane magistrato della DDA decide di riaprire la sua vecchia inchiesta, ma dei faldoni di Mancini non c’è traccia. L’unico modo per ottenere informazioni è quello di contattare chi le aveva portate avanti. Roberto Mancini ricostruirà il suo vecchio gruppo operativo, poco prima della sua morte.

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