TFF, Elisabetta Sgarbi “Nel cinema come nell’editoria devi fare ciò in cui credi”

“Desideravo puntare i riflettori su quelle persone invisibili che spesso non si rendono conto di che ruolo importante abbiano nella nostra vita. Può capirmi chi ha genitori non più giovani e ha bisogno di persone che li assistano”. Occhiali neri, solita eleganza, Elisabetta Sgarbi introduce così “Colpa di comunismo”, quarto e ultimo film italiano in concorso, nella sezione Torino 33, al Torino Film Festival.

“Colpa di comunismo è la traduzione di un’espressione che mi ha colpito di uno degli uomini di questa comunità romena di Fabriano, che con la sua caduta ha tolto loro la sicurezza di un lavoro “obbligatorio”. E qui raccontiamo la loro nuova vita, ancora più difficile”. L’ultima battuta è riguardo al suo mestiere di editrice, forse persino più difficile di quello di regista. “Bisogna credere nelle cose che si stanno facendo, essere sempre se stessi. Si deve avere un moto d’amore per ciò che si fa: e il mio è sconfinato per il cinema come per il mio mestiere di editrice. E allora anche le difficoltà portano a buoni risultati. E la coerenza con se stessi porta anche a scelte molto difficili”. Così, con stile, come è abituata, senza citarla, risponde alle polemiche di questi giorni sulla sua uscita da Bompiani.

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