Inge Feltrinelli: «Giangiacomo fu ucciso, sapeva di Gladio e dei loro depositi di esplosivi»

«La morte di mio marito? Fu un omicidio politico: Giangiacomo sapeva di Gladio». Lo afferma al Corriere della Sera, in una lunga intervista, Inge Feltrinelli.

«Aveva capito – ha raccontato Feltrinelli – che non avrebbe cambiato il mondo con i libri, o l’avrebbe cambiato troppo lentamente. Tentai di fermarlo. Lui mi lasciò. Nel mio diario scrissi: “He’s lost”, è perduto». Secondo Inge la sua morte non è stata un incidente.

Che idea si è fatta della sua morte?

«Certo non è stato un incidente».
Fu ucciso?
«Sì».
Da chi?
«Non lo so. Era un uomo scomodo. Troppo scomodo, troppo libero, troppo ricco; troppo tutto. Era tenuto d’occhio da cinque servizi segreti, inclusi Mossad e Cia. E ovviamente quelli italiani. Forse sono stati loro. Lui sapeva di Gladio e dei loro depositi di esplosivi. Per difendersi da Gladio
fondò i Gap, reclutando ex partigiani e giovani rivoluzionari. Temeva un golpe di destra; e non era una paura immaginaria».
Fu un delitto politico, quindi?
«Certo. I giornali pubblicarono la foto del cadavere di uno sconosciuto: lo riconobbi subito. Tra i poliziotti lo riconobbe il commissario Calabresi. Venne qui a casa alle sei del mattino, a interrogare il portiere. Solo dopo mi portarono all’obitorio. È uno dei tanti misteri italiani irrisolti. Come la morte del nostro amico Pasolini. Anche lui un uomo scomodo».

(foto da Archivio Ansa)

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