In settemila per un posto da infermiere

In settemila si presentano per un unico posto da infermiere: succede a Parma, dove candidati da tutta Italia arrivano con autobus, pullman, trasporti di fortuna per concorrere ad un posto da infermiere bandito dall’ospedale emiliano. Dalla Sicilia, dalla Calabria, dalle Marche, dormendo negli Autogrill per essere presenti e tentare di essere il migliore fra i settemilia colleghi. Il tutto per una professione che, secondo i luoghi comuni che circolano insistentemente in Italia da circa dieci anni, avrebbe dovuto essere letteralmente “sempreverde”.

INFERMIERI, IN SETTEMILA A PARMA PER UN UNICO POSTO

Ne scrive Il Messaggero, in edicola oggi.

A Parma si sono presentati in 7580 per un posto, uno, da infermiere. Il concorso pubblico bandito dalla locale azienda ospedaliera universitaria è stato allestito ieri nel quartiere fieristico per poter ospitare tutti. La selezione è valida per tre anni, perciò l’azienda assumerà subito una persona e se avrà bisogno, in futuro, attingerà alla graduatoria finale, quella in cui compariranno i nomi di chi oltre ad aver superato questa prima prova, avrà passato anche la seconda e la terza fase, ovvero colloquio orale e prova pratica.

D’altronde, tre giorni fa, alla Niguarda di Milano, erano stati banditi 25 posti e sono arrivate, scrive il quotidiano, qualcosa come 13mila domande.

Ieri c’erano tantissimi infermieri precari che lavorano già in cliniche private e sognano un posto al sole, nella sanità pubblica. C’erano anche quelli che hanno messo un piede negli ospedali con un avviso pubblico, e ora sperano di rimanerci con il concorso. Ma c’erano anche giovani neolaureati appena usciti dalla facoltà che non trovano occupazione «a dispetto di quanto mi dicevano quando mi sono immatricolata, che questa è la professione sempreverde per eccellenza, e invece… – sospira una venticinquenne di Taranto ancora vigile all’uscita del test nonostante le poche ore di sonno – Sono arrivata stamattina alle cinque e mezza con l’autobus». Già perché si sono mobilitati da tutta Italia per venire quassù, da San Benedetto del Tronto, Pisa, Piacenza, Bari, Napoli, Agrigento, e con loro si è mosso anche un bell’indotto per i trasporti: soprattutto autobus che partono dal profondo sud calabrese e attraversano, fermata per fermata, tutta l’Italia

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I veterani dei concorsi ormai sono abituati e attrezzati a sostenere vere e proprie prove di forza.

Una quarantenne bionda di Anzio ha organizzato il viaggio su misura: «Ho finito di lavorare alle 21 ieri sera, poi ho preso l’auto e sono partita, a un certo punto ero stanchissima, ho tirato giù il sedile e ho dormito in autogrill. Sono esperta ormai, questi concorsi li provo tutti». Un venticinquenne siciliano di Avola ripensa alle domande: «C’erano molti quesiti di patologia, fisiologia, e pochi sulla legislazione, anzi neanche uno».

E dire che all’estero, c’è carenza di infermieri. La Bbc, scrive ancora il Messaggero, ha raccontato il problema della carenza di professioni sanitarie, riportando il dato: nel solo 2014 il Regno Unito ha reclutato qualcosa come 7500 infermieri dall’estero; come se fossero stati assunti tutti i partecipanti al concorso. Le storie degli italiani che hanno tentato la fortuna fuori dall’Italia sono tante e di successo.

Giulia è una trentenne parmense: due lauree italiane, una in conservazione dei beni culturali e un’altra in professioni sanitarie. Lei il concorso l’ha guardato da lontano, dall’ospedale ortopedico Nuffield di Oxford dove è stata assunta con un contratto che prevede uno stipendio base di 1400 sterline, esclusi notti e fine settimana. «Qui gli infermieri inglesi sono in minoranza. Siamo soprattutto italiani, portoghesi, spagnoli e polacchi. Io ho trovato l’annuncio su internet due mesi fa ma già all’università sapevo della possibilità di fare colloqui con agenzie di reclutamento per infermieri nel Regno Unito. Qui si lavora in turni lunghi “long day” di 14 ore, sono sei mesi di prova poi scatta il contratto a tempo indeterminato. Ma l’ospedale ti dà 1000 sterline extra già il primo mese a patto che tu stia per un anno».

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