L’Imam di Napoli: «La nostra è religione di pace. Quel ‘Bastardi islamici’ offende 1,5 mld di persone»

«Con i non musulmani dobbiamo avere un buon rapporto, un rapporto di fiducia: è anche anche questo l’insegnamento del profeta». «La propria fede non dev’essere vissuta in maniera distorta». Amar AbdallahImam della moschea di corso Arnaldo Lucci a Napoli e presidente della comunità islamica della città partenopea, non si stanca di ripeterlo in questi giorni. Gli attentati di Parigi hanno ancora una volta alimentato nel nostro paese i timori di molti, legati alla convivenza con gruppi di persone di diverso orientamento religioso, ma la follia assassina dell’Isis non può e non deve certamente essere l’occasione per fare una banale generalizzazione e confondere terrorismo jihadista e fedeli islamici.

 

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«La comunità islamica ha già condannato questo attacco terroristico – ci ha detto ieri l’Imam -. Ma non soltanto questo attacco. Noi condanniamo tutti i fatti di terrorismo, ovunque essi accadano. Ci siamo rimasti malissimo. Siamo addolorati». Insomma: la presa di distanze dallo Stato Islamico dei tagliateste è netta e senza tentennamenti, ed è accompagnata anche da un malessere nei confronti di chi prova strumentalmente a screditare l’intero mondo islamico. Amar Abdallah parla di «ignoranza di persone che non sanno quello che dicono». E aggiunge: «Noi siamo tranquilli, la nostra religione è una religione di pace». A dimostrarlo, secondo l’Imam, sarebbe anche l’esperienza napoletana, e non solo quella: «Noi facciamo assolutamente parte della società italiana. La comunità islamica convive bene, ed è ben inserita», ha affermato.

Dunque – ha poi concluso il suo ragionamento – «si parla contro i musulmani ma la guerra non dev’essere fatta contro le religioni ma contro l’ignoranza». Una sfida alla quale un capo spirituale non può certamente sottrarsi. La sfida dell’Imam e della sua comunità – ci ha detto Abdallah – è anche quella di «alzare il livello della cultura della gente», che è in fondo il modo migliore per evitare stupidi fanatismi, estremizzazioni, radicalizzazioni che rischiano a loro volta di sfociare in violenza. Dunque, l’Isis, un’organizzazione criminale che sembra distante anni luce. «Chi sono? Da dove vengono? Che scuola hanno fatto per avere vivere la religione in maniera così distorta? Non lo sappiamo», dice l’Imam mostrandosi stupido soprattutto per la capacità di movimento dei miliziani jihadisti e la capacità di eludere ogni controllo. Normalmente – ha riflettuto – quando «viaggiamo in Italia e fuori non possiamo entrare all’aeroporto con una bottiglietta di più di 100 ml. Come fanno loro (a spostare i loro mezzi, nda)?».

Non poteva infine mancare da parte di Abdallah un giudizio (ovviamente severo) sul dibattito infuocato sui giornali e nel mondo della politica. Matteo Salvini e la Lega Nord, e Maurizio Belpietro e Libero Quotidiano, non vengono mai citati, ma è chiaro che  è a loro che l’Imam si riferisce quando afferma che «le parole possono fare ferite più dolorose delle cose materiali». «Certamente quando una persona o un giornalista, o un qualsiasi gruppo o partito parla senza riflettere, non fa controllo delle parole, si vede con il tempo quale ignoranza abbiamo raggiunto. Nessuno deve dar fastidio o far male. Quando dicono ‘Bastardi islamici’ (il titolo in prima pagina di Libero Quotidiano di sabato scorso, nda), chi attaccano? Attaccano il gruppo di una decina di persone che ha fatto l’attentato o un miliardo e mezzo di persone nel mondo? Non è (quello, nda) un modo giusto e nemmeno educato di fare un titolo». «Si parla contro i musulmani – e così conclude Abdallah – ma la guerra non dev’essere fatta contro le religioni, mai, ma contro l’ignoranza».

(Foto di copertina: Giornalettismo)

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