Il ritorno alla vita di un beagle di Green Hill

10/12/2012 di Maghdi Abo Abia

“Perché uno tiene un cane?” “Per sicurezza, immagino. Per la sicurezza di sapere che c’è almeno una creatura al mondo che ti vuole bene”. Probabilmente Charlie Brown e Linus hanno ragione, è proprio questo a spingerci ad avere un cane.

L’ARRIVO TUTTO PARTICOLARE – Ma cosa fare quando capita di trovarsi tra le mani un cane che non sa di essere tale? E’ quello che ha sperimentato la famiglia Rizzotto di Milano, la quale ospita da poco meno di quattro mesi un beagle proveniente dall’allevamento “Green Hill” di Montichiari. Banjo, questo è il suo nome, è arrivato in casa loro dopo aver passato più di due anni chiuso in una gabbietta e la sua storia è quella di un cane che, per dirla secondo le parole del suo padrone, ha conosciuto la mano dell’uomo solo in maniera fredda ed asettica, una mano da temere più che amare.

LA STORIA DI UN CANE – Non vogliamo parlare di diritti degli animali né esprimere giudizi su quanto successo nei mesi scorsi a Montichiari. Il nostro obiettivo è quello di raccontare la quotidianità dopo le occupazioni, gli sgomberi, i sequestri. Vogliamo raccontarvi di come un cane stia provando a reinserirsi nel mondo vivendo come un soggetto della sua specie. Vogliamo spiegarvi come può l’amore di una famiglia fargli dimenticare due anni chiuso in una gabbietta in un ambiente asettico quale può essere un laboratorio. Non vogliamo parlarvi di uomini, di animalismo, di diritti, ma solo di un cane e della sua nuova vita.

LA VOGLIA DI UN BEAGLE – La famiglia che ha accolto Banjo sa benissimo cosa significhi avere in casa un beagle con un passato difficile. Prima di lui avevano frequentato l’appartamento del centro di Milano anche altri due cani della stessa razza, Romeo e Casper, entrambi alla ricerca di un futuro radioso dopo un passato difficile. Per questo motivo si sono messi in contatto con la Enpa di Voghera, struttura conosciuta dalla famiglia in quanto proprio i volontari di quell’ufficio gli avevano dato in adozione Casper.

L’OPERA DELL’ENPA DI VOGHERA – La famiglia voleva con questo gesto trovare un sostituto per il loro secondo beagle, affetto da problemi cardiaci. Ed è stato l’aggravarsi della situazione clinica del cane, che sarebbe mancato da lì a pochi giorni per via di un tumore al cuore, a spingerlu a prendere un’altra bestiola. E fu così che arrivò Banjo. Prima però l’Enpa ha valutato la figura della famiglia per capire se poteva essere in grado di dedicare un futuro al cane. Una volta arrivato il via libera è stato dato in affido un beagle maschio di due anni e mezzo. Attenzione, in affido, non in adozione.

E’ SOLO IN AFFIDO – La differenza è sottile ma fondamentale. Per usare le parole del padrone, Giangiacomo: “tecnicamente, non dispone della sua stessa vita, ancora prima di avere libertà, del diritto ad una famiglia e a delle coccole”. Questo per spazzare il campo da dubbi relativi allo status di questi cagnolini. Qualora si fosse trattato di un’adozione i nuovi padroni avrebbero potuto cambiare il chip invece ora devono aspettare la fine della trafila burocratica di Green Hill.

LA VERSIONE DELL’ENPA VOGHERA – A questo proposito abbiamo ottenuto una comunicazione dell’associazione la quale ci ha spiegato meglio la situazione:

i cani sono ancora sotto sequestro (quindi la proprietà degli animali è ancora, di fatto, della Marshall) e il loro custode giudiziario non è l’Enpa, ma sono Lav e Lagambiente. Pertanto non esiste né può esistere alcun vincolo di proprietà – presunto o “di fatto” – tra l’Ente Nazionale Protezione Animali e i beagle di Green Hill. E’ vero, invece, che la nostra associazione è stata presente con i suoi operatori specializzati a Montichiari (Bs) durante i giori della liberazione, ha ospitato nelle sue strutture circa 400 beagle ed ha collaborato gomito a gomito con i custodi giudiziari Lav e Legambiente,nel trovare delle famiglie affidatarie che si prendessero cura degli animali.

UNA VITA SENZA UMANI – Ciò significa che se al termine della trafila giudiziaria l’allevamento dovesse vedere confermate le sue ragioni, i cani tecnicamente potrebbero tornare indietro. Anche se la cosa appare poco probabile, come spiega il padrone: “in teoria loro potrebbero rivolerlo se vincono ma in pratica non gli serve più in quanto è stato contaminato dall’uomo in quanto non aveva mai visto una persona”. Prima di poter abbracciare Banjo l’Enpa, la quale si è trovata a smistare uno stock di beagle provenienti dall’allevamento, ha messo in guardia la famiglia appunto sui problemi che avrebbe avuto il cane.

I PROBLEMI DI SALUTE – Banjo non ha mai visto il mondo. Non ha mai annusato la neve. Non sa cosa siano le coccole. Tutte cose che sta imparando solo ora, a due anni e mezzo di vita. I veterinari che lo visitarono prima dell’affido stabilirono che era pronto per una nuova vita ma il cane ha subito mostrato dei problemi gravi. In primis soffre di gengivite, malattia dalla causa al momento sconosciuta. Ciò significa che è costretto ad alimentarsi con pasti morbidi o cremosi. Per questo motivo al momento lo stanno curando con pastiglie, antibiotici e dentifrici.

TIMORE CONTINUO – Inoltre con i primi freddi, nonostante il cappottino di ordinanza, il cane ha manifestato una serie di malanni come raffreddore e tosse. A conferma del fatto che nei primi di anni di vita passati in un ambiente asettico e confinato in una gabbia ha abbassato le sue difese immunitarie. Inoltre il cane, nonostante le rassicurazioni dei volontari, risulta molto timoroso e spaventato da qualsiasi cosa. Il suo comportamento poi risulta molto strano se paragonato a quello di un cane qualsiasi. Non ha voglia di uscire per il giro, non ha capito né i comandi fondamentali né i richiami classici, anche se sembra abbastanza ubbidiente.

ALLA RICERCA DI UN RIFERIMENTO – Come tutti gli animali ha trovato nel capofamiglia la figura simbolo, ovvero il suo capobranco. Ciò significa che non si stacca mai dal suo riferimento e se questo esce di casa, il cane si pianta dietro la porta di casa aspettando il suo rientro. Si tratta di un comportamento simile a quello degli altri “inquilini” del passato. Ma a differenza di Romeo e Casper, Banjo ha però dimostrato diffidenza nei confronti degli altri membri della famiglia tanto da divenire particolarmente riottoso, specie nei primi mesi, ai richiami di persone diverse dal “capobranco”.

RICOMPENSA – Il beagle passa la maggior parte del suo tempo a nanna sul divano. Sogna in continuazione e si fa molta fatica a svegliarlo. Inoltre mostra una certa insofferenza nei confronti di chi interrompe il suo sonnellino. Un cane quindi difficile con un comportamento tutto suo dettato dalle contingenze e dal suo passato. I padroni sono riusciti a farsi dare un minimo d’attenzione attraverso quella che è stata definita “la tecnica della ricompensa”. Purtroppo a causa della gengivite il cane ha difficoltà nel cibarsi con alimenti solidi o con i classici biscotti.

TI VOGLIAMO BENE – Per questo motivo la famiglia ha provato ad alternare al dentalstick, un bastoncino dentifricio, dei cibi umidi a base di riso soffiato, carne trita e verdure, così che per lui sia più semplice sia mangiare sia masticare senza avere l’assillo dell’impossibilità di cibarsi. La famiglia poi si è posta un obiettivo. Viste poi le difficoltà espresse dal cane sia dal punto di vista della socialità sia dal punto di vista comportamentale, la famiglia Rizzotto si è posta come obiettivo quello di far vincere a Banjo la sua profonda diffidenza nei confronti dell’uomo e di ammansirlo, fargli capire che ora esiste una famiglia che lo ama, che gli vuole bene e che non lo lascerà mai da solo.

PAURA DELLA SOLITUDINE – Come spiega Giangiacomo, il problema di Banjo è lo stesso di tutti i beagle, ovvero la voglia di compagnia ed il senso di abbandono, ancora forte e dominante dentro di lui. Ciò significa che quando viene lasciato in casa da solo si lancia in latrati fortissimi “da strappare le lacrime” corredati da alcuni dispetti, cosa che ad esempio i loro due beagle precedenti non facevano. Probabilmente il cane sta prendendo coscienza ora del fatto di essere entrato in una casa ed appena sente il vuoto intorno a sé, probabilmente, rivive i timori del passato.

IL RAPPORTO CON GLI ALTRI CANI – La nuova esistenza di Banjo ovviamente non si limita alle quattro mura ma anche alla nuova vita al parchetto. Qui le cose si fanno ancora più complesse. Dopo un iniziale momento di diffidenza il cane inizia a trovare confidenza con gli altri cani anche se inconsciamente prova ancora un sentimento di paura e diffidenza. A differenza di quanto accade in casa però il mondo esterno rappresenta per lui una realtà tutta da scoprire attraverso l’olfatto. Si può dire che ogni cosa sia illuminata per lui e meritevole di attenzione. In fondo parliamo pur sempre di un cane appena nato nonostante abbia due anni e mezzo.

IL GIOCO DEL PREDATORE – Ciò lo porta, attraverso il gioco, a comportarsi come un cucciolo. Annusa ovunque, anche in casa, e spesso si trova a “predare” piccoli oggetti sul pavimento o pezzi di pane recuperati di soppiatto in cucina. La famiglia poi, sapendo che il cane avrebbe avuto difficoltà a vivere in un appartamento, ha provato a fargli passare i primi giorni nella loro tenuta di campagna in mezzo al verde, agli odori ed al sole. Successivamente si è scelto di portarlo a casa e nonostante lo shock si sta via via tranquillizzando ed abituando alla vita della famiglia.

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