La vita rubata delle donne indiane

Alla luce dei recenti casi di violenza e delle vecchie storie che hanno fatto dell’Indiail paese degli stupri“, si esamina il ruolo della figura femminile in una società che le disprezza, le umilia, le violenta e le rapisce.

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IL CASO – La ragazza dell’autobus è morta. La ragazza indiana dell’autobus di New Delhi è stata violentata e picchiata brutalmente e dopo dieci giorni di agonia ha chiuso gli occhi. I tre che l’hanno violentata si sono dichiarati non colpevoli. Mukesh Singh, Akshay Thakur sono due dei cinque uomini che l’hanno ridotta in fin di vita, a loro si aggiunge l’autista del mezzo Ram Singh, che tramite il suo avvocato si dice innocente. Il legale ha detto “Chi ha commesso questo atroce crimine deve essere punito, ma i miei clienti non sono i veri colpevoli” ha dichiarato M.L. Sharma, che difende anche gli altri due imputati. Il caso della studentessa non è l’ultimo perché poche ore dopo sono arrivate altre notizie agghiaccianti. Alle storie di violenze e abusi, si aggiunge il filone delle donne rapite.

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LE DONNE RAPITE – “Quanti anni hai? Come sei arrivata qui” “Quattordici” risponde la ragazzina alla polizia, affermando di essere stata rapita. Arriva una donna anziana che spiega di aver dato dei soldi per ottenere Rukhsana e che lei ha almeno diciannove anni, gli agenti la portano la via e l’anziana le strappa gli orecchini “Sono miei questi!”. Fino all’anno scorso Rukhsana viveva con i genitori e i due fratelli più piccoli in un villaggio al confine con il Bangladesh ma un giorno sono arrivati tre uomini che l’hanno caricata in macchina: “Mi hanno minacciato con un coltello, dicevano che mi avrebbero fatto a pezzi” ha raccontato alla BBC. Dal giorno del rapimento, la ragazzina ha viaggiato su autobus e treni finché non è stata venduta a una famiglia di quattro persone, madre e tre figli. L’hanno rinchiusa in casa per un anno e la ragazzina ha raccontato di essere stata picchiata e violentata dal più grande dei tre figli che si faceva chiamare “marito”.

L’ORRORE – Rukhsana è una delle decine di migliaia di ragazze che ogni scompaiono in India. Gli uomini le vendono per darlo in pasto alla prostituzione, alla schiavitù dei lavori domestici e in più le obbligano a matrimoni. Una conseguenza della tratta sessuale è l’aumento dei casi di aborto che mina la salute delle donne. “Non abbiamo abbastanza femmine qui” ha detto la donna che ha comprato Rukhsana e ancora “Ho pagato per averla!”. Non c’è una statistica ufficiale sulla tratta delle ragazzine oggetto ma gli attivisti segnalano un aumento. “Gli uomini sono frustrati perché non trovano le donne” ha riferito l’attivista Rishi Kant, che lavora in un’associazione per i diritti delle donne. Secondo una stima, quasi 35.000 bambini sono stati dati per dispersi in India nel 2011, la polizia sostiene che le segnalazioni siano solo il 30% rispetto alla realtà.

LA SITUAZIONE – Il Washington Post rivela una società in cui gli stupri e le violenze ai danni delle donne sono all’ordine del giorno, non a caso la BBC ha calcolato che India c’è uno stupro ogni venti minuti circa. “Gli uomini non rispettano le donne e le trattano  come zerbini” ha detto l’attivista Suneeta Tyagi. “La maggior parte non ha né un lavoro, né istruzione. Quando gli uomini non hanno una donna, la frustrazione cresce e si trasforma in crimine”. La regolarità degli stupri e i termini della violenza evidenziano la disparità in termini di ruolo tradizionale, la disuguaglianza è evidente, la barbaria normale. “I ragazzi sentono di poter fare quello che vogliono. Tutto quello che vogliono” ha riferito Jagmati Sangwan di un’associazione per i diritti delle donne. Il cambiamento da fare richiede coraggio e impegno perché la violenza è chiaramente radicata nella mentalità maschile indiana che relega alla donna il valore dell’inutilità.

 

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