Il gay che non può ricevere la pensione del compagno: “Senza unioni civili non esisto””

Il disegno di legge sulle Unioni Civili continua il suo cammino; il presidente del Consiglio Matteo Renzi vorrebbe portare a casa la legge prima delle elezioni amministrative e comunali 2016, nonostante gli spazi di trattativa e di mediazione con le forze politiche meno disposte a votare il testo (dentro e fuori la maggioranza di governo) non siano cambiati: il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, continua a non avere alcuna intenzione di sostenere i nuovi diritti per gli omosessuali. E anche dalle parti del Partito Democratico si potrebbe porre il tema della libertà di coscienza.

UNIONI CIVILI, IL GAY CHE NON PUÒ RICEVERE LA PENSIONE DEL COMPAGNO MORTO

Che Renzi è pronto a lasciare ai suoi parlamentari, pur di portare a casa la riforma: anche perché la storia che oggi racconta la Stampa è proprio di quelle che colpiscono il presidente del Consiglio.

«Io non esisto: né per le istituzioni né per la legge italiana». E’ la semplice e crudele verità della burocrazia che brucia sulla pelle delle persone come Daniel Agostino, 57 anni, italo- argentino, gay. Quattro anni fa il suo compagno si è suicidato. Avevano vissuto assieme per 26 anni, in una casa di campagna in provincia di Potenza. Il giorno del funerale, due ore dopo la fine delle esequie, i parenti si sono presentati da Daniel: «Per cacciarmi da casa mia e chiedermi tutto, proprietà, macchina, bancomat ». Il conto era intestato al suo compagno, la casa pure. Un anno dopo, la famiglia ha rinunciato all’eredità sulla quale pendeva ancora il mutuo e Daniel è potuto rimanere dov’era, in una casa che oggi come oggi non ha proprietari: «Ma sono alla bontà di Dio – racconta – perché ho perso il lavoro e non posso ricevere la pensione di reversibilità perché sono omosessuale, perché non sono nessuno».

 

Oltre alla stepchild adoption, nel ddl Cirinnà la pensione di reversibilità è uno dei capisaldi: e proprio uno dei capisaldi che il centrodestra di governo (e di opposizione è pronto a contestare), facendo leva sull’argomento dei costi.

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L’estensione della reversibilità alle coppie gay è uno delle ragioni del no di Ncd alla legge. Nei mesi scorsi, fu il leader del partito in persona, Angelino Alfano, a sparare una cifra, 40 miliardi, come costo totale per le unioni civili. Una stima smentita dal Tesoro e poi da uno studio de lavoce.info, il sito che ha tra i fondatori il presidente dell’Inps Tito Boeri, il quale con una proiezione a 15 anni e basandosi sullo scenario francese, ha previsto un impatto economico per l’ente previdenziale, della pensione trasferita ai superstiti delle coppie gay, di un milione di euro l’anno a regime dal 2030. Numeri marginali per il bilancio di uno Stato. Eppure c’è chi, come il presidente della Commissione Lavoro al Senato, il centrista Maurizio Sacconi, potrebbe tornare alla carica sugli emendamenti, magari spalleggiato da Renato Brunetta, il capogruppo di Forza Italia alla Camera, disposto a concedere più diritti «ma a costo zero». Sacconi è il teorico di un’argomentazione antropologico- finanziaria: considera «sottovalutato» il peso economico e sballate le previsioni perché, limitandole ai prossimi dieci anni, non terrebbero conto degli effetti a più lungo termine, «quando si entra nella fase fisiologica dei decessi»

 

 

Per i proponenti (ovvero Monica Cirinnà, senatrice del Partito Democratico), però, sulla natura del testo non si transige.

[Senza la reversibilità della pensione] «tutto crollerebbe e non verrebbe sanato uno stato di discriminazione ». Il testo estende ogni diritto sociale e previdenziale previsto per gli sposati anche ai gay che si uniranno civilmente

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