Il contratto di schiavitù tra marito e moglie

29/08/2012 di Dario Ferri

Nell’ambito di un processo per i maltrattamenti subiti dal marito, una donna di 31 anni ha provveduto a presentare ai giudici il “contratto di schiavitù” che lei e il suo consorte avevano firmato nel marzo 2004. Con il documento consensuale, composto di due fogli dattiloscritti, la signora si impegnava ad obbedire alla volontà del suo compagno, oggi 41enne gestore di locali.

 

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IL TESTO – Del caso parla Carlo Bellotto sul Mattino di Padova. I due si frequentano dal 2003. Si sposano nel 2006. Si lasciano nel 2011, ma lui continua a cercare la donna, beccandosi poi una denuncia per stalking. L’inchiesta finita sul tavolo del procuratore Sergio Dini è condizionata dall’inusuale contratto sottoscritto. Bellotto riporta il testo:

«Io (c’è il nome della ragazza) in seguito nominata schiava, dichiaro di mia spontanea volontà, di acconsentire ad offrire corpo, mente e tutta me stessa, in schiavitù consensuale a (c’è il nome di lui), in seguito nominato padrone». Articolo 1: «La schiava accetta di obbedire al meglio delle sue possibilità, di concedere se stessa a soddisfare ed esaudire i desideri del suo padrone. La schiava rinuncia al suo diritto di godimento, piacere, eccetto quello concesso dal proprio padrone». Articolo 2: «Il padrone è responsabile della schiava, questo include la sopravvivenza la salute e il benessere psico-fisico. La schiava accetta di informare il padrone su problemi o pericoli in fatto di sicurezza». Articolo 3: «La schiava accetta di mettere a disposizione del padrone il proprio corpo, per essere usato a suo piacimento. Accetta di abbigliarsi, acconciarsi e comportarsi come il padrone pretende». Se durante qualche «gioco » la schiava è in pericolo, la parola «salvavita» è Mario, altrimenti bastano tre colpi con la mano e il padrone «interrompe l’attività, senza punire la schiava». Proseguendo nella lettura dell’atto si legge che «il padrone fornisce gli attrezzi necessari nell’esercitare il dominio, la schiava è responsabile della pulizia e manutenzionedegli stessi». «La schiava accetta di rivolgersi al padrone con il termine di padrone o signore o master e sempre rispettosamente anche fuori dalla sessione vera e propria. Il padrone le fornisce un oggetto che segni simbolicamente l’appartenenza della schiava a se stesso. La schiava accetta di ricevere le punizioni appropriate per ogni infrazioni al presente contratto e si impegna ad accettarle con umiltà, imparando la lezione. Il padrone accetta di non punirla mai quando si trova in stato di tensioneo ira». Si passa poi ai punti dettati dalla schiava: «Il rapporto dev’essere di natura esclusiva, escludendo lo scambio. Sono vietate le pratiche di coprofilia, zoofilia, controllo della respirazione/asfissia, marchiatura a fuoco, attività con armi e in genere che possano produrre danni fisici permanenti».

 

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