Il «coglioni» di Gasparri agli inglesi fa il giro d’Europa

Twittare insultando dev’essere una delle passioni preferite di Maurizio Gasparri visto che il senatore di Forza Italia, vicepresidente dell’assemblea di Palazzo Madama, ha più volte ‘cinguettato’ parole volgari o offensive. L’ultimo caso riguarda il popolo inglese e la partita d’esordio al Mondiale di calcio brasiliano che l’Italia ha disputato due giorni fa contro la Nazionale d’Inghilterra. Dopo il successo degli Azzurri Gasparri si è lasciato andare ad un’esultanza che nulla ha a che fare nè con il decoro istituzionale nè con lo stile e il linguaggio che un rappresentante dei cittadini in Parlamento dovrebbe assumere. «Fa piacere mandare a fare… gli inglesi borioni e coglioni», ha scritto il senatore su Twitter scatenando immediatamente risposte critiche degli altri utenti e catturando perfino l’attenzione della stampa d’oltremanica.

Fa piacere mandare a fare …. gli inglesi, boriosi e coglioni

— Maurizio Gasparri (@gasparripdl) 15 Giugno 2014

Mentre in Italia a Gasparri veniva fatta notare l’inopportunità della sua affermazione, in Inghilterra condannava il tweet il prestigioso quotidiano The Guardian. «Sempre elegante», ha scritto ironicamente qualcuno rispondendo al senatore e commentando il «boriosi e coglioni» agli inglesi. «Che vergogna», ha detto qualche altro. The Guardian intanto spiegava ai suoi lettori: «Gasparri ha usato la parola ‘coglioni’, che letteralamente viene tradotta con ‘testicoli’ ma che viene utilizzata come termine offensivo per definire qualcuno ‘stronzo’ o ‘cazzo’. Ha lasciato poi uno spazio vuoto in cui l’espessione mancante è chiaramente ‘vaffanculo’».

Insomma, il recente tweet non ci fa fare una bella figura agli occhi degli stranieri e si va ad aggiungere a precedenti imbarazzanti exploit del vicepresidente del Senato, come ricorda Wired. Gasparri rivolse un «go home» al presidente americano Barack Obama e al nostro ministro dell’Economia lo scorso anno invece disse: «Perché non te ne vai. Sei al di sotto del livello minimo di capacità». Più che un corso di social networking ci vorrebbe forse un corso di buone maniere.

(Foto copertina: Fabio Cimaglia / LaPresse. Fonte altre immagini: Twitter)