Il catfight tra il Fatto e l’Unità

30/12/2013 di Redazione

Acqua agitate dalle parti dell’Unità. Agitatissime. L’articolo del Fatto che ieri ha sottolineato la presenza nella nuova proprietà del quotidiano fondato da Antonio Gramsci dell’avvocato Maria Claudia Ioannucci, ex senatrice di Forza Italia considerata vicina a Valter Lavitola, ha innescato un tumultuoso botta e risposta tra la redazione del giornale del Pd e i suoi amministratore delegato e socio di maggioranza, e, nello stesso tempo, tra gli stessi manager ed editore e i giornalisti del Fatto.

 

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UNA FORZISTA NELLA PROPRIETÀ – Ad accendere la miccia del vortice di comunicati, in particolare, è stato il pezzo firmato da Marco Lillo secondo il quale la Ioannucci, esperta ammininistrativista eletta a Palazzo Madama nel 2001 ed oggi entrata nella proprietà dell’Unità, sarebbe divenuta consigliere di amministrazione di Poste Italiane dopo l’elezione in Parlamento per intercessione di Lavitola, un’ipotesi poi prontamente smentita dalla diretta interessata. Si leggeva due giorni fa sul Fatto Quotidiano:

«Ho fatto il senatore di Forza Italia, ma mi piace sentire le voci di tutti. Ho acquistato una società per contribuire al salvataggio di un giornale». I lettori dell’Unità potrebbero essere preoccupati nel vedere il 20% del quotidiano fondato da Gramsci che finisce a una ex senatrice di Forza Italia, diventata famosa perché è amica di Lavitola ed è stata con Martinelli a Villa Certosa? «Vorrei evitare di chiederle i danni», azzanna lei, «sono famosa perché sono un bravo avvocato e un professore universitario. Lavitola non è uno dei miei più cari amici. Non ricordo la frase del verbale che mi sta leggendo. Era un mio cliente e poi è nato un rapporto con la sua famiglia. Ero stata nominata già nel Cda delle Poste una volta durante il governo Prodi. Se anche fosse vero che Valter mi ha raccomandata, vuol dire che ha apprezzato l’avvocato. Ai lettori del giornale fondato da Gramsci dica che le ragioni non sono mai tutte da un lato».

I GIORNALISTI CHIEDONO CHIAREZZA – Dalla frecciata al putiferio il passo è stato breve. Il comitato di redazione dell’Unità ha prontamente chiesto al socio di maggioranza Matteo Fago chiarezza sul caso alla nuova proprietà e ha poi censurato il comportamento dell’amministratore delegato. In particolare, i giornalisti del quotidiano vicino al Partito Democratico hanno definito «inconciliabile con la storia e le battaglie della testata la presenza nell’azionariato» della dottoressa Ioannucci e hanno denunciato altresì un danno arrecato all’immagine della testata. Ma non solo. Il cdr ha detto di considerare l’atteggiamento assunto dalla proprietà una «pesante ipoteca su corrette relazioni sindacali»:

Di questa vicenda la rappresentanza sindacale è stata tenuta intenzionalmente all’oscuro, tanto che le ripetute sollecitazioni alla trasparenza sulla compagine azionaria, e in particolare sulla Partecipazioni Editoriali Integrate srl, avanzate all’amministratore delegato sono rimaste senza riscontro.

L’EDITORE ATTACCA IL FATTO… – Gli accusati, dunque, hanno provato a metterci una pezza. Innanzitutto la società Nie spa editrice dell’Unità ha annunciato di aver conferito mandato ai propri legali per la tutelarsi sia in sede civile (per una richiesta di risarcimento) che penale contro il Fatto Quotidiano, considerato responsabile di diffamazione e danno all’immagine. Fago, in particolare, ha sottolineato che il Fatto ha riportato cifre inesatte riguardanti la sua quota di proprietà della società editrice dell’Unità  e ha poi definito «del tutto inaccettabile» il titolo ‘L’Unità da Gramsci a Lavitola’ perché – ha precisato – «non esiste alcuna ipotesi di un passaggio del controllo della società a Lavitola o ad altri». «Per vostra informazione – ha scritto in una lettera al direttore Padellaro – né l’Unità né il sottoscritto hanno mai avuto a che fare con Valter Lavitola come da voi insinuato. Vi diffido pertanto dal fare ulteriori accostamenti, seppur indiretti, tra la mia persona e vicende che sono a me del tutto estranee, riservandomi di procedere per le vie legali per tutelare la mia onorabilità per quanto da voi pubblicato».

…L’AMMINISTRATORE PURE – Infine, l’amministratore delegato di Nie. Fabrizio Meli ha sottolineato che la società Pei (Partecipazioni Editoriali Integrate) controllata da Ioannucci (14% dell’azionariato di Nie) non è nemmeno rappresentata nel cda e che nessun mistero riguarda la proprietà dell’Unità, in quanto le modifiche al controllo societario riguardano solo la Pei. Meli si è poi scagliato contro il Fatto, accusato di un’«ennesima provocazione» scagliata solo per «portare discredito ad un giornale concorrente», e contro quei giornalisti che hanno in passato già lavorato all’Unità «percependo stipendi assai elevati e lasciando deficit altrettanto elevati» negli stessi tempi in cui «i tanto vituperati contributi pubblici erano pari al doppio di quelli attuali». Meli ha quindi ricordato che «gli stessi Antonio Padellaro (direttore del Fatto quotidiano promosso presidente del consiglio di amministrazione della relativa società editrice) e l’ex senatore Furio Colombo sono ancora oggi presenti con una quota nell’azionariato della Chiara srl, società che controlla parte del pacchetto azionario della Nie spa». E aha riposto così al cdr:

Dispiace che il Cdr sia caduto nell’ennesima provocazione del Fatto Quotidiano, interessato non certo alla ‘purezza’ dell’azionariato de l’Unità ma bensì a portare discredito a un giornale concorrente.

Il confronto, interno ed esterno, continua.

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