Il caso Moro

Il caso Moro non esiste. L’assassinio di Moro ha una sua collocazione storica chiarissima, che non si limita all’Italia. Anche Francia e Germania ebbero i loro “Moro”, le vittime eccellenti tra le tante vittime dell’ondata del terrorismo rosso degli anni settanta e ottanta; personaggi certo di statura inferiore a quella del politico italiano, ma perché minore era la portata del fenomeno terroristico. Action Directe (simbolo: stella a cinque punte) fece fuori nel 1986 George Besse, amministratore delegato della Renault; la Rote Armee Fraktion (simbolo: stella a cinque punte) rapì Hanns-Martin Schleyer, presidente della Confindustria tedesca, in un agguato che costò la vita al suo autista e ai tre agenti di scorta, e lo “giustiziò” 43 giorni dopo: successe qualche mese prima del rapimento di Moro da parte delle Brigate Rosse (simbolo: stella a cinque punte). Tuttavia in Francia e in Germania non si è mai fatta dietrologia sui Grandi Vecchi, e questo perché in quei paesi la sinistra già allora era socialdemocratica da decenni, e quindi la distanza che la separava, non solo dalle azioni dei terroristi, ma anche dalla loro visione della storia era così netta da non provocare sensi di colpa. A tutt’oggi in Italia, invece, c’è una grossa parte del popolo di sinistra che vive ancora nel mito: quello della democrazia «incompiuta», della Resistenza tradita, dell’Italia in attesa della vera «liberazione» dal fascismo eterno e dal partito del malaffare. In questo le Brigate Rosse non differivano né dal Pci né dalla sinistra legalitaria e «resistenziale» dei nostri giorni. Questa propaganda aggressiva e pluridecennale servì al Pci per allargare il suo potere reale nel paese e per irretire la Dc. Al momento di raccogliere i frutti del lungo assedio, si accorse che con questo veleno tra le pareti di casa aveva allevate orde di giovanotti che al mito credevano con tutto il cuore, che in tutta coerenza avevano cominciato la lotta di liberazione armata, e che al grande patto col nemico alle corde guardavano come a un sacrilegio. Per il Pci abbracciare e capitanare il partito della fermezza con tanta durezza dopo il rapimento divenne il modo di rimediare al disastro e per raggiungere per altre vie lo scopo prefissato. A tutt’oggi questa storia vera non è ancora stata digerita dalla nostra sinistra, che in tutti gli anfratti e le zone d’ombra del caso Moro cerca ancora disperatamente, compulsivamente, quasi per una necessità biologica, la traccia miracolosa del grande complotto contro i valorosi comunisti, i soli veri democratici di quegli anni. E’ questo, naturalmente, il vero e ultra-patetico «caso Moro».

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