Otto anni in tribunale per aver scritto «Ti amo» su un muro

31/10/2017 di Redazione

Può un uomo trascorrere otto anni nei corridoi dei tribunali per aver scritto «Ti amo» sul muro di una scuola? La storia di Ignazio Crivello, 27 anni, pugile professionista di Bagheria, in provincia di Palermo, è emblematica di come funzioni un certo tipo di giustizia in Italia. In un primo tempo è stato indagato, ora – invece – è imputato per aver imbrattato un muro pubblico. Dopo otto anni, però, il reato è stato prescritto.

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IGNAZIO CRIVELLO, LA STORIA

La vicenda risale a inizio 2011. Crivello, che all’epoca aveva 2o anni e si era fatto trascinare dalla passione nei confronti di una ragazza, aveva scritto la frase sul muro e si era fermato. Non contento, aveva iniziato a bersagliare la stessa ragazza con messaggi d’amore al cellulare che, tuttavia, erano subito sembrati inopportuni. La ragazza, infatti, lo aveva anche querelato per questo, salvo poi ritirare la denuncia.

IGNAZIO CRIVELLO, LA SUA DIFESA E QUELLA DELL’AVVOCATO

Il reato, però, è perseguibile d’ufficio e, pertanto, la vicenda giudiziaria è andata avanti. Il pugile si è sempre difeso e ha sottolineato come la ragazza, in realtà, fosse disponibile a una relazione d’amore: «Lei mi voleva –  ha raccontato il pugile ai microfoni di Repubblica Palermo – erano i suoi genitori a ostacolare la nostra unione. Ma quello che ho fatto non lo rifarei».

Ora Crivello ha una moglie e due figli, ma la vicenda non è stata ancora completamente risolta.  «Il mio assistito – ha detto Giuseppe Piazza, il legale del giovane – nel 2011 ha ricevuto un decreto penale. Ci siamo opposti. Poi il silenzio e dopo anni è stato rinviato a giudizio l’anno scorso ma il reato è prescritto». Una storia incredibile che ha anche condizionato la carriera del pugile professionista: a causa di questa vicenda, infatti, non ha mai potuto accedere a gruppi sportivi delle forze dell’ordine. Una beffa.

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