I migranti continueranno ad arrivare nei prossimi decenni

L’Europa deve abituarsi all’idea che l’afflusso d’immigrati e rifugiati è una realtà permanente e capire come valorizzarlo, anche perché la sua economia non può farne a meno e non c’è modo di fermarlo davvero.

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ANSA/FRANCESCO ZIZOLA-MEDICI SENZA FRONTIERE

MASSE DI MIGRANTI ASPETTANO DI PARTIRE –

Potrebbe andar peggio, come spiega al Corriere  Tana de Zulueta, presidente del Comitato italiano per l’Agenzia Onu dei rifugiati palestinesi con una lunga esperienza in missioni Osce e Ue, «metà degli 11 milioni di sfollati siriani ha già lasciato il Paese, gli altri sono pronti a seguirli, in un contesto regionale dove a conflitti dichiarati si aggiungono tensioni sotterranee, ad esempio in Libano, che riemergendo farebbero esplodere la polveriera mediorientale».

MAI TANTI TUTTI INSIEME –

Secondo il commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos è la più grave crisi di rifugiati dalla Seconda guerra mondiale, un fenomeno che secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni non si arresterà prima del 2050, quando la popolazione mondiale si assesterà sui 9-10 miliardi di persone. Fino ad allora l’Europa, epicentro del terremoto dell’estate 2015, dovrà affrontare una serie di aggiustamenti normativi e culturali, dalla revisione delle regole sul diritto d’asilo fino all’elaborazione di una strategia complessiva per affrontare scenari geopolitici sempre più fluidi. Nei prossimi mesi si prevede che dalla rotta balcanica passeranno circa 3 mila persone al giorno. Sul fronte mediterraneo l’ultimo bilancio, aggiornato ieri dall’Alto commissariato ONU per i rifugiati, è di oltre 300 mila persone che hanno preso il mare per l’Europa dall’inizio del 2015. Circa 2.500 sono morti o dispersi nel tentativo, ma solo in Siria ci sono oltre 5 milioni di sfollati interni, molti dei quali aspettano un’occasione per partire.

L’UNIONE EUROPEA IN ORDINE SPARSO –

Un fenomeno che l’Unione affronta ancora in ordine sparso, con i paesi più esposti che devono anche gestire anche l’allarme sociale alimentato dalle destre populiste e per questo scelgono la linea dura, come nel Regno Unito e in Francia che hanno stretto un patto di sicurezza sulla Manica. Diverso l’atteggiamento della Germania, che quest’anno aspetta il record di 800 mila richieste d’asilo e ha sospeso l’applicazione del regolamento di Dublino rifiutando di rimandare indietro i profughi siriani. La Ue ha triplicato i fondi per le missioni nel Mediterraneo (da ottobre la Eunavfor Med potrebbe essere autorizzata ad arrestare i trafficanti in mare), ha previsto finanziamenti supplementari per i Paesi di primo accesso come l’Italia, l’Ungheria e la Grecia in crisi politica, e ha elaborato un’Agenda immigrazione per redistribuire i migranti secondo criteri più equi in una logica che dovrebbe unire «responsabilità» e «solidarietà» Ma i ministri degli Interni hanno raggiunto un accordo di massima per la ripartizione di circa 32 mila persone in due anni, una goccia nel mare degli arrivi.

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I CRIMINALI NE APPROFITTANO –

Collaborano tra loro invece i criminali che approfittano della situazione, dagli scafisti ai passeur senza scrupoli che fanno dei corpi dei migranti un’occasione di lucro, anche sulle rotte terrestri: «Controllano due terzi del traffico di migranti — dice Marko Nicovic, ex capo della polizia serba —, l’altro terzo è gestito da piccole organizzazioni locali». Dopo la droga, le armi e la prostituzione, gli immigrati sono il quarto business più redditizio dell’area. In assoluto, il meno rischioso: nessun Paese interessato alla rotta balcanica ha mai introdotto il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e dalla Turchia alla Grecia, dalla Macedonia alla Serbia, dalla Bulgaria all’Ungheria le pene sono pesanti solo se il carico umano muore. Altrimenti, ce la si cava col ritiro della patente o tre mesi di carcere, spesso evitabili con una cauzione di mille euro: meno di quel che paga un migrante.Le polizie europee conoscono i nomi dei grandi clan che si dividono il traffico, elenca Nicovic: «I turchi Karakafa a Istanbul, i bulgari Plamenov tra Sofia e Dimitrovgrad, i Thaci kosovari e gli albanesi di Durazzo che si sono spostati in Macedonia, i russi di Semion Moglievich in Ungheria, i montenegrini che sono venuti a Belgrado perché contrabbandare sigarette in Puglia non rende quanto un camion d’afghani in Ungheria… Per colpire questa gente, ci serve più personale: noi abbiamo solo trenta poliziotti in tutta la Serbia, e solo cinque che conoscono l’arabo, per controllare 100 mila migranti. Ci vorrebbe anche un coordinamento fra polizie che non c’è mai stato: finora, che importava ai serbi di chi sbarcava a Lampedusa? O agli spagnoli di chi entrava in Macedonia?». La corruzione: nel prezzo del passaggio è spesso compresa la mazzetta a doganieri bulgari o serbi che guadagnano 500 euro al mese e «più è grande il gruppo, più sale il prezzo: 500 euro per dieci persone».

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