I Medici: quando la Rai si traveste da HBO e conquista tutti – RECENSIONE

I MEDICI –

Forse aiuta avere un approccio distratto alla serie tv in 8 puntate I Medici. Tempo fa, quando ne sentii parlare, pensai a un nuovo medical drama in ritardo patetico rispetto ai modelli americani. Poi, scoperto l’arcano e venuto a conoscenza che fosse un racconto a puntate dell’epopea della famiglia Medici, luce e ombra della Firenze faro di cultura, civiltà e commercio del XV secolo, ho pensato a una copia conforme dei Borgia ma edulcorata per il pubblico di Rai1, vista la produzione filoecclesiastica Lux Vide. Bene, sbagliavo alla grande.

I MEDICI, TRAMA –

Siamo nel 1429: Firenze attende ancora la cupola del Brunelleschi (interpretato da Alessandro Preziosi) e di trovare un posto nella geografia politica ed economica del mondo conosciuto che crede di meritare, divisa tra guerre locali e ambizioni altissime, come se non più di quel Duomo attorno a cui si svolge il racconto. I Medici detengono la banca più potente – e già qui, la metafora con la contemporaneità è coraggiosa e potente – e un carisma non comune, difficile però da portare a frutto nella confusione di Poteri forti e uomini deboli. Tra loro c’è il giovane Cosimo de’ Medici (Richard Madden, aiutato non poco dal buon doppiaggio di Lino Guanciale): maestro di diplomazia e determinazione, sentimentale e idealista almeno quanto sa essere cinico e (quasi) baro, una sorta di Lincoln che sa percorrere le vie del denaro e della politica con spregiudicata intelligenza. Personaggio realmente esistito e noto per la capacità di essere il “re” di Firenze senza il bisogno di occupare posti di rilievo nel governo della città, per almeno 30 anni, passando persino per un esilio e regalando, con prezzi alti soprattutto per se stesso, il Rinascimento alla Toscana e al mondo (a chi pensa invece a Lorenzo De’ Medici, può godersi la bella faccia di Stuart Martin, comprimario molto sexy). Chiesa, guerre, arte, amori appassionati, morale pubblica e privata, ovviamente politica: un incrocio all’italiana – ma con un cast internazionale e una produzione ambiziosissima targata appunto Rai Fiction e Lux Vide – tra Game of Thrones e House of Cards. Per il pubblico di Rai1, ovvio, che però si vede una Miriam Leone versione 1992 – tanto brava quanto hot – e persino l’allusione a un amore omosessuale (due uomini nudi, a letto, svegliati dal protagonista e terrorizzati dalla condanna a morte per sodomia).

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I MEDICI, IL CAST –

E’ indubbio che la forza de “I Medici” alberghi innanzitutto nel suo cast internazionale, ben calibrato. Se l’applausometro ormonale dei social elegge a idolo assoluto il belloccio Richard Madden – sguardo assassino e fascino discreto -, noi non possiamo che apprezzare il suo lato oscuro e fedelissimo, Marco Bello, interpretato da quell’attore straordinario e pieno di talento che è Guido Caprino. Funzionale alla trama e al ruolo è un Dustin Hoffman efficace, patriarca senza scrupoli e apparentemente senza emozioni, sia pure imbolsito e ingrassato, mentre continua l’ascesa inarrestabile di Miriam Leone, la lavandaia Bianca che rappresenta, forse, l’unico lato debole di Cosimo, che solo con lei e con la cupola del Brunelleschi mostra una sensibilità che nel commercio e nella politica perde senza troppi rimpianti. Se attendiamo di giudicare la Maddalena di Sarah Felberbaum (amante del protagonista), possiamo già dirci incuriositi dalla moglie (fedele o spia?) Annabel Scholey. E già qui troviamo una differenza rispetto alle abitudini della fiction tricolore: colpiscono per la loro bellezza gli uomini, meno tridimensionali di figure femminili che si annunciano molto interessanti.

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I MEDICI, LA RECENSIONE –

L’esame delle prime due puntate andate in onda in prima mondiale il 18 ottobre 2016 è passato a pieni voti. Per la produzione notevole per quantità e qualità, per la capacità di unire, nel racconto, le esigenze generaliste di un pubblico troppo vasto per la seriali di nicchia di satellite e pay-tv varie, con quelle di una narrazione catodica evoluta, fuori dagli schemi antiquatissimi Rai, morali, moralisti e non di rado fuori dal mondo reale. Sembra incredibile ma è un racconto di sei secoli fa a far tornare moderno il servizio pubblico, che in questa produzione ambiziosa unisce la migliore tradizione dei grandi sceneggiati anni ’70 – quelli rivoluzionari nei contenuti e nella forma, da Gregoretti in su – con un’estetica e un’etica figlie dell’attuale nouvelle vague del piccolo schermo. Complotti e amori, guerre e faide, si innestano in un’Italia poi non così diversa dall’attuale, con una famiglia di banchieri a tenere in mano i destini di tutti. E con la Peste in agguato, a trasformare il successo in tragedia. I dialoghi sono agili e solenni, forse a volte troppo didascalici – come alcuni sprazzi delle interpretazioni, in particolare degli italiani -, ma lontani anni luce dalla banalità stereotipata targata Rai. Così come la scrittura, che sfrutta schemi eterni (cos’è Madden se non l’Al Pacino de Il Padrino, boss per dovere più che per vocazione?). La luce e il colore delle immagini, pompate da un 4K ambizioso, a volte “smarmella” ma ti porta immediatamente in un immaginario diverso, anche grazie alla regia di Sergio Mimica-Gezzan, cineasta croato di nascita e americano d’adozione che porta a casa la pagnotta sia pur senza sprecarsi in coraggio. Ma le professionalità tecniche e artistiche sono di prim’ordine: basterebbe sentire la sigla di Skin (Renaissance, non a caso), il lavoro di Buonvino, i costumi di Lai.

La Rai, ieri, si è forse prodotta in una terza via della serialità televisiva. Né di massa, né di nicchia, né House of Cards, né Don Matteo. E nel suo piccolo prova a farsi HBO europea, coniugando share (un 30% clamoroso, se si valuta il fatto che la Juventus in Champions fosse in chiaro). A chi dice che il cavallo di Piazza Mazzini rimane immobile, diciamo di non guardare la statua, ma I Medici. Facendogli un favore: non paragonatelo a The Young Pope, esperimento straordinario e unico. Altra classe, quella, ma siamo in due campionati diversi.

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