Cosa sono i controlli sui movimenti di capitale

Controlli sui movimenti di capitale

, la crisi finanziaria della Grecia e il massiccio ritiro dai depositi bancari ellenici ha rafforzato l’ipotesi di introdurre questa misura necessaria alla stabilizzazione di un’economia in grave difficoltà. La libertà di movimento dei capitali è uno dei pilastri dell’Europa unita, ma a Cipro i controlli, inclusivi del blocco dei conti correnti, sono già stati sperimentati per evitare il collasso finanziario di un Paese in crisi da debito sovrano. In caso di intesa con l’Europa, come apparso possibile nel Vertice euro di ieri, la Grecia di Alexis Tsipras dovrebbe evitare l’adozione di questa misura.

    • Controlli sui movimenti di capitale, a cosa servono in Grecia
      I controlli sui movimenti di capitali hanno l’obiettivo di impedire che venga ritirata una grande quantità di denaro da un Paese, visti i pericoli per la stabilità economica di un imponente deflusso. Questo scenario si sta verificando in Grecia: negli ultimi sette mesi i cittadini hanno ritirato 45 miliardi dalle banche, che dall’inizio della crisi hanno però quasi la metà dei loro depositi. Gli istituti di credito rischiano di collassare, e al momento le banche greche si reggono solo grazie alla liquidità emergenziale fornita dalla Bce. Il crollo degli istituti di credito è uno degli scenari peggiori per l’economia, visto che le imprese non ricevono più prestiti e non possono fare più investimenti. I controlli sui movimenti di capitale sono introdotti per impedire un crollo del sistema finanziario, e all’interno della Bce così come dell’Eurogruppo è diffusa l’opinione secondo cui in Grecia si dovrebbe adottare questa misura. I controlli sui movimenti di capitali possono essere introdotti anche per evitare un afflusso eccessivo, che spinga a una rivalutazione dannosa di una moneta. Nella fase più acuta dell’eurocrisi, l’autunno del 2011, la Svizzera pensò ad adottarli, anche se poi preferì stabilire un valore fisso del franco svizzero all’euro, poi tolto visto l’eccessivo dispendio di risorse della Banca nazionale elvetica per sostenerlo.

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  • Controlli sui movimenti di capitale, come funzionano
    Il movimento dei capitali può essere limitato in diversi modi. Uno di questi è un controllo indiretto, posto attraverso una maggiore tassazione sui flussi di denaro verso l’estero. I controlli sui movimenti di capitale possono essere effettuati attraverso un gruppo di misure, come limiti sui prelievi ai bancomat e agli sportelli, il divieto dei prelievi, il congelamento delle attività sui conti correnti, la chiusura degli sportelli bancari. I versamenti all’estero di grandi quantità devono essere approvati dall’istituto centrale. Un’altra possibilità è un tasso di cambio obbligatorio con cui convertire monete estere. I controlli alle frontiere viene rafforzato, per impedire che si porti denaro contante all’estero.
  • Controlli sui movimenti di capitale, la base giuridica
    All’interno dell’Unione europea i controlli sui movimenti di capitale sono in realtà vietati dalla normativa comunitaria. La libertà di movimento di capitale è uno dei quattro pilastri del mercato unico europeo, assieme alla libertà di movimento di merci, persone, e dei servizi. L’articolo 63 del Trattato sul funzionamento dell’UE afferma come

    Nell’ambito delle disposizioni previste dal presente capo sono vietate tutte le restrizioni ai movimenti di capitali tra Stati membri, nonché tra Stati membri e paesi terzi.

    L’articolo 66 del Tfue introduce però una clausola agli stessi. Il controllo sui movimenti di capitale può essere proposto in circostanze eccezionali dalla Commissione, e approvato dal Consiglio dell’UE, che deve tenere in considerazione il parere della Banca centrale europea.

    Qualora, in circostanze eccezionali, i movimenti di capitali provenienti da paesi terzi o ad essi diretti causino o minaccino di causare difficoltà gravi per il funzionamento dell’Unione economica e monetaria, il Consiglio, su proposta della Commissione e previa consultazione della Banca centrale europea, può prendere nei confronti di paesi terzi, e se strettamente necessarie, misure di salvaguardia di durata limitata, per un periodo non superiore a sei mesi.

  • Controlli sui movimenti di capitale, i precedenti
    In eurozona c’è già stato un precedente. Cipro ha introdotto controlli ai movimenti di capitale nel 2013, quando fu costretto a chiudere la seconda banca del Paese. Le restrizioni ai prelievi sui bancomat hanno creato molti disagi alla popolazione, e con il mitigarsi della crisi sono state allentate.

Photocredit: LOUISA GOULIAMAKI/AFP/Getty Images

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