I bambini del Congo muoiono in miniera

27/06/2013 di Mazzetta

Il Congo è stato definito uno scandalo geologico per la ricchezza del suo sottosuolo, che è stata anche la dannazione della sua popolazione, che da sempre muore giovane e che negli ultimi anni è spinta in massa verso il lavoro in miniera.

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L’ARRIVO DEI CIVILIZZATORI – Non ci sono molte cronache dal Congo prima dell’arrivo degli europei, ma è certo che i suoi abitanti avessero una complessa organizzazione sociale e si dividessero in regni e in tribù e che nessuno facesse la fame, il cuore dell’Africa nera non ha mai visto le carestie che hanno piagato tante zone dell’Africa subsahariana. Per gli europei dell’epoca, gli inviati commerciali di re Leopoldo II del Belgio, la ricchezza del Congo all’epoca era rappresentata dalla gomma e dall’avorio e per impadronirsene ridussero in schiavitù buona parte della popolazione. Non servivano grandi tecnologie, ma la collaborazione della popolazione locale, che in teoria era stata “affidata” a Leopoldo per essere “civilizzata” e protetta dagli schiavisti.

L’OLOCAUSTO CONGOLESE – Il risultato fu che per far lavorare i “torpidi negri” che non vedevano proprio l’interesse a raccogliere la gomma in cambio di nulla o a portare i carichi per i bianchi lungo il fiume Congo fino al mare. Così per incentivarli i bianchi selezionarono e armarono i più bellicosi e li istruirono a sequestrare le famiglie di quelli che dovevano lavorare. Per mantenere alto il tono del lavoro escogitarono poi un sistema per il quale se i genitori non lavoravano a sufficienza la loro prole veniva amputata, una, due, tre volte. Molto peggio della schiavitù. La storia dice che in pochi anni gli uomini di Leopoldo dimezzarono la popolazione di quella che oggi è la Repubblica Democratica del Congo, 10 milioni di morti e l’importazione di una civiltà del tutto aliena a quei luoghi, ma ben poco civilizzante.

IL TUTORE POST-COLONIALE – Le foto degli amputatini indignarono le opinioni pubbliche e il Belgio prese in carico la colonia, estromettendo formalmente il re, ma lasciando che rimanesse il dominio di quella che oggi è conosciuta come la Societé General du Belgique, vero arbitro coloniale del paese fino alla decolonizzazione. Esattamente un secolo da quegli anni bui il Congo è ritornato il cuore di tenebra dell’Africa, quello che impressionò così tanto Conrad. Il crollo del regime di Mobutu ha aperto un vuoto di potere che non è stato più colmato e che, su tutto, ha provocato prima una guerra che ha lasciato sul terreno 5 milioni di morti e poi il collasso dello stato e l’evaporazione delle frontiere. Mobutu Sese Seko Kuku Ngbendu Wa Zabanga ( “Mobutu il guerriero che va di vittoria in vittoria senza che nessuno possa fermarlo” ) nato più modestamente  Joseph-Désiré Mobutuera stato per oltre 30 il garante del fatto che che il paese non sarebbe entrato nell’orbita sovietica e tanto gli era bastato per governare incontrastato concedendosi anche alcune bizzarie, come rinominare il paese in Zaire e guadagnare al suo governo il nome di cleptocrazia.

DOPO LA CLEPTOCRAZIA – Nel Congo moderno la ricchezza non è rappresentata dall’avorio e dalla gomma, ma dal legname delle grandi foreste e dalle ricchezze del sottosuolo. Morto nel 1997 dopo che il suo regime nell’ultimo decennio era diventato un paria e che era stato costretto a insediare una specie di parlamento. La sua lunga agonia portò alla prima guerra mondiale africana, con il paese acefalo prima invaso dai ruandesi e poi teatro di una guerra spaventosa che provocherà orrori indicibili e milioni di morti, una guerra alimentata dalle “young mines”, società minerarie relativamente giovani che volevano l’accesso a ricchezze fino ad allora attinte solo dalle grandi corporation minerarie, la maggior parte delle quali era nel paese quando ancora era una colonia belga.

KABILA E KABILA – Quando la guerra finì, a Kinshasa, la grande metropoli sul fiume Congo, il vincitore risultò Laurent-Désiré Kabila, che però durò poco, visto che la sua idea di ringraziare i ruandesi e di rimandarli a casa fu accolta male e fu ucciso. Un incidente che però non poteva turbare il delicato lavoro per costruire gli equilibri necessari a rimettere in piedi il paese, così in un paio di giorni spuntò suo figlio trentenne Joseph, che dal 2001 diventerà così il leader del paese superando di slancio le prove elettorali e godendo del favore di Washington, che aveva tirato le fila della scalata al potere del padre. Purtroppo Kabila e i suoi non sono più capaci degli ultimi governi Mobutu e nonostante in teoria possano attingere a una grande ricchezza, hanno letteralmente lasciato andare in malora quel che restava del paese, perdendo di fatto il controllo di una buona parte. Considerazione ancora più valida per il Nord-Est del paese, che era stato l’epicentro della guerra e che ancora oggi alberga numerosi movimenti e gruppi armati, che da allora non hanno mai smesso le loro attività. Una regione lontana dalla capitale, dalla quale è separata da centinaia di chilometri di monti e foreste che non sono attraversati da alcuna strada

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