«Schiaccia questo, vai dritto in paradiso», storia di un ex kamikaze ora pasticciere a Roma

«Schiaccia questo, non senti nulla e vai dritto in paradiso». Hilal aveva 12 anni quando gli spiegarono come procurarsi in un istante la salvezza eterna. Dieci anni dopo, il giovane afghano racconta la sua storia alla giornalista Flavia Amabile, de La Stampa. Oggi Hilal fa il pasticciere a Roma e spera di ottenere il passaporto italiano.

«Stiamo facendo una guerra contro gli americani, contro tutti quelli che sono contro i musulmani, devi farlo» avevano insistito. «Accettai. Non avevo più una casa, una famiglia, non avevo più nessuno. Ero senza scelta». Venne portato ad Herat, al confine occidentale dell’Afghanistan per farsi saltare in aria. «Mi hanno bendato e mi hanno lasciato lì», racconta oggi ricordando il gomitolo di fili elettrici aggrovigliati sotto i vestiti. «Ho iniziato a tremare. Pensavo che nel giro di cinque minuti sarei morto, sarebbe finito tutto, e non ce l’ho fatta».

Non ha premuto il pulsante”, spiega Flavia Amabile:

Ha rinunciato al paradiso e a dare il suo contributo alla guerra contro gli “infedeli”. Ha preferito l’inferno sulla terra. Un vero inferno: chi rifiuta di farsi saltare in aria va incontro a torture, in alcuni casi anche alla morte. Con Hilal si sono accontentati di picchiarlo e di bruciargli il braccio destro, ma gli hanno offerto ancora due possibilità di guadagnarsi il paradiso. Prima di indossare per la terza volta la cintura esplosiva Hilal è riuscito a fuggire. Su per le montagne più veloce che poteva, senza sapere dove andare. L’ha salvato un uomo che non ha voluto dirgli il suo nome. Mesi di cure finché non è stato in grado di mettersi in viaggio verso l’Europa, lavorando per pagare i passaggi.

Una volta in Italia, Hilal ha seguito il lungo iter per ottenere lo status di rifugiato per chi proviene dai paesi in guerra ed è stato affidato ad una casa-famiglia.

«Abbiamo lavorato per ricucire le sue ferite – racconta Luigi Vittorio Berliri, fondatore della cooperativa Spes contra spem che gestisce l’attività – Oltre alle bruciature esterne c’erano quelle interne su cui dovevamo intervenire: gli abbiamo fatto capire che il mondo degli adulti non è solo quello che ti fa indossare una cintura da kamikaze».

Ma c’è di più. L’associazione Luconlus ha pagato per lui un corso di pasticceria con uno stage di tre mesi in un laboratorio, che poi ha deciso di assumerlo a tempo indeterminato: «Voglio partecipare alle gare con i grandi pasticcieri e diventare un campione». Ce lo auguriamo tutti.

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