Guido Bertolaso fa troppe figuracce e Berlusconi lo affida a una balia | Elezioni Roma 2016

Tempi duri per Guido Bertolaso: il candidato presunto unitario del centrodestra alle Elezioni 2016 nella Capitale è sempre più sotto attacco. Gli unici a difenderlo sembrano essere quelli che meno lo volevano, i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni; la Lega Nord di Matteo Salvini conferma le primarie contro l’ex direttore della Protezione Civile perché, dice il segretario della Lega, il candidato «non tira» e bisogna dare parola ai romani perché si esprimano. Pesano le troppe gaffe di Guido Bertolaso e per questo, si apprende, Silvio Berlusconi in persona avrebbe affidato il suo candidato ad uno “spin doctor”, ad un esperto di comunicazione.

GUIDO BERTOLASO AFFIDATO AD UNO SPIN DOCTOR

Il Messaggero nella cronaca di Roma racconta.

 Da una parte Giorgia Meloni, che lo difende e tiene il punto; dall’altra Matteo Salvini, che continua a frenare ed è pronto scaricarlo già dal prossimo week-end. In mezzo, lui, Guido Bertolaso, il candidato (un po’ dimezzato) del centrodestra. L’ex capo della Protezione civile in attesa dell’«ordalia» di sabato e domenica prossimi ai banchetti della Lega continua a entrare nelle polemiche con una certa scioltezza. Dopo quelle del debutto (su rom, Giachetti e Rutelli) questa volta tocca a L’Aquila. Dice l’ex capo della Protezione civile: «Roma è una città terremotata, bombardata in cui si vive con difficoltà. Chi la ricostituisce? C’è chi fa polemica e chi si è gettato a lavorare. Io ci ho messo la faccia e ho un curriculum, gli altri?». Questione di un attimo. E l’accostamento tra la città abruzzese e la Capitale «terremotata» fa subito scattare la reazione degli aquilani. La comunità romana annuncia che non lo voterà. Le associazioni nate dopo il sisma del 2009 attaccano: «Ma non ti vergogni neanche un po’?». Bertolaso, rinviato a giudizio per omicidio colposo plurimo e lesioni proprio nel processo Grandi rischi bis, prova a difendersi: «Sono orgoglioso di quanto feci a L’Aquila». Silvio Berlusconi però inizia a essere un po’ preoccupato dalle uscite di «Guido» al punto che è pronto ad affiancargli una serie di comunicatori. Domani lo vedrà insieme agli amministratori romani e al coordinatore azzurro Davide Bordoni. «Dobbiamo costruirgli intorno un cordone di sicurezza», scherzano, ma non troppo i forzisti.

 

E Giovanna Vitale sulla Cronaca di Roma di Repubblica dettaglia il caos centrodestra con i timori di Matteo Salvini e le decisioni della Lega organizzate dal commissario laziale Gian  Marco Centinaio: venti banchetti in tutta Roma per “tastare il polso” al candidato del centrodestra.

SEGUI LO SPECIALE: Elezioni Roma 2016

Agli alleati, prima ancora che ai potenziali elettori, sempre meno convinti di aver fatto la scelta giusta. «Il candidato a Roma? Non l’ho capito, non si sa, a me non lo ordina il medico di appoggiare uno che dice certe cose sui rom. Io voglio abbattere i campi nomadi, come fa Bertolaso ad amministrare con la Lega?», ha di nuovo rinnovato i suoi dubbi Matteo Salvini. «Vanno fatte le primarie, così scelgono i romani», ha ribadito alla radio. «Altrove abbiamo trovato una soluzione, a Roma chiediamo aiuto ai cittadini per risolvere il problema». Creato dall’ex capo della Protezione civile, sottolinea il leader del Carroccio, non certo da lui. Per cui è vero che prima di dare la sua disponibilità, Bertolaso parlò «a lungo con Salvini, che mi disse: punto su di te perché noi vogliamo vincere», ricostruisce l’aspirante sindaco. Ma poi è accaduto che, completa il racconto il leader lumbard, lui «ha elogiato Rutelli, un giorno ha detto che i rom sono vittime e un altro ha parlato bene pure del candidato del Pd, che voterebbe». Troppo, per il Carroccio. Che si è perciò smarcato, virando sui banchetti da aprire il prossimo weekend. «Saranno almeno 20 in giro per la città», precisa Gian Marco Centinaio, capogruppo della Lega alla Camera e coordinatore regionale di “Noi con Salvini”. «Ai romani che intendono partecipare verrà dato un foglio con tutti i nomi: da Bertolaso a Rita Dalla Chiesa, da Irene Pivetti a Storace, Rampelli e così via. Lasceremo anche uno spazio vuoto, magari l’idea vincente arriverà da lì». L’intenzione, fanno sapere in Via Bellerio, è sottoporre poi i risultati a Berlusconi e alla Meloni. Persuasi che saranno proprio iromani a bocciare Bertolaso: percepito, secondo i padani, come un personaggio del passato, incapace di incarnare il cambiamento. E così, se la leader di FdI prosegue il suo duello a distanza col fratello- coltello («C’è molta confusione, non capisco perché si continua a perdere tempo facendo questo tiro e molla»), l’ex sottosegretario va dritto per la sua strada. Finendo però per scivolare sulla sua impresa più controversa.

Contro il direttore della Protezione Civile (a processo per i crolli della casa dello Studente proprio nel capoluogo abruzzese) si sono schierati i comitati dei terremotati dell’Aquila dopo che Bertolaso ha definito Roma «una città terremotata»: Bertolaso, hanno detto dal capoluogo abruzzese in una lettera, «ma non ti vergogni neanche un po’?»

Il nostro è un appello ai romani (e a tutta Italia), questi personaggi appartenenti alla classe politica, che si definiscono come “tecnici” o “bipartisan” in realtà nascondono la peggiore politica, quella che da anni antepone l’interesse dei poteri economici che distruggono e speculano sui nostri territori, a quelli delle comunità che li vivono. La candidatura di Bertolaso per l’amministrazione della Capitale si inserisce dunque a pieno titolo in un trend di lungo e rodato corso. La questione è indipendente dall’effettiva vittoria, o anche solo dalla concreta competizione elettorale a cui egli prenderà o meno parte. Anzi, l’appeal bipartisan dell’ex capo del Dipartimento della Protezione Civile è indicativo di un metodo di gestione della cosa pubblica, e delle emergenze in particolare, che ha assunto negli ultimi due decenni una portata sistematica e apparentemente incontestabile nel nostro Paese. Questo metodo si basa, appunto, sulla limitazione temporanea dei diritti civili (e non solo), in contesti in cui l’eccezionalità della situazione (catastrofi naturali, disastri ecologici, grandi eventi, ecc.) viene evocata come condizione sufficiente per un esercizio non convenzionale degli strumenti di controllo, di sicurezza e di repressione a disposizione. La generalizzazione e l’estensione indiscriminata di questo metodo è dunque, senza alcun dubbio, una delle forme attuali, se non la principale, del totalitarismo. In altri tempi esso si presentava con l’aspetto del dittatore e della violenza dichiarata (e per questo, più facilmente identificabile dal punto di vista della lotta politica). Oggi ha la faccia apparentemente innocua del burocrate e dell’operatore di soccorso: in una parola, del tecnocrate – ma la sostanza, non cambia. Bertolaso, ma non ti vergogni neanche un po’?

Share this article