Grottaferrata choc: disabili picchiati e segregati nel “lager”

09/02/2016 di Redazione

Bruttissima storia quella che arriva da Grottaferrata dove alcuni disabili psichici venivano picchiati e segregati in una specie di lager, maltrattati sistematicamente dove dovevano essere aiutati, umiliati e minacciati, derisi da chi doveva essere il loro bastone. Ne parla Il Messaggero in edicola oggi che ripercorre questa storia vergognosa, le cui immagini hanno fatto il giro del paese

LE VIOLENZE SUI DISABILI A GROTTAFERRATA

Ecco il racconto agghiacciante del quotidiano romano

Presi a schiaffi e ginocchiate, segregati in camera e trascinati per i capelli lungo i corridoi del centro di riabilitazione neuropsichiatrico “Villaggio Eugenio Litta” di Grottaferrata, dove spesso erano tenuti nudi, nell’attesa di essere cambiati. E’ l’incubo vissuto da sedici ragazzi disabili tra gli 8 e i 20 anni, di cui cinque minori di 14 anni, affetti da patologie neuro-psichiatriche e motorie. Umiliati, minacciati di morte, offesi e derisi da dieci operatori e assistenti socio sanitari finiti in manette per maltrattamento aggravato. […] «Oggi ti ammazzo, oggi è il tuo ultimo giorno», dice uno degli operatori insieme ad un suo collega ad una ragazzina che chiede loro un palloncino.

Una situazione terribile quella che si sono trovati davanti i carabinieri che hanno fatto irruzione nella struttura di Grottaferrata. Materassi davanti le porte per tenere segregati nelle stanze i malati, minacce, botte e paura. A far partire le indagini è stato lo stesso titolare della struttura, insospettito dalle segnalazioni degli altri volontari e dei parenti, a cui non erano sfuggiti i lividi sui corpi dei loro cari.

Una follia che ha trasformato dieci operatori: sei donne e quattro uomini in orchi. «Te pisto. Hai capito che te pisto». E ancora «sei una zozza», strilla una delle operatrici ad una ragazza, mentre le cambia il pannolino. In una delle scene riprese dalle videocamere si vede un’assistente colpire in testa una paziente con il manico di una scopa e poi continuare ad infierire con un oggetto appuntito, fino a procurarle una ferita alla fronte.

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